Tempo Ordinario:Domenica XII dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com
Tempo Ordinario: Domenica XII dell'Anno B
I - Marco 4,35-41 - 1. (a) Gesù ha annunziato la Parola di Dio durante la giornata e ha guarito i malati, muovendosi fra le persone, così da entrare in contatto col più grande numero possibile; a sera invita i discepoli a passare all'altra riva del lago (35 In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva»). Egli congeda la folla e gli Apostoli lo prendono con sé nella barca (36 E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca); ma sul lago sono seguiti da altre barche (36 C’erano anche altre barche con lui) con persone a bordo, che non vogliono separarsi da Gesù. Gesù è stato al servizio della gente per tutto il giorno con un’attività instancabile; a sera però sente la stanchezza e con lui anche gli Apostoli; perciò congeda tutti e si imbarca per l'altra riva. Ammiriamo l'attività amorosa e intensa di Gesù a vantaggio dei malati e la docilità degli Apostoli nell’obbedirgli; notiamo l'attaccamento di quelli che non vogliono allontanarsi da Lui. Preghiamo per i nostri pastori, perché si conformino a Gesù nel servizio dei fedeli e agli Apostoli nella docilità a Gesù; imitiamo l'attaccamento della gente alla persona di Gesù; cerchiamo anche noi di stargli quanto più vicino è possibile. Esaminiamoci e vediamo in che cosa possiamo e dobbiamo migliorare. (b) Scoppia una tempesta improvvisa - ne capitano spesso sul lago – e turba la traversata, e soprattutto gli Apostoli che si spaventano, perché vedono le onde riempire la barca fino a farla quasi affondare (37 Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena). Nel frattempo Gesù si è addormentato e non viene svegliato dal fracasso (38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva); ci pensano gli Apostoli atterriti e con tono di rimprovero gli esprimono la loro paura (38 Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?»), e la sensazione che Gesù non si preoccupi che loro stiano per morire; anzi si considerano già perduti. E’ chiaro che la presenza di Gesù non è ancora per loro la realtà più importante e rassicurante; la loro fede non è così intensa da fargliela apprezzare. Se la loro fede fosse viva, direbbero a se stessi: “Siamo con Gesù; qualsiasi cosa ci accada, rappresenterà il meglio per noi”. Vivere e morire con Gesù dovrebbe essere la cosa più importante per loro; non lo è ancora ma lo sarà, quando la loro fede diventerà matura dopo la Morte e Resurrezione di Gesù e con la venuta dello Spirito Santo. Così deve essere per la Chiesa e per i singoli discepoli: dobbiamo preoccuparci di avere Gesù con noi, valorizzando i suoi tanti modi di presenza; se ci manteniamo in grazia di Dio, avremo nei nostri cuori Cristo, che vi abita per la fede (Ef 3,17) e per la carità (Gv 14,23). Maria e Giuseppe avevano Gesù con loro sempre e, poiché sapevano chi era, si fidavano di lui e si affidavano a lui; le stesse convinzioni avevano i Santi e trovavano la pace anche nei più gravi pericoli e sofferenze.
2. (a) Gesù minaccia il vento e comanda al mare anzitutto di smettere tanto rumore e poi di fare bonaccia (39 Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!»); e così avviene (39 Il vento cessò e ci fu grande bonaccia); poi si rivolge agli Apostoli e domanda loro perché hanno avuto paura e se per caso essa non è una manifestazione chiara che non hanno ancora la fede vera in lui (40 Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?»). In effetti se gli Apostoli avessero avuto fede nell'onnipotenza e nella bontà infinita, che Gesù aveva mostrate coi tanti miracoli e se avessero avuto coscienza che essi stavano con lui e lui con loro - e perciò si trovavano a condividere la sua stessa sorte -, non avevano nessun motivo valido per aver paura di qualcosa. Quando la Chiesa si trova circondata dalle tempeste della persecuzione o da altre difficoltà, deve tranquillizzarsi con la certezza di essere l’amatissima sposa di Gesù, di averlo sempre con sé secondo la promessa: Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20) e che Lui mette al servizio di lei la sua onnipotenza. Lo stesso vale anche per ogni singolo fedele. Ricordiamoci anche la presenza di Maria e Giuseppe resuscitati a fianco a noi. (b) Il dominio, che Gesù mostra di avere sulla natura, fa sentire agli Apostoli la presenza di Dio in lui e provoca in loro timore (41 E furono presi da grande timore) e interrogativi sulla persona di Gesù, che è capace di farsi obbedire non solo dagli esseri ragionevoli ma anche dalle forze della natura (41 e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»). Facciamo nostro il sentimento di timore degli Apostoli e rispondiamo alla loro domanda che Gesù è il Dio dell’AT, fatto uomo, colui che ha operato i prodigi per la liberazione di Israele dall’Egitto e da Babilonia e tutti i miracoli dell’AT, il Signore della natura e della storia, al quale anche noi dobbiamo obbedire, più docilmente della stessa natura.
