Tempo Ordinario: Domenica 29.ma dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 29.ma dell'Anno B
I - Marco 10,35-45 – (a) Gesù, durante il viaggio verso Gerusalemme (Mc 10,32-34), fa una terza profezia della sua prossima Passione, con molti più particolari delle precedenti: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, 34 lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà (Mc 10,33-34). Pietro e gli altri Apostoli hanno dato prova di non capire e di non voler capire che il piano di salvezza di Dio prevede sofferenza e morte per Gesù; anche Giacomo e Giovanni, due dei tre Apostoli più vicini a Gesù, mostrano di non aver capito e perciò rivolgono a Gesù una richiesta strana, che vogliono esaudita (35 Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo»). Gesù li invita esprimere il loro desiderio (36 Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?») - lui lo conosce già, ma gli altri Apostoli no -, ed essi chiedono di avere i posti più importanti a fianco a Lui, per condividere la Sua sorte nella fase della gloria (37 Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra»). La richiesta sarebbe lodevole, se volessero stare con Gesù nella buona e nella cattiva sorte, ma essi precisano: “nella gloria”; siamo di fronte a una totale incomprensione delle profezie della Passione e del loro significato. Stiamo attenti anche noi alla tentazione di voler andare in paradiso, senza portare la nostra croce appresso a Gesù. Come dobbiamo accettare la croce nella vita di Gesù per la nostra salvezza, così è necessario che ci impegniamo ad accoglierla e sopportarla con pazienza e amore. (b) Gesù con chiarezza dice loro che la loro richiesta viene da incomprensione e ignoranza (38 Gesù disse loro: Voi non sapete quello che chiedete); egli conosce il cuore degli uomini, e ancora più quello degli Apostoli, e fa loro una domanda per aiutarli a capire la stravaganza della loro richiesta: se vogliono condividere la sua sorte gloriosa devono condividere la sua morte dolorosa e ignominiosa, che Gesù presenta con l'immagine del calice della sofferenza da bere (38 Potete bere il calice che io bevo) e con il battesimo da ricevere (38 o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato), cioè affogare nell’acqua fino a morire tra le sofferenze. All'ignoranza, con cui hanno fatto la richiesta, ora i due aggiungono la presunzione e rispondono che possono (39 Gli risposero: «Lo possiamo»). Gesù, con pazienza e senza ulteriori precisazioni, conclude che parteciperanno alla sua sofferenza (39 E Gesù disse loro: Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati), ma far loro condividere la sua gloria dipende dalla decisione di Dio Padre (40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato). In effetti, gli Apostoli, compresi questi due, scapperanno tutti nell’Orto degli Ulivi, quando Gesù sarà arrestato; ritroviamo Giovanni sul Calvario per accompagnare Maria e le pie donne. Senza il sostegno dello Spirito, nessuno può capire e tanto meno condividere la parte dolorosa della sorte di Gesù; con la venuta dello Spirito tutto questo sarà possibile, come vediamo che nella vita successiva degli Apostoli e dei tanti Martiri della fede. Anche noi siamo vigilanti: abbiamo sempre presente che dobbiamo portare con Gesù la croce, se vogliamo condividere la sua sorte gloriosa, e abbiamo bisogno di implorare dallo Spirito Santo il dono della fortezza, per diventarne capaci.
2. Gli altri Apostoli, che avevano assistito alla scena e sentito il dialogo, si irritano contro i due (41 Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni). Gesù li raccoglie intorno a sé e ricorda loro come si comportano i governanti delle Nazioni (42 Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro): le dominano, opprimono e sfruttano, senza preoccuparsi del bene dei sudditi (42 Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono). A questi Gesù contrappone lo stile che si userà nella sua comunità: chi vuol diventare importante farà da servitore (42 Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore) e chi vuole essere il primo sarà lo schiavo di tutti (43 e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti). Essi dovranno seguire l'esempio di Gesù, che, nonostante sia il Figlio dell'Uomo, il sovrano universale del libro di Daniele (7,14), è venuto dal Cielo sulla terra non per farsi servire - come sarebbe stato suo diritto -, ma per mettersi al servizio di tutti e dare la vita per salvarli (45 Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti). E’ un modo totalmente nuovo di concepire l'autorità: essa è presentata come servizio, che gli Apostoli capiranno e praticheranno solo dopo la venuta dello Spirito Santo. Chi ha responsabilità nella Chiesa, deve molto pregare per capire e chi non ha responsabilità, preghi per chi ce l’ha.
