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Tempo Ordinario: Domenica IX dell'Anno B - Santissima Trinità

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com

Tempo Ordinario: Domenica IX dell'Anno B - Santissima Trinità

I - Matteo 28,16-20 - Gli Apostoli vanno all'appuntamento con Gesù in Galilea su un monte (16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato), lo riconoscono da lontano, si prostrano in adorazione (17 Quando lo videro, si prostrarono), ma sembra che, a causa della lontananza, alcuni restano dubbiosi (17 Essi però dubitarono). Gesù si avvicina, facendo svanire le perplessità e parla loro (18 Gesù si avvicinò e disse loro) ormai da risorto e glorificato. Essi già sapevano che, in quanto Figlio di Dio, aveva ricevuto tutto dal Padre (Mt 11,27), giacché si conoscono e si amano reciprocamente in perfetta uguaglianza (Mt 11,17); adesso, anche in quanto uomo risuscitato, riceve i poteri pieni dal Padre con il dominio su Angeli e uomini e tutte le creature (18 A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra). Per questa autorità egli manda i suoi discepoli e apostoli in tutto il mondo, perché annuncino Lui e il suo insegnamento a tutti i popoli, in modo da farli suoi discepoli (19 Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli); dopo che gli ascoltatori hanno creduto alla loro Parola, dovranno ricevere il battesimo, dato dagli Apostoli per autorità dell'unico Dio Uno e Trino, Padre e Figlio e Spirito Santo, e per consacrargli i singoli (19 battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo). I discepoli, oltre a credere e a ricevere il battesimo, dovranno vivere secondo i comandamenti di Gesù (20 insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato). Noi crediamo, a suo tempo abbiamo ricevuto il battesimo, ora dobbiamo guardare a Gesù come Maestro, del quale accettiamo l’insegnamento, e come Modello da imitare. La grazia per vivere secondo il Vangelo ce l’ha meritata Gesù stesso. Abbiamo ricevuto il Vangelo, è giusto che ci preoccupiamo di collaborare alla sua diffusione con la preghiera, e i sacrifici e la testimonianza, e anche con aiuti, se ne abbiamo la possibilità.

2. Gesù conclude il suo discorso – e il Vangelo di Matteo - con la promessa formale e chiara che egli starà sempre con la Chiesa e con i singoli, ogni giorno fino alla fine del mondo: Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (20). Egli intendeva riferirsi – è ovvio - anche ai successori degli Apostoli: ai Vescovi e ai loro collaboratori presbiteri e diaconi, oltre che a tutti i credenti e battezzati. Grazie alla fede già i discepoli entrano in comunione con Gesù e - per mezzo suo - con le altre due Persone Divine, perché cominciano a conoscere la realtà come la vede la Trinità; col battesimo la comunione diventa completa, per quel che è possibile ai credenti ora sulla terra: essi ricevono da Dio la sua vita divina e diventano partecipi della natura divina (2Pt 1,4). Padre e Figlio e Spirito non sono quindi Persone estranee e lontane, ma sono strettamente legate a noi – e noi a loro - per la fede e il battesimo: diventiamo figli del Padre, fratelli di Gesù Cristo e membra del suo Corpo, dimora e amici e sposa dello Spirito Santo. Per la fede sulla terra già intuiamo e nella riflessione e meditazione approfondiamo e gustiamo queste verità; ma il resto della conoscenza, il di più e il meglio, ce lo dobbiamo aspettare solo nell’Aldilà, nella visione faccia a faccia, in paradiso, nell'eternità. Crediamo, adoriamo, ringraziamo, continuiamo ad approfondire, chiediamo la comprensione delle Sacre Scritture.

