Tempo Ordinario: Domenica 28.ma dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 28.ma dell'Anno B
I - Marco 10,17-30 – 1. (a) Incontro a Gesù corre un giovane ricco, che con grande rispetto – per adorazione? - si inginocchia alla sua presenza (17 Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui), si rivolge a lui col titolo di maestro buono (17) e gli chiede che cosa deve fare per avere la vita eterna (17 gli domandò: «… che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?»). La domanda è la più importante che una persona si può porre e corrisponde a “per entrare nel Regno di Dio” già in questo mondo e perseverare in esso fino a quando si arriverà sulla soglia dell’eternità; il titolo di buono (18 Gesù gli disse: Perché mi chiami buono?) - Gesù gli fa notare - è da riservare a Dio, perché lui solo è buono (18 Nessuno è buono, se non Dio solo); usandolo per Gesù, il giovane lo sta riconoscendo come Dio? Avrebbe ragione, perché Egli lo è. Anche noi riconosciamo Gesù come Dio al pari del Padre e dello Spirito, e solo da lui ci aspettiamo Parole di vita, che ci portino alla beatitudine eterna. Andiamo da Gesù e troveremo quel che il giovane cerca da Lui. (b) Gesù gli risponde che deve osservare i comandamenti (19 Tu conosci i comandamenti); non li ripete in ordine e si riferisce solo ai doveri verso il prossimo: il quarto: onora tuo padre e tua madre (19); il quinto: Non uccidere (19); il sesto e nono: non commettere adulterio (19); il settimo: non rubare (19); l'ottavo: non testimoniare il falso (19); un altro è un generico: non frodare (19), non fare torto a nessuno. E’ la via per la salvezza in questo mondo; seguiamola stando però attenti a non trascurare i tre comandamenti, che riguardano i nostri doveri verso Dio. E’ Dio che ci salva con l'aiuto che ci dà, per farci osservare i dieci comandamenti. (c) L’uomo risponde che li ha osservati con impegno da quando era giovane (20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza»); Gesù lo sapeva già in quanto Dio, ma ora lo sa anche in quanto uomo con conoscenza intellettuale e sensibile, che provoca una reazione emotiva in Lui: Egli lo guarda con attenzione e intensità e ha un movimento di forte simpatia e amore per lui (21 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò); e così gli rivolge l'invito a fare un ulteriore passo verso la vita eterna, a fare la cosa sola gli manca (21 e gli disse: Una cosa sola ti manca): vendere tutto e distribuirne il ricavato ai poveri - che sono Cristo - e collocare qualcosa di sé e di suo in Cielo (21 va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo); poi deve mettersi al Suo seguito (21 e vieni! Seguimi!), entrando a far parte del gruppo degli intimi, come gli Apostoli e il gruppo delle donne, che troviamo stabilmente al seguito di Gesù (Lc 8,1ss). Ogni chiamata è sempre accompagnata dall'amore di Dio per la persona, a cui essa è rivolta, così come ogni ispirazione. Condividiamo l'ammirazione e la simpatia di Gesù per quest’uomo; desideriamo anche noi di essere guardati da Gesù con amore - lo fa sempre: con amore gioioso quando siamo fedeli, con amore doloroso quando siamo infedeli -, impegniamoci a seguire Gesù con amore e fedeltà secondo la vocazione, che ci propone.
2. (a) Purtroppo qui l'uomo, rimasto senza nome, si turba nel cuore e nel volto e rifiuta la chiamata a un’ulteriore perfezione, non perché ha molti beni, ma perché il suo cuore è attaccato a essi (22 Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni); Gesù offre la salvezza a Zaccheo, senza invitarlo a lasciare tutto, ma questi spontaneamente rinuncia a gran parte dei suoi beni per la gioia di avere Gesù con sé. Stiamo attenti ad avere il cuore libero da questi attaccamenti, sia che abbiamo beni sia che ne siamo privi; essi sono catene che ci tolgono la libertà e mettono a rischio anche il nostro rapporto con Dio. (b) Certo anche Gesù mostra tristezza, mentre si guarda attorno e sottolinea ai discepoli che è molto difficile per i ricchi entrare nel regno di Dio (23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!»); questa affermazione sconcerta i discepoli, ma Egli conferma che per tutti è difficile entrare nel regno di Dio (24 I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio!); e lo è di più per i ricchi: è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio (25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio). I discepoli restano ancora più interdetti, perché la mentalità corrente considera un ricco come un benedetto speciale di Dio, e si domandano chi dunque può essere salvato (26 Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?»). Gesù, fissando lo sguardo su di loro, certamente con amore, proclama che agli uomini è impossibile salvarsi con le proprie forze; ma a Dio tutto è possibile (27 Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio); la salvezza è il dono di Dio, che viene offerto a tutti quelli che sono decisi a dare la precedenza a Dio nella loro vita in tutto, ma, per dare a Dio il primo posto in tutto, è necessario avere il cuore distaccato da ogni bene e interesse terreno; questo è impossibile alle semplici forze umane, ma Dio può darci la grazia per riuscirci. Dobbiamo chiedere con insistenza questa grazia. (c) Pietro con la sua solita semplicità e prontezza fa notare a Gesù che lui e gli altri Apostoli hanno abbandonato tutto e lo hanno seguito (28 Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito»). Gesù risponde che tutti quelli che, anche in futuro, lasciano i beni materiali (29 Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa… o campi) o affetti familiari (29 o fratelli o sorelle o madre o padre o figli) per amore di Gesù e per mettersi a disposizione per la diffusione del Vangelo (29 per causa mia e per causa del Vangelo) riceverà già in questo mondo il centuplo insieme con le persecuzioni (30 che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni), e nell'eternità la vita divina ed eterna, il paradiso (30 e la vita eterna nel tempo che verrà). Diventando discepoli di Gesù, si entra in una comunità, dove si può contare - si dovrebbe potere - sull'aiuto di tutti, perché è - dovrebbe essere - una grande famiglia, che soccorre secondo i bisogni. Ci saranno anche le persecuzioni, che hanno colpito Gesù, capo del Corpo Mistico, e che avranno anche i Suoi discepoli, membra del Corpo Mistico. Preghiamo di essere fedeli e generosi, e di essere pronti a lasciare tutto ciò che ostacola la nostra unione con Lui, e spezziamo realmente ogni legame sbagliato.
