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Tempo Ordinario: Domenica VII dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni


mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@gmail.com


Tempo Ordinario: Domenica VII dell'Anno C

I - Luca 6, 27-38 -1.  (a) Gesù fa notare ai discepoli che, per essere veramente tali, non basta amare solo quelli che ricambiano l'amore; questo non dà nessun “diritto” a gratitudine e ricompensa da parte di Dio (32 Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta?); vale lo stesso per quelli che fanno del bene solo a quelli che lo restituiscono o con l’aspettativa di riceverne (33 E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta?), e prestano solo a quelli che contraccambiano (34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta?). Queste tre cose: amare (32). fare del bene (33) e fare prestiti (34), con questi limiti le fanno anche i peccatori ai loro uguali (32 Anche i peccatori amano quelli che li amano; 33 Anche i peccatori fanno lo stesso;34 Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto); ma dai figli di Dio il Padre - con Gesù - si aspetta molto di più. Domandiamoci se noi stabiliamo i nostri rapporti col prossimo sulla base del do ut des, cioè dare per avere nella stessa misura, perché questo metodo vale ed è giusto nel commercio, ma non per il rapporto dei discepoli col prossimo, perché essi sono figli di Dio (cfr. 35); i comandamenti, che riguardano i nostri doveri verso il prossimo, non li possiamo osservare solo se il prossimo li rispetta verso di noi, ma sempre, perché essi sono legge di Dio. (b) Per regolare il rapporto col prossimo Gesù ha preso dall'AT: Amerai il tuo prossimo come te stesso (Lv 19,18; cfr. Mt 22,34-40; Mc 12,28-34; Lc 10,25-28); e l’ha unito all'amore di Dio, dicendo che sono simili (Mt 22,39; Mc12,31) e quindi costituiscono un unico comandamento. Già nell'AT Tobia usa la formulazione negativa: Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te (cfr. 4,15), ma Gesù lo esprime in termini positivi:  E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro (31): abbraccia un ben più ampio raggio di possibilità di azione; unendolo all'amore, che dobbiamo a Dio, fa già intravedere motivazioni molto più alte: ameremo il prossimo come immagine di Dio (Gn 1, 27) e come segno della presenza di Cristo (cfr. Mt 25, 31-45). A questo amore dobbiamo tendere e Gesù ce lo propone esplicitamente. La ricompensa, la dobbiamo aspettare da Dio (35) e non dagli uomini.

2. (a) Ma Gesù va oltre nel suo insegnamento sull’amore al prossimo: Vi do un comandamento  nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34; cfr. 15,12) e come il Padre ci ama, perché siamo suoi figli (35 sarete figli dell’Altissimo), figli di un Dio, che mostra la sua benevolenza anche verso gli ingrati e quelli che fanno il male (35 perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi). Gesù ci ha amati fino a dare la vita per noi, che eravamo suoi nemici, per poterci far diventare suoi amici e figli di Dio (35). Così egli esorta i suoi discepoli (27 Ma a voi che ascoltate io dico) ad amare i nemici (27 amate i vostri nemici, 35 Amate invece i vostri nemici), a fare del bene a quelli che ci odiano (27 fate del bene a quelli che vi odiano), a invocare benedizioni su quelli che ci maledicono (28 benedite coloro che vi maledicono), a pregare per chi ci maltratta (28 pregate per coloro che vi trattano male), a prestare senza speranza di restituzione (35 fate del bene e prestate senza sperarne nulla), a dare ciò che ci viene chiesto da qualsiasi persona (30 Da’ a chiunque ti chiede) e a non chiedere la restituzione a chi ha preso del nostro (30 e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro), e infine anche a dare la sopravveste a chi ci toglie il mantello con violenza (29 a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica) e a porgere l'altra guancia a chi ce ne percuote una (29 A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra). In sostanza Gesù ci esorta ad amare sempre senza limiti perché dobbiamo amare il prossimo come immagine di Dio e come Cristo in persona; circa le manifestazioni concrete dell'amore al prossimo: passività nel subire violenza, prestare senza sperare, ecc. occorre praticarle con prudenza; quindi normalmente ci si potrà anche difendere e proteggere i propri diritti - e alcune volte sarà anche un dovere reagire - o prestare con la certezza morale che ci sarà restituito. Amiamo così totalmente? Gesù ce ne fa un obbligo e quindi occorre chiedergli la grazia di amare come lui ci ha amati, perché con le nostre forze non ci riusciremo mai. (b) Per l'amore al prossimo Gesù invita ad aspettarci la ricompensa da  Dio, la quale sarà grande (35 e la vostra ricompensa sarà grande); ci esorta anche a non pronunciare contro il prossimo giudizi negativi (37 Non giudicate) senza fondamento e a non condannarlo (37 non condannate) contro la verità e la giustizia, anzi a perdonarlo (37 perdonate); in questo modo Dio non ci giudicherà (37 e non sarete giudicati) e non ci condannerà (37 e non sarete condannati) e, anzi, ci perdonerà (37 e sarete perdonati). Dio ci invita a dare (38 Date) e ci promette che Egli ci darà (38 e vi sarà dato), perché userà con noi la stessa generosità che avremo per gli altri (38 perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio); ma andrà oltre: ci elargirà doni come sa fare Lui, alla grande: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo (38). Aspettiamoci la generosità da Dio. Gesù ci propone di imitare col prossimo la misericordia infinita di Dio: Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (36). Se per amor di Dio e di Cristo, presente nel prossimo, amiamo tutti gli uomini, compresi i nostri nemici, e facciamo loro del bene, secondo le nostre possibilità, certamente Dio non ci farà mancare la sua Provvidenza in questo mondo e poi la salvezza eterna.

