Tempo Ordinario: Domenica 26.ma dell'anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 26.ma dell'anno B
I - Marco 9,38-43.45.47-48 – 1. (a) Gesù ha dichiarato che accogliere i bambini (e i discepoli e i bisognosi) nel suo nome, significa accogliere Lui e il Padre (9,36-37). Questo fa ricordare a Giovanni che con gli altri ha tentato di impedire a un esorcista ebreo di scacciare i demoni, invocando il nome di Gesù, perché non fa parte della cerchia dei discepoli (38 Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva»); a questi Gesù ha conferito di esercitare questo potere, invocando il Suo nome. E’ la mentalità un po' ristretta degli Apostoli, che li ha spinti a rimproverare l’esorcista non discepolo: sono gelosi del potere dato loro, cosa che Gesù disapprova. Egli invita a lasciarlo fare, perché chi fa un miracolo, invocando il Suo nome (39 Ma Gesù disse: Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome), manifesta di non essere contro Gesù e i suoi, ma di essere a loro favore (40 chi non è contro di noi è per noi); d'altra parte, non oserà mai parlare subito male di Gesù (39 e subito possa parlare male di me), perché sarebbe contradditorio fare miracoli nel nome di Gesù e poi parlare male di Lui. Gesù altrove dice che chi non è con lui (Mt 12,30; Lc 11,23) è contro di lui e chi non raccoglie con lui disperde: l'idea di fondo delle due affermazioni è la stessa, cioè che bisogna schierarsi o con Gesù o contro Gesù; non c’è via di mezzo; la neutralità è impossibile. La storia dell'esorcista ebreo mostra però che alcuni possono schierarsi per Gesù, senza legame visibile col gruppo ufficiale dei Suoi discepoli, per motivi di nascita, di educazione, di ambiente sociale; questi riconosce Gesù come suo punto di riferimento, ma senza appartenere visibilmente alla sua Chiesa. (b) Gesù parla anche della ricompensa, che avranno coloro che faranno anche il più piccolo gesto di carità verso quelli che appartengono a Cristo e per questo motivo (41 Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa); è un gesto che si fa per amore di Cristo. Chi fa del bene a un cristiano, e tanto più un Apostolo, avrà grande ricompensa nei cieli; ma non dimentichiamo che l’avrà anche chi fa il bene a qualsiasi bisognoso - e quindi a Cristo, che si è identificato con lui. Facciamo bene a ogni cristiano, a ogni missionario, a ogni uomo, perché Cristo è in ciascuno di loro.
2. (a) Gesù ha detto che occorre accogliere i piccoli come se fossero Lui e il Padre, e in questi piccoli bisogna vedere non solo i bambini, ma anche coloro che fanno i primi passi nella fede (42 questi piccoli che credono in me); Gesù raccomanda di non essere per loro occasione di peccato grave, e quindi di separazione da Dio (42 Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli); lo scandalo è così grave che sarebbe meglio per lo scandalizzatore che gli si metta al collo una pietra grande e lo si getti nel mare per affogarlo (42 è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare). Il peccato grave è rottura con Dio e separazione, potenzialmente eterna, da Dio; si rischia l'inferno se non si ha il tempo di pentirsi e di averne il perdono. Evitiamo il peccato grave e vigiliamo perché non ci siano scandali, specie per i bambini e interveniamo subito quando ci sono. (b) Ma la spinta al peccato, oltre che da un pericolo esterno, come una persona, può provenire anche da noi stessi, dal nostro corpo o dalla nostra anima. Certo il corpo è dono di Dio in tutte le sue parti, e nessuno può provocarsi una mutilazione senza motivi gravissimi come la salute del resto del corpo o la sopravvivenza fisica o la difesa della vita spirituale, ma se una parte del corpo spinge al male (43.45.47 ti è motivo di scandalo), fosse anche una parte importante come la mano (43 Se la tua mano) o il piede (45 E se il tuo piede) o l'occhio (47 E se il tuo occhio), occorre avere il coraggio di eliminare la mano (43 tagliala) o il piede (45 taglialo) o l'occhio (47 gettalo via); in effetti è meglio entrare nella vita (43.45) eterna, nel Regno di Dio (47), in paradiso, con una mano sola (43 è meglio per te entrare nella vita con una mano sola), o con un piede solo (45 è meglio per te entrare nella vita con un piede solo) o con un occhio solo (47 è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo), anziché andare all'inferno, nel fuoco inesauribile, con due mani (43 anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile), o con due piedi (45 anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna), o con due occhi (47 anziché con due occhi essere gettato nella Geenna). Il fuoco, che non si estingue mai, potrebbe essere il rimorso dei peccati commessi, che non finisce mai (48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue). Comunque occorre ricordare che alla fine del mondo i corpi, che risusciteranno gloriosi, saranno completi delle proprie membra e belli, come lo sono i corpi resuscitati di Gesù e della Madonna. Il peccato grave è il mostro più brutto che ci sia, è la sorgente della bruttezza del diavolo e dell’uomo in peccato e della rovina dell'umanità; è all'origine di tutte le sofferenze passate, attuali e future. La punizione del peccato grave, del quale non ci si è pentiti, è l'inferno eterno, pena sempre inferiore, per la misericordia di Dio, a quella meritiamo. Dobbiamo fare qualsiasi sacrificio pur di evitare il peccato grave. Ci riusciremo con la grazia, che Dio offre a tutti, se vogliamo fare la sua volontà.