II . Sapienza 7,7-11 - L'Autore sacro attribuisce a Salomone la riflessione che segue. Egli ha sentito parlare della sapienza e ne ha approfondito la conoscenza; è arrivato alla conclusione che essa vale più della regalità (8 La preferii a scettri e a troni), più della ricchezza (8 stimai un nulla la ricchezza al suo confronto), più di una gemma preziosa (9 non la paragonai neppure a una gemma inestimabile), e più dell'oro e dell'argento, che al suo confronto appaiono come sabbia e fango (9 perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento); anche più della salute, il bene più prezioso, della bellezza (10 L’ho amata più della salute e della bellezza) e della stessa luce, perché salute e bellezza passano e la luce tramonta per il sopravvenire della notte (10 ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta); stima la sapienza (8), l'ama (10) e la preferisce a tutto (8); tutto gli sembra piccolo rispetto a essa (9). Perciò si è rivolto alla sorgente della sapienza, che è Dio, e Gliel'ha chiesta in preghiera; l’ha implorata e l'ha ottenuta insieme con la prudenza (7 Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza). Ha avuto così la gioiosa sorpresa che con lei gli son venuti tutti i beni (11 Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni), sia spirituali che materiali, perché essa porta con sé anche una ricchezza smisurata (11 nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile). Anche noi dobbiamo conoscere e apprezzare la sapienza con gli altri sei doni dello Spirito, che ci vengono dati nel battesimo, rinnovati nella cresima e in ogni venuta nello Spirito sia nei sacramenti che fuori di essi, in misura sempre maggiore, se abbiamo le giuste disposizioni. Chiediamo continuamente la venuta dello Spirito e dei suoi doni, almeno mattina e sera e prima delle azioni principali della giornata. Lo Spirito col dono della sapienza ci porta ogni dono e bene, a noi necessario.
III – Ebrei 4,12-13 - La Parola di Dio partecipa delle caratteristiche di Dio stesso; perciò è viva e vivificante (12 Infatti la parola di Dio è viva), è onnipotente come Dio (12 efficace) e capace di tagliare meglio di una spada a doppio taglio (12 e più tagliente di ogni spada a doppio taglio); essa penetra in profondità nell'intimo dell'uomo (12 essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla) e distingue con chiarezza i suoi sentimenti e pensieri (12 e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore). L'Autore sta parlando della Parola di Dio, ma pian piano, quasi insensibilmente, si riferisce a Dio stesso e dice che tutte le creature sono senza veli ai Suoi occhi (13 Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi), al quale dobbiamo rendere conto di tutto (13 agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto). (a) La Parola di Dio é onnipotente e produce tutto quello che Dio vuole (cfr. Gn 1) ed è come un martello pesantissimo, che spacca le rocce, o un fuoco che brucia tutto (Gr 23,29) o come una spada acuta (Is 49,2) o come acqua che sempre feconda il suolo, dove cade (Is 55,10-11). Chiediamo la grazia di essere sempre disponibili e aperti a questa irrorazione, che viene dal Cielo, attraverso la Parola di Dio. (b) La Parola di Dio è sorgente di sapienza; chiediamo di essere fedeli, ogni giorno, a leggerla e a meditarla nella Sacra Scrittura, dando anche il giusto valore agli insegnamenti dei Padri della Chiesa e al suo Magistero Ordinario, senza trascurare gli scritti dei Santi, specie dei Dottori della Chiesa.
EUCARESTIA. In ogni Sacramento, la Chiesa offre la Parola di Dio come aiuto per illuminarci e aiutarci a incontrare Dio con fede viva e a fargli spazio sempre maggiore nella nostra vita, così da accogliere la vita eterna. Preghiamo la Vergine SS.ma e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di ottenerci di seguire il loro esempio nel valorizzare la Parola di Dio nella nostra vita, condizione indispensabile per avere in dono la vita divina.