Tempo Ordinario: Domenica 27.ma dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni mons.
Francesco Spaduzzi
I - Marco 10,2-16 - I Farisei interrogano Gesù non per ottenere spiegazioni, ma per metterlo in difficoltà e denunciarlo alle autorità religiose (2 Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova); gli domandano se è lecito a un marito ripudiare la moglie (2 gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie). Se avesse risposto di sì, avrebbe dato l’impressione di venir meno all'ideale di vita pura e santa, che sempre proponeva; se avesse risposto di no, sarebbe andato contro la Legge, e sarebbe stato accusato. Gesù, secondo il metodo del tempo, risponde con un altra domanda, cioè che cosa di preciso aveva ordinato loro Mosè (3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?»), cioè la Legge di Dio. I Farisei sono costretti a puntualizzare che Mosè aveva solo permesso il ripudio della donna (4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla»), permesso che, rispetto alle abitudini di quei tempi, rappresentava un vero progresso, giacché allora la sorte della donna era abbandonata al capriccio dell'uomo; invece con l'atto di ripudio, essa era dichiarata libera e poteva rifarsi una vita. Gesù fa notare che il divorzio, consentito da Mosè, non era nel piano originario di Dio, perché Dio creò un maschio e una femmina (6 Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina): perciò l'uomo lascerà i genitori e aderirà con l’amore e col corpo a sua moglie (7 per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie), per formare la nuova famiglia, e i due, grazie a questa unione affettiva e fisica, costituiranno una carne sola (8 e i due diventeranno una carne sola): Così non sono più due, ma una sola carne (8), per sempre e senza possibilità di divorzio. Perciò la congiunzione fra i due, operata da Dio, non può essere spezzata da nessun uomo o autorità umana (9 Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto). Questo è il piano di Dio, che Gesù viene a riportare alla purezza originaria: niente poligamia e niente divorzio. Il ripudio, permesso da Mosè, si spiega col fatto che gli Ebrei sempre furono duri di cuore (5 Gesù disse loro: Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma) e avrebbero trovato difficili l'unità e l'indissolubilità come caratteristiche del matrimonio. La durezza di cuore degli Ebrei continua al tempo di Gesù nel rifiuto della Parola di Dio, che Egli porta. Chiediamo la docilità alla Parola di Dio in ogni circostanza e in qualsiasi argomento e proponiamo con coraggio quel che Gesù e la Chiesa insegnano circa il matrimonio e la famiglia e sosteniamolo con iniziative concrete. (b) In casa i discepoli, scossi dalla risposta di Gesù sul matrimonio indissolubile, Gli rivolgono alcune domande (10 A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento) e Lui riafferma quanto ha detto contro il divorzio: chi dei due sposi ripudia l'altro e si risposa commette adulterio (11-12 E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12 e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio») ed espone all'adulterio l'ex coniuge. Come caratteristica del matrimonio anche ricordiamo la comunità di vita, possibile solo quando c’è l'amore vero, realistico, cioè che si fonda sulla conoscenza almeno sufficiente del partner, delle sue buone qualità, da accrescere, e cattive qualità, da diminuire, e non sull'amore a una persona come la si immagina.
2. (a) Alcuni, forse i genitori, presentano a Gesù i loro bambini, perché imponga loro le mani per benedirli (13 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse), ma gli Apostoli li rimproverano (13 ma i discepoli li rimproverarono) e cercano di allontanarli da Lui. Egli però si sdegna per questo modo di fare (14 Gesù, al vedere questo, s’indignò) ed esorta i discepoli a non impedire ai bambini l'incontro con lui, e anzi facilitarglielo (14 e disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite); in effetti il Regno di Dio appartiene a quelli che rassomigliano a loro (13 a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio), nel senso che acquisiscono volutamente alcune caratteristiche psicologiche, che sono nei bambini in modo spontaneo: giusta dipendenza, disponibilità, capacità di credere agli altri, accogliere quello che loro viene detto, gioire e meravigliarsi; in pratica: accettare di essere senza potere, ignorare la potenza del denaro, credere all'amore con semplicità; Gesù ribadisce il concetto anche in termini negativi: In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso (15). Gesù poi li abbraccia e li benedice, imponendo loro le mani (16 E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro). Non è facile convincere l'adulto ad assumere queste caratteristiche del bambino, ma Gesù le ritiene indispensabili per entrare nel regno di Dio; esse costituiscono la cosiddetta infanzia spirituale, che si esprime soprattutto nell’affidarsi a Dio totalmente. Occorre adeguarsi. (b) Letto in connessione con le parole di Gesù sul divorzio, questo episodio ci ricorda la triste realtà dei bambini, figli di divorziati, che hanno sofferenze terribili per la separazione dei genitori, specie se essa avviene in un clima di esacerbata conflittualità; in seguito rivelano conseguenze psicologiche gravissime, specie i genitori si risposano. Dio Padre conceda agli sposi una paternità e maternità ricca di sensibilità, in modo che ai bambini siano risparmiate queste sofferenze.