II - Numeri 11,25-29 - Mosè nel corso di una delle tanti ribellioni del Popolo contro Dio e contro di lui, si lamentò con Dio perché non ce la faceva da solo a governare il popolo (Nm 11,1-13); Dio gli disse che gli avrebbe dato 70 collaboratori (11,16-17). Mosè convocò i 70 davanti alla Tenda (11,24) e il Signore si presentò nella nube; dopo aver parlato con Mosè, rese partecipi i 70 designati dell'autorità e capacità di governo di Mosè (25 Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani); i presenti profetizzarono in quell'occasione soltanto (25 quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito). Ma 2 dei 70 rimasero nelle tende (26 Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad) e lì ricevettero lo Spirito di Dio e profetizzarono (26 E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento). La notizia fu portata a Mosè (27 Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento») e Giosuè ritenne che Mosè dovesse impedirlo e glielo disse (28 Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!»). Ma Giosuè era mosso da sentimenti sbagliati di gelosia; Mosè glielo fece notare (29 Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me?) ed espresse il desiderio che tutto il popolo di Dio avesse lo Spirito di Dio e fossero profeti (29b Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!). (a) Dio governa il suo popolo per mezzo di uomini scelti da lui, ai quali partecipa il suo Spirito per renderli capace di esercitare il servizio al popolo; la capacità di governare il popolo di Dio viene da Dio, e non dalle proprie forze. Si fa bene a usare tutti i mezzi umani per rendersi capaci di compiere bene tale servizio, ma bisogna sempre guardare alla Fonte, con essa mantenere il contatto e a essa ricorrere. (b) Non bisogna essere gelosi della propria autorità ma piuttosto vedere con gioia che altri vi partecipino, perché il popolo di Dio sia servito al meglio. Bisogna anche essere vigilanti che non vengano nei cuori di chi governa la comunità sentimenti negativi, che rendono meno efficace il servizio, come l'autoritarismo, la prepotenza, la facilità all'ira di confronti di chi pensa diversamene. L'atteggiamento corretto è quello di Mosè: andare da Dio e trattare tutto con lui e pregarLo per ottenere le grazie necessarie per servire bene il popolo di Dio.
III - Giacomo 5,1-6 – Giacomo ammonisce i ricchi a non mettere le proprie speranze nei beni terreni, perché sono inconsistenti: le ricchezze marciscono (2 Le vostre ricchezze sono marce); i vestiti preziosi sono divorati dalle tarme (3 i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme); persino l'argento e l’oro sono attaccati dalla ruggine (3 Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine); spesso sono il ricavato dello sfruttamento dei lavoratori (cfr. 4). In genere chi si arricchisce rapidamente lo fa sempre in modo disonesto o protetto da leggi disoneste o inadeguate. I ricchi godono sulla terra a spese delle sofferenze degli altri (5 Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie) e arrivano al punto di uccidere il giusto, che non ha avuto i mezzi per difendersi (6 Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza), Cristo o le persone buone. Verrà il momento, in cui la ruggine dell'argento e dell’oro griderà contro i ricchi padroni (3 la loro ruggine si alzerà ad accusarvi) e consumerà le loro carni come fa il fuoco (3 e divorerà le vostre carni come un fuoco) - pensiamo a malattie, conseguenze dei loro vizi; il salario non pagato e le proteste dei lavoratori non retribuiti arriveranno con grida al cospetto di Dio (4 Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente). Essi si sono ingrassati come si fa con gli animali, destinati al macello (5 e vi siete ingrassati per il giorno della strage), andando incontro alle disgrazie; verrà il loro turno di piangere e gridare sotto il peso delle disgrazie, che cadranno su di loro (1 E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi!); questi sono i “tesori”, che si sono preparati per il giorno del giudizio (4 Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!). Nell’AT e nel NT si parla di peste, fame e guerra, come castighi per i peccatori: tali castighi valgono anche per noi peccatori di oggi. Preghiamo il Signore di illuminarci con la sua Parola e di farci la grazia di avere il cuore distaccato dai beni di questo mondo e di usarli senza diventarne schiavi e per aiutare i fratelli nel bisogno.
EUCARESTIA. Gesù nella Messa ci offre al sua Parola per illuminarci e la sua grazia per aiutarci a metterla in pratica. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, che ci ottengano da Dio che abbiamo il cuore distaccato dalla terra e attaccato a Lui e perciò anche sempre pronti al servizio dei fratelli.