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Tempo di Avvento: Domenica I dell'Anno C (2024-25)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo di Avvento: Domenica I dell'Anno C (2024-25)

Introduzione. Geremia annuncia la venuta del giorno del Signore e del Messia; Gesù in Luca profetizza i cataclismi che ci saranno nella Sua seconda venuta; Paolo completa in 1Tessalonicesi i suggerimenti come prepararsi a questo incontro col Signore.

I - Geremia 33.14-16 – (a) Geremia proclama: oracolo del Signore (14), Che annuncia: Ecco, verranno giorni, nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda (14), secondo quanto detto ad Abramo: discendenza numerosa, patria terrena, grande gloria (Gn 12,1-3). Tutto avverrà grazie a un discendente di Davide: In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra (15), agendo secondo la volontà di Dio. E’ il frutto dell'opera del Messia: In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla (16), salvezza e tranquillità, cioè la pace; questo apparirà anche nel nome nuovo di Gerusalemme: sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia (16) cioè Yahweh giusto è all'origine della santità, salvezza e pace. Geremia fa queste promesse per ordine e a nome di Dio, proprio nello stesso periodo, in cui sta preannunciando la distruzione del regno di Gerusalemme e del tempio a causa delle disobbedienze del popolo a Dio. Dio ha realizzato queste promesse per gli ebrei e per tutti gli uomini grazie a Gesù, che annuncerà la buona novella, e col suo esempio e la sua grazia aiuterà i suoi discepoli a camminare sulla via, che porta alla salvezza. Rinnoviamo la nostra fede nella Sua potenza e bontà: Gesù è il Salvatore, di cui celebreremo la venuta in mezzo a noi a Natale. Si tratta della Sua prima venuta, quella di ventuno secoli fa.

II - Luca 21,25-28.34-36 – 1. (a) Gesù preannuncia la sua seconda venuta, stavolta nella gloria, e avverte: Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle (25); Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte (26) e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti (25). Di questi segni parlavano già i profeti quando annunciavano la venuta del (giorno del) Signore, per salvare il Suo popolo e punire i pagani. Di essi Gesù si serve come preannunzio della fine del mondo con la sua venuta gloriosa per giudicare gli uomini, che dovranno comparire davanti al Figlio dell’uomo (36). La venuta di Gesù è certa; i particolari no, perché potrebbe essere linguaggio simbolico. (b) Ecco la reazione degli uomini di fronte a questi grandi sconvolgimenti: angoscia di popoli in ansia (25); gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra (26). La paura e l’angoscia non aiutano a trovare le giuste soluzioni; quel che ci serve è consentire a Dio di tenerci nella sua grazia e amicizia per salvarci e collaborare con Dio per aiutare il prossimo a fare altrettanto. (c) In effetti Allora i presenti vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria (27), cioè verrà e manifesterà la sua potenza divina: salverà i buoni e condannerà i cattivi. Anzi Egli incoraggia i buoni: Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione definiva è vicina (28): essa è sottrazione da ogni schiavitù. quella del diavolo, della mentalità mondana e della carne; l'uomo potrà slanciarsi verso Dio, senza che nessun ostacolo lo rallenti, e potrà stare con Lui in eterno nella felicità perfetta. Impegniamoci a lasciar fare a Dio per essere collocati tra i salvati.

2.  Dobbiamo comparire un giorno davanti a Gesù (36) alla fine del mondo e, prima ancora, alla fine della nostra vita terrena. Gesù esorta: quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso (34), inaspettato. Non conosciamo né l’anno né il mese né il giorno né l’ora: come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti gli uomini che abitano sulla faccia di tutta la terra (35). Gesù invita ancora: per evitare di farvi trovare impreparati, State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano, disperdano, in dissipazioni, perdite di tempo, ubriachezze e affanni della vita (34); inoltre occorre stare ben svegli sempre (36 Vegliate in ogni momento), in ogni momento pregando (36) e facendo la volontà di Dio, perché abbiate la forza di sfuggire ai pericoli e alle insidie in tutto ciò che sta per accadere (36). In sostanza Gesù ci ammonisce perché il giorno della fine del mondo e quello della vita non ci trovino impreparati. Essere pronti significa impegnarsi a fare sempre la volontà di Dio, cioè a osservare i comandamenti e a fare il nostro dovere; egli ci avverte di stare attenti a due cose: evitare di perderci negli affari della vita quotidiana e impegnarci nel rapporto con Dio nella preghiera; applichiamoci specie alla meditazione e all’esame di coscienza, tanto raccomandati dai maestri di vita spirituale. Chiediamo la grazia di prendere finalmente sul serio gli avvisi del Signore.

