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Tempo di Quaresima: Domenica III dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com

Tempo di Quaresima: Domenica III dell'Anno C

I - Luca 13,13 9-1. (a) Gesù e gli Apostoli predicano la conversione: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Convertirsi significa cambiare il nostro modo di pensare per assumere quello di Dio, cambiare il cuore per fare nostri i desideri e gli affetti del cuore di Dio, e cambiare modo di agire. Gesù approfitta di un fatto di cronaca per rinnovare l'invito alla conversione. Gli viene riferito che Pilato ha fatto uccidere un gruppo di Galilei, che erano andati al Tempio di Gerusalemme per offrire sacrifici (1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici). L'offerta dei sacrifici era considerato l'atto più sacro e importante della vita religiosa. Secondo la mentalità comune la disgrazia è loro capitata, perché erano più peccatori di tutti i Galilei (2 Prendendo la parola, Gesù disse loro: Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte?). Gesù contesta questa convinzione (3 No, io vi dico), ma avvisa tutti i presenti sulla necessità di lasciare il peccato, per evitare di essere colpiti dai castighi (3 ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo). Gesù conferma questa esortazione con un altro fatto: a Gerusalemme la torre di Siloe cadde su un gruppo di persone e ne ammazzò 18 (4 O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le uccise); egli ripete la domanda di prima (4 credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?); smentisce la credenza che i 18 fossero più colpevoli di tutti gli abitanti della Città (5 No, io vi dico) e ammonisce i presenti che, se non si convertono, periranno tutti (5 ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo). In sostanza Gesù dice che è concezione erronea pensare che la Divina Provvidenza abbia voluto colpire con una disgrazia alcuni in quanto più colpevoli rispetto agli scampati; in realtà tutti hanno bisogno di fare penitenza, per riparare i peccati fatti, e di soddisfare la giustizia divina, per scampare ai castighi che minacciano la nazione e i singoli. Tutto il popolo ebreo è minacciato di rovina se non si converte. In effetti gli Ebrei come popolo rifiuteranno di credere in Gesù Messia e i capi ne otterranno la condanna a morte; dopo 40 anni sarà distrutta Gerusalemme con migliaia di morti e i sopravvissuti venduti schiavi. Anche noi, per i nostri peccati, meritiamo i castighi di Dio; li eviteremo, se ci convertiamo e facciamo penitenza; se no, avremo sofferenze in questo mondo e l'inferno nell'altro.

 2. Gesù ha parlato della necessità della conversione; ora aggiunge una parabola per dirne l'urgenza (6 Diceva anche questa parabola). In una vigna il padrone aveva piantato un albero di fichi, che non produceva frutto (7 Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò), nonostante le cure avute per tre anni. Il padrone ordinò al vignaiolo di tagliarlo (7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque!) perché non sfruttasse inutilmente il terreno (7 Perché deve sfruttare il terreno?). Il vignaiolo propose di aspettare un anno così da curarlo in modo speciale (8 Ma quello gli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime); se, nonostante questo, avesse continuato a non dare frutto, sarebbe stato tagliato (9 Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai). Il Signore si prende cura di ciascuno di noi momento per momento, perché vuole che valorizziamo al massimo il tempo che ci dà; esso è limitato e potrebbe finire da un momento all'altro (cfr. Lc 12,16-21: la parabola del ricco stolto). Riflettiamo: questa potrebbe essere la nostra ultima Quaresima. Mettiamo ordine nella nostra vita, perché dobbiamo rendere conto al Signore su come abbiamo amato Lui per se stesso e Lui nei nostri fratelli. Diamo tempo adeguato all’ascolto della Parola e a più preghiera, al digiuno, alle opere di misericordia.

