Tempo Ordinario: Domenica VIII dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica VIII dell'Anno C
I - Luca 6,39-45 - 1. Gesù si rivolge ai suoi discepoli, che un giorno dovranno diventare non solo maestri, ma suoi testimoni, cioè non saranno solo trasmettitori di quella Parola, che ora ascoltano da Lui e accettano, ma anche della sua opera redentrice e del suo stile di vita, che devono mostrare imitabile nella loro persona. Insomma dovranno annunciare Cristo come Figlio di Dio fatto uomo e Salvatore dell’umanità, Maestro e Modello di vita. (a) Gesù raccomanda loro anzitutto di diventare competenti nella materia; una volta i libri erano rari perché costavano tantissimo e quindi solo il discepolo, che aveva seguito un maestro, e l'esperto potevano insegnare qualcosa agli altri. Studiare in pratica coincideva più con l’ascoltare e conservare nella memoria che leggere e imparare. Chi non aveva la possibilità di seguire un maestro era considerato un cieco e quindi incapace di guidare gli altri (39 Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?). Dal discepolo poi ci si aspettava che diventasse bravo come il maestro (40 Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro) e raggiungere lo stesso suo prestigio. Difficilmente i discepoli potevano diventare creativi e alimentare i progressi nella loro scienza: era già gran cosa poter appoggiare le proprie idee con affermazioni di maestri precedenti. Noi, come discepoli di Gesù, abbiamo a disposizione la Parola di Dio, che dobbiamo assimilare bene in un clima di ascolto, studio e meditazione, e anche pratica di essa. Dedichiamo ogni giorno un po' di tempo allo studio e alla meditazione della Parola di Dio? Abbiamo molto da rimproverarci se confrontiamo la quantità di tempo che diamo alle chiacchiere o a cose inutili con quello che dedichiamo al Signore, p. es. ad ascoltare o leggere la Bibbia e a meditarla. Se non ci rendiamo familiare la S. Scrittura, corriamo il rischio di non capire e gustare, almeno a sufficienza, la Parola di Dio e quindi non saremo neanche fortemente convinti della nostra fede e validi testimoni della Parola; altro rischio è non metterla in pratica. In effetti la Parola di Dio, che ascoltiamo o meditiamo, non solo illumina la nostra intelligenza e muove la nostra volontà a crederla e a volerla trasformare in azione, ma ci comunica anche la forza per metterla in pratica: Dio crea il mondo per mezzo della sua Parola e per mezzo della medesima crea l’uomo nuovo, che crede e vive secondo il suo insegnamento. Così anche ne risulterà molto rafforzata la nostra testimonianza con la vita e la parola con i familiari, i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro, gli estranei, ecc. I Padri della Chiesa era convinti che la Parola è sorgente di luce e di forza, perché è potenza di Dio e sapienza di Dio. (b) Gesù raccomanda la pratica della Parola per poterla insegnare con efficacia agli altri. Chi nota un difetto negli altri (41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello) e desidera aiutarlo a liberarsene, deve prima guardare a se stesso e vedere se ha quel difetto, forse in modo molto più consistente (41 e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio); se il difetto forse è grande nel correttore, questi non può certo fare da maestro a un altro (42 Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?). Sarebbe ipocrisia fingere di essere convinto che qualcosa è sbagliato e pretendere di correggerlo negli altri, senza prima correggerlo in sé; anzitutto abbiamo l'umiltà di riconoscerlo in noi stessi e lottare per eliminarlo; mentre diamo il buon esempio - che stiamo lottando contro il male in noi -, la nostra testimonianza sarà valida ed efficace con gli altri e potremo esortare gli altri (42 Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello). L’autentico maestro è colui che è anche testimone, che pratica a e poi insegna come facevano Gesù e i Santi. Ovviamente chi ha il dovere di insegnare agli altri, anche se non è santo, non si può esonerare dal retto insegnamento.
2. Chi è autentico discepolo di Gesù, Parola e Modello di vita, può a sua volta diventare maestro: egli lotta già contro le sue miserie morali, sa per esperienza come ci si corregge con l’aiuto di Dio e ne conosce le difficoltà; egli saprà usare la sua esperienza con gli altri con dolcezza e fortezza. Egli non è più l'albero cattivo, che dà frutti cattivi, ma è diventato l'albero buono, che dà frutti buoni (43 Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono); in effetti l'albero si riconosce dai frutti che dà: le spine non danno il frutto dei fichi e i rovi dell'uva (41 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo); sia l'uomo buono che il cattivo hanno il cuore, ma l’uomo buono trae dal suo cuore il tesoro del bene (45 L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene), mentre il cattivo tira il male fuori dal suo cattivo cuore (45 l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male): le parole, che l'uomo dice, sono l'espressione del modo di pensare e di sentire, che si porta dentro (11 la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda). L’uomo buono, sotto l’influsso di Dio, esprime pensieri, che spingono al bene e creano benessere psicologico e spirituale nel prossimo, comunicandogli serenità; il contrario fa un uomo cattivo nelle sue manifestazioni, perché sta sotto l’influsso del diavolo e risente della sua guida. Riflettiamo sul nostro modo di parlare e di agire e domandiamoci: che cosa dobbiamo pensare di noi e che cosa possono pensare gli altri di noi? Siamo sotto l’influsso di Dio o del diavolo? Esaminiamoci e correggiamoci.
