Tempo Ordinario: Domenica 19.ma dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 19.ma dell'Anno B
I - Giovanni 6,41-51 – 1. (a) Gesù ha affermato che Egli è il pane disceso dal cielo e per questo i Giudei borbottano contro di lui (41 Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».); si appellano al fatto che conoscono i suoi genitori, il padre Giuseppe e la madre, per affermare che non può essere disceso dal cielo (42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?») come la manna; così pretendono di sapere tutto di lui. E invece i suoi miracoli e il suo sublime insegnamento sono un invito a concludere che in Gesù c'è qualche cosa di misterioso, che loro non conoscono o si rifiutano di riconoscere. E’ più che un semplice uomo, è il mandato da Dio, è Dio stesso; lo rivelano la facilità e la frequenza, con cui compie i miracoli. Bloccati dai loro pregiudizi, non ragionano e non arrivano alla fede. Esaminiamoci per vedere quanto delle cattive disposizioni dei Giudei c'è in noi, che non ci fa maturare fino alla fede piena in Gesù. (b) Gesù cerca di spiegare loro perché sono chiusi alla fede. Gesù ricorda una profezia dell'AT: Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio (46), che si ritrova quasi con le stesse parole in Isaia (54,13) e Geremia (31,34). Chi si mette alla scuola di Dio, ascolta Dio e aderisce alla sua Parola e quindi impara da Dio (46 Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui); perciò si accosta a Gesù senza pregiudizi e crede in lui (46 viene a me). Ma i Giudei si sono sempre ribellati a Dio con il risultato che il Padre li attira a Gesù per farli credere, ed essi si rifiutano (44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato). In realtà il Padre attira tutti a Gesù, perché vuole tutti salvi per mezzo di Lui, ma le nostre disposizioni interiori negative impediscono di fare arrivare a buon fine l'attività del Padre a nostro favore. Stiamo attenti alle nostre disposizioni interiori: l'influsso negativo del mondo esalta la ricerca del piacere e fa rifiutare ogni forma di sacrificio, che sono indispensabili per maturare e nella fede, speranza e carità. (c) Gesù precisa che nessuno ha visto Dio Padre, eccetto lui che viene dal Padre (46 Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre), e quindi bisogna mettersi alla scuola di Figlio per arrivare alla fede e ottenere la vita eterna già da adesso (47 In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna) e la risurrezione dei corpi alla fine del mondo (44 e io lo risusciterò nell’ultimo giorno). Lasciamoci guidare da Gesù senza riserve, lui che conosce il Padre ed è stato mandato da Lui; crediamo a lui e in lui e avremo la vita eterna e la resurrezione della carne.
2. Gesù dichiara di essere il pane vivo (51 Io sono il pane vivo), che ha la vita in sé, e il pane della vita (48 Io sono il pane della vita), che dà la vita agli altri: ovviamente si tratta della vita eterna. Questo pane è stato mandato dal Padre sulla terra, - è disceso dal cielo (50 questo è il pane che discende dal cielo; 51 disceso dal cielo); scopo di tale venuta è di nutrire l'uomo in modo che chi ne mangia possa continuare a vivere (50 perché chi ne mangia non muoia) e anzi possa vivere in eterno (51 Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno), nel senso che non si separerà mai da Dio, perché conserverà sempre in sé la vita divina; ciò a differenza degli ebrei che nel deserto mangiarono la manna, ma morirono spiritualmente a causa delle loro ribellioni a Dio e morirono fisicamente prima di entrare nella Terra promessa (49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti). Gesù è il pane vivo e della vita nel senso che chi crede a lui e in lui ha la vita eterna ora e la risurrezione della carne alla fine del mondo. Egli è donato dal Padre ed è disceso dal cielo proprio per trasmettere questa vita, che è eterna in Dio e nell'uomo, che rimane fedele a Gesù e alla sua Parola. Accresciamo la nostra unione con Gesù per mezzo della meditazione della sua Persona e della sua Parola e con l’uso dei sacramenti e la pratica delle virtù, di cui Gesù ci ha lasciato l’esempio. (b) Gesù parla anche di un pane futuro che egli darà: il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (51): wgloi conferma qui l’annunzio del pane eucaristico, che egli darà nell'Ultima Cena e di cui parla subito nei versetti seguenti. Ascoltiamo Gesù per quello che ha detto già e prepariamoci ad ascoltare ciò che dirà: si tratta di realtà spirituali bellissime. Preghiamo per capire almeno un po' il dono, che ci farà, la grandezza del dono e l’infinito amore che ne è la motivazione.
