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La ‘monnezza’ uccide, «il silenzio pure».

Presentazione del libro solidale “La Valle dell’Eden brucia”.

Denunciava Peppino Impastato negli Anni di Piombo: «la mafia uccide, il silenzio pure». È passato mezzo secolo dalla filippica dell’eroe di Cinisi, da qualche decennio non si registrano più stragi di mafia, ma di sicuro oggi la “monnezza” fa molte più ‘vittime in serie’, stragi d’innocenti, in un modo subdolo e ovattato: una volta la criminalità organizzata e non solo uccidevano con le bombe, ora con la “monnezza”. L’inquinamento delle nostre campagne – da terre Felix e di Lavoro, di fatica, ora dei veleni e “dei fuochi” – sta perpetrando uno sterminio ‘omertoso’, che non lascia scampo: non è concessa un’oasi in questa discarica a cielo aperto che una volta era il Bel Paese – citando il Sommo – «là dove 'l sì suona». In quest’angolo del Globo, in cui il “Volgare Eloquentia” aveva elargito all’umanità il logos, il ‘verbo’ dell’Umanesimo, un vocabolario per le coscienze, per menti e spiriti liberi, oggi rischia di annegare nell’oblio di esistenze ammutolite, nel belato bestiale e confuso delle masse. Per questo, mercoledì 28 maggio, alle ore 20:30, al Foyer Cafè Letterario del Teatro Nuovo di Salerno – via Valerio Laspro, 8 – si cercherà di “bonificare” il silenzio, presupposto necessario per un risanamento delle nostre terre ridotte in cenere, in deserto. All’evento, voluto fortemente da Gianluca De Martino, responsabile del Foyer Cafè, interverranno attivisti e cittadini vigili e sensibili, pronti a rompere quel silenzio insieme al presidente dell’associazione (R)Esistenza anticamorra, dott. Ciro Corona – Cavaliere della Repubblica italiana e premio Borsellino –, e all’autore del libro “La Valle dell’Eden brucia”, Gerardo Magliacano. Un’opera solidale, quella dello scrittore salernitano, che intende “bonificare” assenze e reticenze, per dare voce alla cittadinanza attiva e all’associazionismo che lotta contro un sistema criminale che inquina terre ed esistenze. “La valle dell’Eden brucia” è e vuole essere un’esortazione, una chiamata alle ‘armi’, alle arti, a brandire responsabilità, a sguainare la sacralità della scrittura, di una grammatica del noi, a impugnare ‘parole’, quelle che Carlo Levi definiva “pietre”, e dare inizio a una comune – né prima né ultima – “disobbedienza civile”. È un invito a rompere l’afasia degli uomini onesti – quelli di ‘buona volontà’ – e scagliare il proprio urlo di liberazione dalle ‘malefatte’ dei cosiddetti ‘uomini d’onore’. La ‘lingua’, la favella, la nostra saliva saranno la cura, saranno gli anticorpi: “sputeremo” tutto l’amore che abbiamo in corpo addosso a tutti coloro che hanno inquinato le nostre terre, le nostre vite. E mentre loro speculano sul silenzio, noi congiuntamente doneremo lemmi scritti, parole dialogate, condivise… e la condivisione sarà il mastice, l’amalgama che ci unirà nella comune lotta. Motivo per cui il ricavato dell’opera sarà devoluto alle associazioni, per passare dalle parole ai fatti. Non mancare, le nostre vite dipendono dalla tua favella!

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