Tempo Ordinario: Domenica XI dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica XI dell'Anno B
I - Marco 4,26-34 - 1. Gesù parla alla folla e paragona il Regno di Dio a un uomo, che getta nel terreno il seme del grano (26 Diceva: Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno). Il seme germoglierà e crescerà senza che l’agricoltore vi aggiunga altra cura - così si faceva in Oriente, mentre in Occidente c’è cura ulteriore -; sia che egli dorma o stia sveglio, il seme si svilupperà di giorno e di notte per l’energia interna, che porta in sé: egli non sa come ciò avviene (27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa). Il terreno fa produrre lo stelo, la spiga e il chicco (28 Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga); quando la spiga è matura, con la falce si fa la mietitura (29 e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura). In sostanza è Dio che mette l'energia nel seme, perché si sviluppi, e crea le condizioni con la pioggia e il clima adatto. Così avviene per il Regno di Dio: il predicatore deve solo donare il seme della Parola; sarà Dio a farlo sviluppare nel cuore disponibile di chi ha buona volontà. Per collaborare anche noi alla diffusione del Regno di Dio, noi dobbiamo imitare Gesù: egli ha pregato, ha fatto tanti sacrifici, ha dato la sua testimonianza della Parola e della vita. Gesù pregava di giorno, quando aveva tempo, e di notte, quando di giorno l’apostolato lo teneva troppo occupato; faceva i sacrifici necessari per fare l’apostolato: predicava, dagli avversari della Parola sopportava contraddizioni, opposizioni e calunnie, e infine affrontò la Passione e Morte; dava la testimonianza della sua vita, vissuta nell’obbedienza piena al Padre. Gli Apostoli hanno seguito le sue orme con una vita di preghiera e sacrifici e apostolato e in questo sono stati seguiti dai missionari di tutti i tempi. La Madonna raccomandò a Bernardetta a Lourdes nel 1858 e ai tre ragazzi a Fatima nel 1917 preghiera e sacrifici per ottenere la conversione dei peccatori. Anche a noi, preti e laici, consacrati o non, è rivolto lo stesso invito a collaborare alla diffusione del Regno di Dio. In effetti il predicatore fa arrivare la Parola di Dio agli orecchi degli ascoltatori per mezzo della sua voce, ma solo Dio può aprire il cuore delle persone all’accettazione della sua Parola; noi però con la preghiera e il sacrificio possiamo ottenere da Dio agli uditori la grazia di aprire il loro cuore ad accoglierla.
2. Gesù paragona ancora il Regno di Dio a un granello di senapa, che alla semina è uno dei più piccoli semi (31 È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno); poi cresce e diventa una delle più grandi piante dell'orto, al punto che gli uccelli vi possono costruire i propri nidi (32 ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra). Gesù nella parabola vuol richiamare l'attenzione sulla differenza fra la piccolezza del seme e la grandezza della pianta: i discepoli non devono impressionarsi per il fatto che il Regno di Dio ha inizi piccolissimi e insignificanti, perché l’intervento di Dio alla fine lo farà diventare grande e ben visibile. Non si scoraggino perciò neanche di fronte alle difficoltà, perché il Regno di Dio cresce per forza interna – cfr. la parabola del seme di grano -, e l'intervento di Dio opererà perché il risultato finale sia grande – cfr. parabola della senape. Fidiamoci di Dio; confidiamo in lui e non nelle nostre forze; affidiamoci a lui, che è molto interessato alla diffusione del suo Regno e s’impegna in essa.
3. Perché Gesù insegna con le parabole? Lo fa per illuminare i discepoli su che cosa è il Regno di Dio, del quale sentono l'annuncio (30 Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?), così da farsene un'idea esatta. Inoltre con esse tiene conto della capacità di comprensione degli ascoltatori (33 Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere), persone semplici, che possono ricordarle con facilità e trovare in esse lo stimolo per riflettere, se ci mettono la buona volontà. Perciò ne fa uso abbondante (34 Senza parabole non parlava loro), ma si riserva di dare spiegazioni in privato ai discepoli, perché ne possano capire pienamente il significato (34 ma in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa) e lo propongano agli altri. Era anche un aiuto che Gesù offriva agli avversari e ai nemici, i quali, a causa delle loro cattive disposizioni e dei loro pregiudizi contro di lui, avrebbero rifiutato subito il suo insegnamento, se egli lo avesse presentato in tutta la sua luce; egli invece lo dava con luce parziale e così li aiutava a riflettere, e anche a convertirsi. Pure in questo Gesù mostrava la sua misericordia verso i suoi contemporanei e verso di noi, che oggi ci accostiamo alla Parola.