II - Genesi 2,18-24 - Dio ha creato l'uomo, ma osserva che non è bene che stia solo e decide di fare per lui un essere che gli sia appropriato (18 E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»). Dio crea dal suolo animali di ogni specie, nei quali però non infonde lo spirito, e li presenta (10) all'uomo (19), che impone loro il nome come segno del suo dominio (19-20); ma tra di loro non c'è nessuno adatto a essere compagno dell'uomo (20 ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse). Allora Dio fa addormentare l'uomo e gli toglie una costola (21); con essa forma la donna e la presenta all'uomo (22 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto). L’uomo esprime la sua autorità, imponendole il nome (23 La si chiamerà donna), ma anche ne riconosce la perfetta parità: Questa volta/ è osso dalle mie ossa,/ carne dalla mia carne/… perché dall’uomo è stata tolta (23), già chiaramente affermata da Dio nel primo racconto della creazione (Gn 1,26ss), e ribadita con le parole: e i due saranno un’unica carne (24); perciò, in vista della vita comune di marito e moglie, entrambi lasciano i loro genitori per stare insieme (24 Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie). (a) Dio crea l'uomo e la donna e li crea l'uno per l'altra, l'uomo per la donna e la donna per l'uomo. Essi si completano se stanno insieme con amore reciproco. Il completamento è possibile e avviene, perché c'è complementarietà fra i due sessi, e non è possibile fra due dello stesso sesso. Dio non ha previsto il matrimonio degli omosessuali, ma solo di un uomo con una donna e ha benedetto solo questo tipo di unione. (b) Che uno Stato possa sentire il bisogno di tutelare le coppie di fatto, potrà anche essere utile, ma stia bene attento a non sfaldare la famiglia, che è formata come tale solo da un uomo e una donna: quando la famiglia entra in crisi, è lo stesso Stato che crolla, come avvenuto tante volte nel corso della storia. Preghiamo molto per la famiglia, che si fonda su un matrimonio monogamico e indissolubile, aperto all’accoglienza dei figli, con comunità di vita e armonia. Può essere felice solo chi realizza il piano di Dio nella sua vita matrimoniale.
III - Ebrei 2,9-11 – (a) Il Figlio di Dio condivide col Padre e lo Spirito l'unica natura divina, e insieme con loro è creatore di tutto e lo conserva (10 per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose); Egli è generato e non creato, della stessa sostanza del Padre, luce da luce e Dio vero da Dio vero. Egli diventa uomo come noi e così condivide con noi la natura umana; diventa così di poco o per poco tempo inferiore agli Angeli (9 che fu fatto di poco inferiore agli angeli). In quanto uomo ha la nostra stessa origine, perché diventa figlio di Adamo (11 Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine), e non si vergogna di riconoscerci fratelli (11 per questo non si vergogna di chiamarli fratelli). Gioiamo di questa fratellanza con Gesù: è il punto di partenza della nostra elevazione a figli di Dio e della nostra salvezza (11 colui che santifica e coloro che sono santificati). Adoriamo, lodiamo, benediciamo Gesù, Dio col Padre e lo Spirito. (b) Gesù è colui che ci santifica (11) e deve affrontare le sofferenze della vita e della Passione: per mezzo di esse Egli completa la sua missione di Salvatore (10 Conveniva infatti che Dio… rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza). Gesù è perfetto da sempre, ma la sua missione avviene nel tempo; quindi si realizza per tappe e progressivamente e perciò si completa solo con l'ascensione e l’intronizzazione alla destra del Padre e con la venuta dello Spirito. Gesù è morto a vantaggio di tutti, anche per noi (9.10.11), per la misericordia di Dio (9 perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti); la sua morte è sorgente di salvezza per noi, ma è anche fonte di gloria per lui (9 Tuttavia quel Gesù, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto), perché ora con la resurrezione e ascensione siede alla destra del Padre, è il re dell'universo e verrà come giudice di tutti. La sua gloria si riversa anche su di noi (10 Conveniva infatti che Dio –, lui che conduce molti figli alla gloria), che Egli rende partecipi della sua santità e della sua gloria. Il Padre e Figlio e Spirito, tutta la Trinità ci salva per mezzo di Gesù, che è il redentore, e per mezzo dello Spirito Santo, che è il santificatore. Crediamo, adoriamo, lodiamo Dio per la salvezza così gratuitamente ottenuta dalla sua misericordia. Approfittiamone, rispondendo con docilità alla grazia di Dio, che solo ci può santificare, e come i bambini lasciamoci guidare da Dio.
EUCARESTIA. In essa lo Sposo Cristo nutre la sua Sposa amatissima, la Chiesa, e ogni discepolo, con il cibo, che è Lui stesso, e si fa modello vita e di amore per gli sposi e per ogni cristiano e ne dà loro la forza. Chiediamo alla Vergine e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni di ottenerci di saper valorizzare l’Eucarestia come sorgente di vita cristiana.