II - Isaia 53,10-11 – Isaia parla del Servo di Yahweh. Di lui si dice che Dio ha voluto farlo soffrire molto (10 Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori) ed egli ha compiuto l’obbedienza a Dio (10 si compirà per mezzo suo la volontà del Signore). Fare la volontà di Dio è l’unico sacrificio che Dio gradisce (Ebrei 10,5-10; Salmo 40,8ss), e perciò l'offerta, che il Servo farà di se stesso a Dio per fare la sua volontà, sarà un sacrificio di espiazione dei peccati e di riparazione per essi (10 Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione). Egli, giusto, sì carica dei peccati altrui (11 il giusto mio servo... egli si addosserà le loro iniquità). Egli subirà tormenti interiori (11 Dopo il suo intimo tormento), ed esteriori con pazienza grande. Grazie al suo sacrificio di riparazione, che si concluderà con la sua morte (Is 53,12: perché ha spogliato se stesso fino alla morte), egli vivrà per sempre (10 vivrà a lungo) e vedrà la luce (11), che è Dio stesso, si sazierà della conoscenza di Dio (11 e si sazierà della sua conoscenza) e avrà una discendenza numerosa (10 vedrà una discendenza): essa sarà formata dagli uomini, che hanno avuto il perdono dei loro peccati e sono stati resi giusti per il suo sacrificio di riparazione (11 il giusto mio servo giustificherà molti). Isaia preannuncia quello che ha fatto Gesù. Nel piano della salvezza, come voluto dal Padre, era previsto che il Figlio fatto uomo con la sua ubbidienza offrisse il sacrificio di espiazione: col suo amore obbediente doveva distruggere le nostre mancanze di amore, che si concretizzano nelle nostre disobbedienze. Gesù dovrà patire molto nell'anima e nel corpo, ma risusciterà e andrà a condividere la gloria del Padre; così realizzerà la giustificazione di quegli uomini, che saranno la sua discendenza, il suo popolo numeroso. Rinnoviamo la nostra fede in Gesù Dio e Salvatore, che è venuto a dare la vita per noi a renderci giusti per salvarci. E sulle orme di Gesù, impegniamoci anche noi per la salvezza del prossimo con la preghiera e i sacrifici.
III - Ebrei 4,14-16 – (a) La Lettera agli Ebrei dà alcune indicazioni sulla persona di Gesù per guidare alla giusta relazione con lui. (a) Gli Ebrei avevano sulla terra un sommo sacerdote, che però si doveva considerare piccolo: egli serviva nel tempio di Gerusalemme, semplice copia del Tempio, che è in Cielo e che è perfetto; egli entrava una sola volta nella parte più interna del tempio e portava il sangue degli animali nella festa dell'Espiazione, per ottenere il perdono dei peccati di tutto il popolo; così dava grande consolazione al popolo. Gesù invece è il sommo sacerdote grande (14 poiché abbiamo un sommo sacerdote grande); con l'ascensione è entrato in Cielo - lui che è il Figlio di Dio (14 che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio) - e vi ha portato il suo sangue preziosissimo per ottenerci il perdono dei peccati; in Cielo siede per sempre alla destra del Padre e sta pregare per noi (Eb 7,25). Adoriamo il nostro sommo Sacerdote e apprezziamo la sua opera redentrice. (b) Egli è il Sommo Sacerdote ma uomo come noi; per esperienza comprende e prova compassione per le nostre debolezze (15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze); persino è stato messo alla prova come noi senza però commettere peccato (15 egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato). Mentre Lui è stato sempre fedele al Padre, noi, invece, tante volte cadiamo nel peccato quando siamo tentati. Proprio perché è uomo come noi e compassionevole, è pronto a esercitare con noi la sua misericordia (16 per ricevere misericordia) e a darci la sua Grazia e le sue grazie (16 e trovare grazia), fra cui l'aiuto, momento per momento, secondo il bisogno (16 così da essere aiutati al momento opportuno); Egli è la sorgente di ogni grazia, alla quale ci dobbiamo avvicinare con piena fiducia (16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia). E’ necessario perseverare e alimentare la nostra fede in Lui (14 manteniamo ferma la professione della fede). Sentiamoci amati e aiutati da Gesù e impegniamoci nella pratica della sua Parola, ricorrendo alla preghiera a lui, e contemplandolo e imitandolo.
EUCARESTIA. Essa è il memoriale della Passione del Signore ed è anche la sorgente di forza per imitare la pazienza e l’amore del Signore nelle sue sofferenze, che è una delle cose più difficili alla nostra natura umana, che è attratta dal piacere e rifugge da ogni sofferenza. Preghiamo la Vergine SS. Addolorata, partecipe dei dolori di Gesù, e S. Giuseppe, che li conosceva, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, perché ci ottengano la grazia di diventare memoria vivente della Passione del Signore, sopportando con amore e pazienza le sofferenze della vita.