II – 1Re 19,4-8 - (a) Elia, per sfuggire alle minacce di morte da parte di Gezabele, si allontana nel deserto del Sud per una giornata di cammino e poi si riposa sotto una Ginestra (4). Viene preso da scoraggiamento e dal desiderio di lasciare questo mondo cattivo, lo dice a Dio e gli chiede di lasciarlo morire: motivo è la constatazione che egli non si sente migliore dei suoi antenati (4 Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri). E’ un calo di fiducia in Dio (cosa sbagliata!) o di fiducia in sé (cosa che può essere sviluppo di umiltà)? Stanco nel corpo e abbattuto nell’animo, Elia si addormenta dove si trova (5). Egli ha fatto grandi cose in onore di Dio e per difendere la fede nella sua unicità, ma sente la propria inadeguatezza di fronte a una missione così importante, che gli fa sperimentare la sua fragilità: conoscere i propri limiti è scienza e sapienza e riconoscerli è umiltà: sono virtù preziosissime per regolarsi nella vita ed evitare errori nella scelta dei rimedi adatti a risolvere le situazioni complicate sul piano naturale e soprannaturale. Il rimedio ai nostri limiti è valorizzare tutti i mezzi che abbiamo a disposizione e appoggiarci su Dio per tutto. (b) Un Angelo sveglia Elia una prima volta (5) e una seconda volta (7). Elia vede cibo e acqua e si nutre una prima volta (8) e una seconda volta (8). Dopo aver mangiato la prima volta si addormenta di nuovo (6). Il motivo per cui l'angelo lo invita a mangiare la seconda volta è la lunghezza e la fatica del viaggio da affrontare (7 Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino). Dopo aver mangiato la seconda volta, il cibo manifesta la forza straordinaria, che comunica a Elia, nel cammino di 40 giorni per arrivare al Sinai (8 Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb). Certo si tratta di cibo speciale, che prepara Elia agli ultimi impegni, che Dio gli affida, prima di fargli lasciare questo mondo e prenderlo con sé. Questo cibo è stato preso a simbolo del pane eucaristico, che ci sostiene nel cammino difficile e tribolato della vita per portarci al Monte di Dio, al Paradiso. Elia fu uomo di grande fede, fedele e obbediente sempre a Dio. Sono virtù, che dobbiamo esercitare anche noi, sull’esempio dei Santi.
III - Efesini 4,30-5,2 - (a) Noi siamo figli carissimi di Dio (1 quali figli carissimi) e, in quanto tali, dobbiamo imitare Dio (1 Fatevi dunque imitatori di Dio), come già aveva esortato Gesù: Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48), in particolare la sua misericordia (Lc 6,36: Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso). S. Paolo esorta esplicitamente sia alla misericordia (39 misericordiosi) e al perdono reciproco, come il Padre ha perdonato a ciascuno di noi per i meriti di Cristo e perché ci vede in Cristo (32 perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo), sia alla benevolenza reciproca (32 Siate invece benevoli gli uni verso gli altri). Nell’amore verso il prossimo noi, figli di Dio, dobbiamo contemplare e imitare il Suo modo di agire; dobbiamo amarci come fratelli fra di noi sia perché portiamo in ciascuno di noi l'immagine di Dio (Gn 1,26) sia perché dobbiamo essere conformi all'immagine di Cristo (Rm 8,29); e da buoni figli di Dio e fratelli fra di noi dobbiamo trattarci con mutua benevolenza e misericordia come tratta Dio Padre ciascuno di noi. (b) Siamo amati da Gesù e per nostro amore egli ha dato se stesso e la sua vita per noi, facendo di sé in sacrificio gradito al Padre per noi (2 nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore), cioè vivendo nell’obbedienza totale a Lui. Per questo sacrificio di Gesù noi siamo stati riconciliati col Padre (32), meglio e molto di più dei sacrifici espiatori dell'AT. Essendo stati amati da Gesù fino al punto estremo (Gv 13,1-2), anche noi dobbiamo camminare nella carità (2 e camminate nella carità), cioè dobbiamo vivere nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Dio, Padre e Figlio e Spirito, è amore (1Gv 4,8.16) e noi siamo figli di Dio e fratelli di Gesù e segnati nello Spirito: anche noi dobbiamo essere amore. La caratteristica di chi è amore, del Padre, è di amare per primo e di amare senza limiti (1Gv 8-21). (c) La redenzione, operata da Gesù, ci viene applicata per opera dello Spirito Santo. L’inizio è rappresentato dalla fede per gli adulti e dal battesimo per tutti; in esso siamo contrassegnati dello Spirito nel senso che Egli imprime in noi un sigillo, il segno della sua presenza in noi come tempio e dimora, per cui diventiamo di Dio e inizia per noi il cammino della salvezza, che sarà completato in cielo, nella gloria (30 lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione). Avendo ricevuto lo Spirito in noi come dono della Trinità e poiché Egli versa nei nostri cuori l'amore di Dio per noi e l'amore nostro per Dio (Rm 5,5), dobbiamo evitare di rattristare lo Spirito (30 E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio) con i nostri peccati contro il prossimo: Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità (31). S. Paolo, partendo dalle nostre relazioni con ciascuna persona della Trinità, invita ad amare Dio e il prossimo, che costituiscono i due precetti principali del Cristianesimo. Chiediamo l’abbondanza dello Spirito in noi, per poter amare in modo generoso, superando i nostri limiti, tanto ristretti.
EUCARESTIA. Il discorso del pane di vita, che prima è la Parola di Gesù, poi Gesù stesso e quindi la Carne e Sangue di Cristo, è un ottimo aiuto a capire l’importanza dell’Eucarestia nella vita del cristiano e della comunità. I santi hanno capito e gustato sulla base della Parola di Gesù e delle illuminazioni, che hanno avuto nelle loro riflessioni ispirate. Chiediamo per intercessione della Vergine e di S. Giuseppe, degli Angeli e dei Santi, di capire e gustare anche noi qualcosa di più ogni volta che ci accostiamo a Lui nella celebrazione.