II - Ezechiele 17,22-24 – E’ Dio stesso che propone una parabola (22 Così dice il Signore Dio). Dio preannuncia che raccoglierà un ramoscello dalla cima di un cedro e lo pianterà su un monte alto e grande (22 Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente), precisamente sul monte d'Israele (22 lo pianterò sul monte alto d’Israele). Il ramoscello diventerà un splendido cedro perché metterà rami e frutti (23 Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico); sotto i suoi rami troveranno riparo, dimora e riposo, tutti gli uccelli (23 Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà). Da questo gli alberi della foresta si renderanno conto che Egli è il vero e unico Dio (24 Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore) e che ha il dominio pieno sugli alberi, anche i più grandi: Egli, secondo ciò che decide, abbassa gli alberi o li innalza (24 che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso); fa seccare i verdeggianti e ridà la vita all’albero seccato (24 faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco). Dio conferma che realizzerà tutto ciò (24 Io, il Signore, ho parlato e lo farò). Con questa parabola Dio ha voluto affermare che egli guida gli avvenimenti con la sua sapienza e con la sua potenza infinite sul piano della natura e della storia e sul piano soprannaturale della grazia; egli si fa guidare dalla sua bontà infinita e dal suo amore. Noi dobbiamo credere a lui e affidarci completamente a lui, anche nella nostra vita personale.
III - 2Corinzi 5,6-10 - Mentre viviamo sulla terra, la nostra anima abita nel nostro corpo (6 finché abitiamo nel corpo; 9 sia abitando nel corpo; 10 quando era nel corpo) e stiamo come in esilio lontano dal Signore (6 sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore): adesso viviamo guidati dalla fede (7 camminiamo infatti nella fede), per la quale crediamo in Dio o scopriamo la sua impronta nelle sue creature, ma non lo vediamo faccia a faccia (7 e non nella visione). Il nostro desiderio è di raggiungere la nostra situazione finale, cioè quella di lasciare il corpo (8 e preferiamo andare in esilio dal corpo; 9 sia andando in esilio), e di andare nella patria eterna, ad abitare col Signore (8 e abitare presso il Signore), a vederlo faccia a faccia (7 nella visione). Il nostro stato d'animo sulla terra deve essere quello di un’immensa fiducia nel Signore (6 sempre pieni di fiducia; 8 siamo pieni di fiducia), perché sappiamo che Dio, Padre e Figlio e Spirito, ci ha amati da sempre, dall'eternità, e ha voluto che diventassimo concittadini dei santi e familiari di Dio (Ef 2,19), cioè figli del Padre, fratelli di Gesù, dimora e amici e sposa dello Spirito; per renderci tali il Figlio di Dio, uno della Trinità, si è fatto uomo e si è consegnato alla morte per noi; possiamo, quindi, ben fidarci di Dio, confidare in lui (Sal 25,2; 26,1; ecc.) e affidarci a lui (Sal 17,7; 31,6; 91,14; 143,9; ecc.). L’altro impegno, oltre la fiducia, è di vivere e agire in modo da essere graditi a Dio (9 ci sforziamo di essere a lui graditi), e quindi evitare il male e fare il bene, praticando i due precetti dell'amore con l’osservanza dei dieci comandamenti: Dio ci sostiene con l’aiuto della sua grazia. (b) Lasciamo questo mondo con la separazione dell'anima dal corpo e dobbiamo presentarci al tribunale di Cristo (10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo), per ricevere la ricompensa per i pensieri, parole, opere e omissioni, che abbiamo fatte in vita sulla terra: sarà o il premio per il bene operato o il castigo per le nostre malvagità (10 per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male). Se moriamo in amicizia col Signore, in grazia di Dio, cioè senza peccati gravi e avendo fatto penitenza dei peccati commessi, andremo in Paradiso; se moriamo in amicizia col Signore, in grazia di Dio, cioè senza peccati gravi sulla coscienza, ma senza aver fatto penitenza completa dei peccati, andremo in Purgatorio, per completare la purificazione prima di andare in paradiso; se moriamo in disgrazia di Dio, cioè con peccati gravi sulla coscienza, andremo all'inferno, per sempre, puniti con pene diverse a seconda della gravità dei nostri peccati. Certamente nell’inferno i diavoli patiscono più degli uomini e incrudeliscono contro di loro: gli angeli decaduti sanno quanto grandi e numerose grazie hanno ricevuto da Dio gli uomini, che incoscientemente non ne hanno voluto approfittare per salvarsi. Valorizziamo i primi venerdì o i primi sabati del mese; portiamo lo scapolare del Carmelo, ecc.: sono pratiche, alle quali sono state fatte promesse di salvezza eterna. Valorizziamo la preghiera per e presso i moribondi, specie la coroncina della misericordia, perché Dio li salvi; e suffraghiamo anche le anime del Purgatorio.
EUCARISTIA. La Parola di Dio è il seme gettato nel nostro cuore, per far crescere in noi il Regno di Dio e per farci collaborare alla sua diffusione, e la comunione eucaristica è la sorgente di forza e di grazia. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, che ci ottengano di seguire le loro orme.
mons. Francesco Spaduzzi