II - Siracide 27,4-7 - L'uomo si fa conoscere dalle sue parole, perché esse rivelano i pensieri e i sentimenti del suo cuore, proprio come dai frutti si conosce se l'albero è stato coltivato bene o male (6 Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore); ugualmente dalla maniera in cui egli discute rivela i suoi difetti e carenze come il setaccio separa i vari elementi del contenuto (4 Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti); parimenti il modo di ragionare rivela l'uomo come la fornace mette alla prova i vasi del ceramista (5 I vasi del ceramista li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo). La conclusione è che alla fine la parola rivela se una persona vale ed è da stimare e lodare oppure no (7 Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini). Gesù con le sue parole conferma quanto detto due secoli prima dal Siracide, cioè che la bocca esprime ciò che c'è nel cuore della persona (Lc 6,45). Chi ha responsabilità educative (genitori, educatori, insegnanti, pastori, ecc.) anzitutto si concentri anche sulle proprie parole e azioni per conoscersi, allo scopo di correggere le proprie mancanze e migliorare i suoi lati positivi, e poi anche rifletta sulle parole degli altri per conoscerli e aiutarli a correggersi.
III - 1Corinzi 15,54-58 - La nostra situazione attuale è che il nostro corpo è corruttibile (54 questo corpo corruttibile; cfr. 1Cor 15,42) e mortale (54 questo corpo mortale) ed è anche ignominioso (1Cor 15,43), debole (1Cor 15,43), animale (1Cor 15,44); ciò è dovuto al peccato dei nostri progenitori (Rm 5,12), che hanno introdotto la malattia e la morte nel mondo degli uomini; in effetti il peccato è il pungiglione della morte (55 Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? 56 Il pungiglione della morte è il peccato) e purtroppo la Legge dell'AT intensificava la forza del peccato (56 e la forza del peccato è la Legge). Da questa situazione di peccato e morte spirituale e fisica ci ha liberati Dio, che per mezzo di Gesù ci ha riscattati dalla schiavitù del peccato e della Legge e inoltre dalla morte spirituale già da adesso e dalla morte fisica in futuro con la resurrezione dei corpi; nella sua seconda venuta (57 che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!), alla fine del mondo, Cristo risusciterà il nostro corpo morto e lo farà immortale è incorruttibile (54 Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità) e anche glorioso (1Cor 15,43), forte (1Cor 15,43) e spirituale (1Cor 15,44). La morte perderà il suo pungiglione (55), non vincerà più (55 Dov’è, o morte, la tua vittoria?) e sarà ingoiata dal Cristo vincitore universale, come preannunziato dalla Sacra Scrittura (54 si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria). Al Padre va il ringraziamento e la lode di Paolo (57 Siano rese grazie a Dio). Ringraziamo anche noi il Padre per averci amati al punto da mandare suo Figlio come liberatore universale; ringraziamo Gesù per
averci redenti; ringraziamo lo Spirito Santo, che lavora in noi per applicarci la redenzione, operata da Gesù per volontà del Padre; ringraziamo la Vergine per aver collaborato all’opera redentrice dell’umanità. Impegniamoci a crescere nella fede e nella carità per non rendere inutile per noi l'opera della salvezza e collaboriamo perché altri l’accettino. (b) S. Paolo ci esorta proprio a questo, a rimanere saldi e irremovibili (58 Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili) nella fede e nella carità, impegnandoci nella santificazione personale e nella diffusione del Vangelo (58 progredendo sempre più nell’opera del Signore), ben convinti che le nostre fatiche saranno generosamente premiate dal Signore (58 sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore). Dobbiamo crescere nelle virtù teologali e diffondere la fede.
EUCARESTIA. Gesù ci parla nella prima parte della Messa e ci unisce a sé nella seconda per comunicarci la forza di mettere in pratica la sua Parola. Chiediamo per intercessione della Vergine Maria e di S. Giuseppe, dei nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, la grazia di corrispondere a così prezioso dono da parte di Dio.