II - 1Samuele 26,2.7-9. 12-13.22-23 -  (a) Saul con 3000 soldati andò nel deserto e si mise alla ricerca del rifugio di Davide (2), perché fissato che voleva togliergli il regno e la vita. Davide e il nipote Abisai scesero di notte nell'accampamento di Saul, mentre tutti dormivano (7) per un sonno, provocato da Dio (12). Abisai chiese a Davide di consentirgli di uccidere Saul, interpretando quel sonno come un segno di Dio in tale direzione (8); ma Davide glielo proibì, ricordandogli che Saul era consacrato di Dio e quindi godeva di protezione speciale: Dio avrebbe punito chi gli avesse fatto del male (9 Ma Davide disse ad Abisài: «Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?»). Però portarono via la lancia e la brocca di Saul (12). Ogni uomo è creato da Dio a sua immagine ed è sua proprietà ed è anche segno della presenza di Cristo: nessuno può togliergli la vita dal concepimento alla morte naturale: aborto ed eutanasia e suicidio, anche  assistito, sono delitti gravissimi, perché veri e propri omicidi. L'accanimento terapeutico è immorale e comunque bisogna alleggerire il dolore di chi soffre. (b) Davide da lontano (13) gridò a Saul e ai suoi soldati (22) che i sospetti del re su di lui erano falsi, perché avrebbe potuto ucciderlo e non lo aveva fatto (23 dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore); lui si affidava a Dio, che avrebbe giudicato ciascuno secondo le sue opere (23 Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà). Davide mostra come si pratica l'amore verso i nemici, raccomandato da Gesù nel Vangelo. Noi dobbiamo amare Dio per se stesso e il prossimo per amor di Dio, Dio in se stesso e Dio nel prossimo. Certo possiamo difendere - e a volte dobbiamo farlo - i nostri diritti, ma senza mai venir meno all'amore del prossimo: chiunque odia il proprio fratello è omicida (1Gv 3,15), perlomeno perché lo uccide nel suo cuore.

III - 1Corinzi 15,45-49 - (a) Dio creò Adamo e gli comunicò la vita naturale per farne un essere vivente (45 il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente); gli diede un corpo reso vivo perché animato dalla anima umana (46 ma quello animale); il suo corpo era formato dalla terra ed era fatto di terra (47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra); ebbe discendenti, che sono terreni come Adamo era terreno (48 Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra); noi siamo simili a quest'uomo terreno (49 E come eravamo simili all’uomo terreno). Così sono tutti gli uomini prima del battesimo: hanno la rassomiglianza con Adamo dopo il peccato, quando perse la grazia di Dio e gli altri doni straordinari e non li potette trasmettere ai discendenti; ci ha comunicato la natura umana indebolita. Non prendiamocela troppo con Adamo per il suo peccato; i nostri peccati ci dicono che al suo posto noi avremmo fatto lo stesso. (b) L'ultimo Adamo, il nuovo capo dell'umanità, è Gesù ed egli è datore di vita (45 ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita) rispetto al primo Adamo, che fu datore di morte fisica e spirituale (cfr. 45). Lo era già in quanto Dio, che aveva assunto la natura umana, ma come uomo lo è diventato con la resurrezione, quando il suo corpo ucciso ha ripreso la vita per opera dello Spirito Santo (cfr. 45); il suo corpo è stato come spiritualizzato (46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale), con le qualità dello splendore e chiarezza, agilità e sottigliezza, impassibilità e immortalità. Gesù è venuto dal Cielo (47 il secondo uomo viene dal cielo) e celesti come lui devono essere i suoi discepoli (48 e come è l’uomo celeste, così anche i celesti), se vogliono andare in Cielo; dobbiamo essere simili a Gesù (49 così saremo simili all’uomo celeste), conformi alla sua immagine. Questa assimilazione a Gesù avviene mediante la fede e il battesimo, che ci fanno entrare in comunione con lui e gli consentono di comunicarci la sua vita divina; questa viene incrementata per mezzo dei sacramenti e della vita cristiana, che consiste nel fare la volontà di Dio, rivelata dalla sua Parola; abbiamo bisogno di approfondire sempre meglio la nostra conoscenza della dottrina cristiana, della preghiera e dei sacramenti, che ci ottengono quella marea di grazie attuali, che ci sostengono nella vita cristiana quotidiana, resa difficile dalla lotta contro i nostri nemici spirituali: il diavolo, la carne, la mentalità mondana.

EUCARESTIA. S. Claudio de la Colombière scrive che noi troviamo in essa “grazie e favori, ricchezze temporali e spirituali per il corpo, per l’anima, per la vita (temporale), per l’eternità”, Ne abbiamo tanto bisogno. Chiediamo per i meriti e le preghiere della Vergine e di S. Giuseppe, dei nostri Angeli Custodi e dei Santi Patroni, che ci ottengano di incontrarvi Gesù con fede, speranza e carità, con adorazione e ringraziamento, con dolore dei peccati e accettazione della sofferenza, con umiltà e mitezza. 


mons. Francesco Spaduzzi

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