 III – 1Tessalonicesi 3,12-4,2 - Paolo ricorda che ci sarà una seconda venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi (13), per giudicare gli uomini. Come prepararsi a questo incontro, annunciato da Gesù (Lc 21,25-28.34-36)? L’Apostolo ne ha parlato:  Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù (2); voi avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio e come progredire ancora di più; in realtà così già vi comportate (1). Così Paolo constata con gioia che sono buoni cristiani; ma, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù (1) di perseverare: Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nel cammino spirituale, che è dono di Dio e si concretizza nella pratica della fede - tutto parte da questa virtù - e nell’amore fra voi e verso tutticome sovrabbonda il nostro amore per voi (12). Il fine di questa crescita è rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità al cospetto di Dio, nostro creatore e padrone, che è voluto diventare Dio e Padre nostro (13). (a) Già prima della fine del mondo incontreremo Cristo giudice, alla fine della vita per il giudizio particolare; è indispensabile che, prima di presentarci a Lui, ci sottoponiamo al Suo giudizio nell'esame di coscienza quotidiano e nella confessione personale quindicinale o mensile, per ottenere misericordia da Dio e il perdono per i peccati commessi; queste due pratiche ci tengono molto impegnati per la nostra maturazione personale, anche per le grazie attuali, che si ottengono nella lotta al peccato. (b) La salvezza e la santità sono dono di Dio, che si ottengono da Chi ce li può dare: insistiamo con la preghiera costante e continua, raccomandata da Gesù e riaffermata da S. Paolo e dai Santi per ottenere il dono dell'amicizia stabile col Signore adesso e la salvezza eterna nell'aldilà. (c) Gesù venne; Gesù verrà; Gesù viene di continuo in mezzo a noi, invisibilmente senza segni esterni, ma anche rendendosi visibile per mezzo dei segni, che Egli ci ha rivelati: l’Eucarestia, i Sacramenti, la Parola, l’Assemblea, i Ministri, i Fratelli, specie se bisognosi, il Cuore dell’uomo mediante la fede e la carità. Gesù vi si rende realmente presente e operante per produrre oggi in noi gli stessi effetti della sua presenza e attività di 21 secoli fa: la liberazione dal peccato e la nostra santificazione, ma anche miracoli di guarigione fisica e liberazione degli ossessi.

EUCARESTIA. La valorizzazione di questi incontri col Signore Gesù nei segni della sua presenza, specie nell’Eucarestia, ci fa preparare bene all’incontro col Signore alla fine della nostra vita e a quello della fine del mondo. La fede, la speranza e la carità, sono le virtù, che ci guidano a questi incontri e che noi chiediamo per intercessione di Maria e Giuseppe, che ottimamente si prepararono alla prima e seconda venuta del Signore. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Gesù ci ha annunciato i segni della sua seconda venuta; impariamo a valorizzare i segni della sua venuta intermedia e quelli della sua venuta alla fine della nostra vita. Ogni giorno che passa ci avvicina all’incontro col Signore, e così è per tutti; ogni malattia e sofferenza è richiamo alla nostra fragilità; la morte di circa 140 mila persone al giorno ci avverte, ecc..

2. E’ leggerezza e superficialità preoccuparsi della fine del mondo, che non sappiamo quando si realizzerà, e non occuparsi della fine della nostra vita, che certamente verrà a non lunghissima scadenza; e quanto più siamo avanti negli anni, tante maggiori probabilità ci sono di lasciare presto questo mondo. Ma tutti, anche i giovani, possono morire da un momento all’altro.

3. “Vegliate in ogni momento, pregando…”: se Gesù ci raccomanda questo, saremmo insipienti a non obbedirGli. Poiché ogni istante può portarci sorella morte, ogni momento dobbiamo vegliare, e poiché perseverare nel bene fino alla morte è dono di Dio e non nostro diritto, dobbiamo pregare per ottenere il dono della perseveranza. Prega per noi peccatori…, mostraci dopo questo esilio…

4. Dio vuole realizzare le promesse di bene, fatte all’umanità nella Persona e opera di Gesù. Dio non ci dona qualcosa, ma ci dà Se stesso, che è il massimo dono che ci possiamo aspettare. Il Signore ci liberi dal Maligno e da ogni male e ci dia Se stesso sommo Bene e ogni bene, non per i nostri meriti, ma per i meriti e le preghiere di Gesù e Maria.

5. La fede è l’inizio del cammino verso la salvezza. ma bisogna anche sovrabbondare nell’amore fra noi e verso tutti. Solo la fede e la carità ci rendono graditi a Dio e dev’essere nostro impegno costante crescere in queste virtù, chiedendole come grazie e impegnandoci a fare gli atti corrispondenti a esse. (mons. Francesco Spaduzzi)

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