II - Esodo 3,1-8.13-15 – (a) Mosè stava pascolando presso il Sinai il gregge del suocero Jetro (1); vide un roveto che bruciava ma non si consumava (2 L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava); si incuriosì per il fenomeno inusuale e si avvicinò per verificarlo (3). Ma Dio, che osserva tutto, lo chiamò (4 Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!») e lo fece fermare, avvisandolo che si trovava in un luogo santificato dalla Sua presenza; gli ordinò di togliersi i sandali per rispetto (5); infine gli rivelò che era il Dio dei suoi antenati e del suo popolo (6 E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe»); Mosè per rispetto si prostrò e si coprì il volto, timoroso di guardare verso Dio (6). Dio è santo in modo totale e assoluto; Egli santifica i luoghi e tanto più le persone; il contatto con Dio nel dialogo - l'ascolto della Parola e la nostra risposta di fede e di volontà di osservarla - o in qualsiasi forma di incontro con Lui ci trasmette la santità di Dio, se esso avviene con fede e amore rispettoso. In Quaresima ci giova moltiplicare gli incontri con Dio, ma con più rispetto e attenzione e devozione. (b) Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze (7); perciò scese dal Cielo per liberarlo dalla schiavitù degli egiziani e trasferirlo in una terra nuova e bella, estesa e fertilissima (8 Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele). Dio ci osserva 24 ore su 24 e conosce tutto di noi e di ciascuno nei minimi particolari; vuole che gridiamo a lui per esporgli le nostre sofferenze, non perché non le conosca, ma perché ci giova riconoscere il nostro bisogno e ricorrere a lui per averne l’aiuto. Abbiamo bisogno di Lui nelle nostre immense necessità materiali e spirituali. Siamone coscienti sempre, specie all'inizio della Quaresima. Egli vuole aiutarci in ogni caso nei nostri bisogni spirituali, ma anche in quelli materiali, se giova alla nostra salvezza; vuole darci già ora il perdono dei peccati e la vita divina ed eterna e in futuro il paradiso. (c) Mosè chiese di conoscere il nome di Dio per poter parlare di Lui agli Israeliti (13). Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!» (14), che comprende quattro idee, che esprimiamo in latino: Sum: io esisto; adsum: sono presente qui; sum tecum: sono con te dove sei tu; prosum: sto qui per aiutarti. Dio aggiunse a Mosè di dire agli Israeliti che Yahweh, Colui che è, il Dio degli antenati, gli aveva affidato la missione a loro favore (14 E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”»; cfr. 15), per portarli alla libertà, e questo era il nome con cui voleva essere ricordato (15 Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione). Dio non ha bisogno di un nome particolare per essere ricordato da noi, ma usarlo per il suo ricco significato ci può essere molto utile. Nel NT conosciamo Dio col nome di Padre e Figlio e Spirito Santo.

III - 1Corinzi 10,1-6.10-12 – (a) Paolo ricorda ai cristiani che, per essere graditi a Dio ed essere salvati, non basta fare parte del Popolo eletto e aver fatto l'esperienza della protezione di Dio, ma occorre anche che agiamo secondo la volontà di Dio. Per far capire questi concetti, Paolo ricorda che tutti gli Ebrei, che furono liberati dalla schiavitù del Faraone, videro le 10 piaghe contro gli Egiziani, beneficiarono della presenza di Dio sotto il segno della nube (Es 13,21) e della sua potenza nel passaggio del Mar Rosso (1 Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare; cfr. Es 14,22) - tutti, quindi, ricevettero una specie di battesimo sotto la guida di Mosè con l’acqua del mare e la presenza della nube (2 tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare) -; inoltre tutti si nutrirono della stessa manna (Es 16,4ss), cibo venuto dal cielo (3 tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale); infine tutti bevvero la stessa acqua (4 tutti bevvero la stessa bevanda spirituale; cfr. Es 17,16), e si avvantaggiarono dei tanti miracoli, operati da Dio nel viaggio. Nonostante tutti questi doni di Dio, non tutti gli Ebrei si comportarono in modo da esserGli graditi, e perciò morirono nel deserto (5 Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto; 10 e caddero vittime dello sterminatore; cfr. Nm 14,16ss). In effetti essi desiderarono cose proibite (6 perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono; cfr. Nm 11,4ss) e mormorarono contro Dio e Mosè (10 Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro; cfr. Nm 21,4ss). (b) Questi avvenimenti sono un esempio per noi (6 Ciò avvenne come esempio per noi; 11 Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio) e ci sono stati trasmessi per esortarci (11 e sono state scritte per nostro ammonimento) a evitare i loro peccati, come i desideri cattivi (6) e la mormorazione (10), tanto più perché noi viviamo negli ultimi tempi, che precedono la seconda venuta di Cristo (11 di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi), come giudice di tutti gli uomini. Anche noi abbiamo ricevuto tanti e più importanti doni da Dio: siamo stati liberati dalla schiavitù di Satana per mezzo dell’acqua del Battesimo, che ebbe la sua figura nel passaggio attraverso il Mar Rosso; abbiamo il nostro nutrimento nell’Eucarestia, che fu prefigurata nella manna e nell’acqua, sgorgante dalla roccia, che li accompagnava nei loro spostamenti ed era simbolo di Gesù Cristo (4 bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era il Cristo). Dobbiamo quindi essere vigilanti: nessuno è al riparo dalla tentazione o totalmente sicuro di perseverare nello stato di grazia (12 Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere), che è dono esclusivo di Dio. Prendiamo sul serio i suggerimenti di Paolo: la Parola di Dio dell’AT e soprattutto del NT servono anzitutto a illuminare la nostra intelligenza, per capire la volontà di Dio su di noi, e a muovere la nostra volontà, per farci decidere di metterla in pratica, ma anche a comunicare la forza per passare all’azione. La Quaresima ci aiuta in questo, anche perché ci richiama i sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima ed Eucarestia, per farceli vivere con fedeltà, con l’aiuto della Confessione frequente.

EUCARESTIA. Essa è la presenza più intensa di Gesù – e con lui, del Padre e dello Spirito – in mezzo a noi e la sorgente più abbondante di vita divina. La purificazione, effetto ricercato della Quaresima, ci aiuta a incontrare con cuore puro Gesù e a disporci a ricevere molte più grazie. La Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, intercedano per noi. (mons. Francesco Spaduzzi)

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