II - Giobbe 38,1.8-11 - Il Signore si presenta a Giobbe, accompagnato da un uragano (1 Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano) e gli ricorda che è Lui che ha creato il mare vastissimo e gli ha imposto dei limiti allo spazio da occupare (8 Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno) e dei confini terrestri, che non deve superare (10-11 quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte 11 dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?); inoltre lo ha circondato di nubi (9 quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura). Dio è onnipotente, onnisciente e bontà infinita, ed è provvidenza sapientissima: nelle sue creature Egli lascia il segno, l’impronta, l'immagine della sua potenza, sapienza e bontà infinite, che l'uomo deve imparare a riconoscere come gradini per risalire fino a lui e come stimolo a rispettare queste creature, che Dio mette a sua disposizione perché possa usarle tanto quanto gli servono, anche astenendosene e tollerandole con pazienza. Siamo capaci di scoprire il segno di Dio nella natura che ci circonda? Ci aiuta a risalire fino a Dio o non sappiamo leggerla per niente? Usiamo le creature per la gloria di Dio e la nostra e altrui salvezza?
III - 2Corinzi 5,14 17 – (a) S. Paolo dichiara la sua certezza che Gesù è morto (14 e noi sappiamo bene che uno è morto; 15 Ed egli è morto ... per colui che è morto) - ed è risorto (15) dai morti il terzo giorno; non è morto per sé o per i propri peccati, ma per tutti gli uomini (14 uno è morto per tutti; 15 Ed egli è morto per tutti), per i loro peccati, per loro amore (14 L’amore del Cristo), per loro. Contempliamo anche noi il Cristo morto e risorto per ciascuno di noi e ricordiamo spesso a noi stessi perché l’ha fatto. Paolo ci dà già la risposta e più di una volta nelle sue Lettere: dice che Gesù è morto ed è risuscitato per espiare i nostri peccati e per ottenerci l’amicizia con Dio: è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,25), per nostro amore (14), un amore infinito, che l'ha spinto a darsi per la Chiesa (Ef 5,25), per noi (Ef 5,1-2), per ciascuno di noi (Gal 2,20). Rispondiamo col nostro amore a questo amore, che ha spinto Cristo a darsi per noi e che spinge Paolo a fare altrettanto per amore di Cristo e dei fratelli (14 infatti ci possiede); il nostro amore per Gesù dovrebbe produrre lo stesso effetto in noi: la donazione totale a Cristo e ai fratelli per amore di Cristo. (b) Cristo ci ha redenti per unirci a sé, farci diventare una cosa sola con lui (17 se uno è in Cristo), per farci diventare membra del suo Corpo mistico: così egli ci fa morire al peccato (14 dunque tutti sono morti), cioè elimina il peccato grave dalla nostra vita, e ci comunica la vita nuova, che ci trasforma in nuova creatura (17 è una nuova creatura) e ci fa vivere secondo la volontà di Dio; ormai le realtà vecchie del peccato, come l'uomo vecchio, sono tramontate (17 le cose vecchie sono passate) e sono morte in noi, e sono nate quelle nuove (17 ecco, ne sono nate di nuove); e noi ormai siamo diventati uomini nuovi, che viviamo per Cristo (15 perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro), una vita nuova, che ha la sorgente, il modello e il fine, in Cristo risorto, vivo e vivificatore. E’ il nostro programma di vita secondo la volontà di Dio, che ci vuole a immagine del Figlio suo fatto uomo, modello già riprodotto alla perfezione da Maria e Giuseppe, sempre obbedienti al Padre, come Gesù. Essendo uomini nuovi, non giudichiamo più la realtà con i criteri dell'uomo vecchio e morto (16 Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana), ma secondo la realtà nuova e la mentalità nuova, di fede e carità e speranza, che abbiamo ricevuto per opera dello Spirito Santo grazie all’opera redentrice di Gesù e all'attività dello Spirito in noi. Ovviamente pensiamo in modo nuovo a Gesù, che consideriamo non semplice uomo, ma come Dio e uomo, Maestro e Salvatore del genere umano (16 se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così). In sostanza dobbiamo lasciar guidare i nostri pensieri, affetti e sentimenti, parole, opere e omissioni, dalle virtù teologali della fede, speranza e carità.
EUCARISTIA. Qui incontriamo Gesù, Maestro di verità e donatore della vita nuova, che egli ci ha meritata col suo sacrificio, che rende presente qui proprio perché sia offerto al Padre per salvare noi oggi e tutto il mondo. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, che ci ottengano quella fede intensa, che loro hanno avuto e che ha permesso loro di vivere la vita divina in pienezza.