II - Deuteronomio 4,32-34.39-40 - (a) Mosè esorta gli ebrei a essere convinti e riflettere bene con mente e cuore (39 Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore) che c'è un solo Dio nell'universo - si tratta di Yahweh - e non ve ne sono altri: il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro (39). La professione di fede in un Dio unico è un fenomeno rarissimo nell'antichità: la gente del popolo divinizzava uomini e animali, essere viventi e non viventi, e persino i fenomeni della natura. Invece gli ebrei consideravano giustamente Yahweh Dio della creazione e della storia e come onnisciente, onnipresente, onnipotente, bontà infinita; tutto era sottomesso a lui. Anche noi crediamo in questo Dio unico con il completamento della rivelazione, che ci è venuta per mezzo di Gesù Cristo e dello Spirito Santo: Dio è uno nella natura e trino nelle persone: Padre, Figlio, Spirito, e la seconda persona della Trinità è diventata uomo. Rinnoviamo spesso questa nostra fede con la recita del Credo o coi due misteri principali della fede, e in forma brevissima col segno della croce. (b) Questo Dio unico, nella sua bontà, è apparso nel fuoco del Sinai e ha rivolto la sua parola a tutto il popolo ebreo, che è rimasto vivo (33 Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?); questo fatto è stato un caso unico nel tempo - nella storia - e nello spazio (32 Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa?).  A noi Dio ha parlato per mezzo di Gesù senza manifestazioni straordinarie e terrificanti e con lui si è completata la rivelazione, anche se non è terminata la comprensione, che cresce perché lo Spirito continua a farcela capire meglio e di più. E Dio si è rivelato in un modo da non creare timori, perché il Figlio di Dio si è fatto uomo fra gli uomini ed è stato vicinissimo a loro; gustiamoci questa intimità e vicinanza di Dio nella persona di Gesù, che continua attraverso i secoli in tanti modi diversi. (c) Inoltre Yahweh si è formato un popolo, strappandolo di mezzo a un altro popolo e dalle sue mani con manifestazioni grandi della sua potenza infinita: così Dio fece con gli ebrei, liberandoli sotto lal guida di Mosè dalla schiavitù d'Egitto (34 O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?). Per noi Dio ha fatto molto di più: è venuto lui personalmente come uomo a patire e a morire per liberarci dalla schiavitù di Satana, per formare il nuovo popolo di Dio. (d)  Ecco che cosa Dio chiede al suo popolo dell’AT come risposta a tanta Sua bontà: Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre (40). E noi che cosa dobbiamo fare di fronte a una bontà infinitamente maggiore? Osserviamo i dieci comandamenti che si raccolgono nei due precetti dell'amore a Dio e al prossimo e così saremo sereni in questo mondo, ma soprattutto avremo la felicità eterna e la consolazione di stare per sempre con Dio. Impegniamoci, sostenuti dalla sua grazia, e otterremo da Dio che ci doni se stesso ora nell'eucaristia e nei vari modi di presenza di Gesù e domani nell'eternità in paradiso.

II - Romani 8,14-17 – (a) Noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo (15 ma avete ricevuto lo Spirito) dal Padre (Gv 14,26; Gal 4,6), ma anche dal  Figlio (Gv 15,26), egli che è detto Spirito del Padre (Mt 10,20; Rm 8,9.11; 1Cor 3,16; 6,11) e Spirito del Figlio (Rm 8,9, Gal 4,6; Fil 1,19; 1Pt 1,11) e procede dal Padre (Gv 15,26) e dal Figlio (cfr. Gv 15,26). E’ lo Spirito che ci rende figli di Dio Padre, figli suoi adottivi (15 lo Spirito che rende figli adottivi). Il dono dello Spirito non è un diritto o una possibilità della natura umana, ma è un dono di Dio Padre e del Figlio per farci figli di Dio, per farci entrare nella vita trinitaria, rendendoci partecipi della natura divina e della vita divina. Facciamo atti di fede, adorazione, ringraziamento, lode per questo dono. (b) Lo Spirito Santo, insieme alla nostra intelligenza, illuminata dalla fede, ci attesta che siamo figli di Dio (16 Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio). Lo diventiamo per mezzo del battesimo ma solo con lo sviluppo dell'intelligenza e della fede - della conoscenza, guidata dalla fede - ne prendiamo coscienza grazie all'opera dello Spirito Santo in noi. Lo Spirito ci fa figli di Dio e ce ne fa sviluppare la conoscenza e l'esperienza. Ringraziamo lo Spirito. (c) Sempre per mezzo dello Spirito noi ci rivolgiamo a Dio, chiamandolo Padre, usando la stessa parola aramaica usato da Gesù: lo Spirito … per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (15; cfr. Gal 4,6). Quando noi usiamo la parola Padre nella preghiera liturgica o personale, certamente stiamo sotto l'influsso dello Spirito Santo, che ci muove. Gustiamo questa realtà meravigliosa di figli ed esprimiamola. (d) I figli di Dio sono guidati dallo Spirito nella loro vita di fede e di carità: Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio (14). C’è lo stile di vita, che è proprio degli schiavi, caratterizzato dalla paura (15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura) e uno stile di vita caratterizzato dalla familiarità con Dio (15 ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi). E’ ovvio che lo Spirito ci spinge a quest'ultimo stile di vita e perciò ci fa praticare le virtù teologali e morali (Gal 4,7). Lo Spirito ci fa vivere da figli di Dio, realizzando la nostra rassomiglianza con Gesù, conformandoci a lui in tutto, specie alla sua Passione e Morte: ci rende partecipi delle sue sofferenze per farci partecipi della sua gloria (17 se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria). In tutta la nostra vita dobbiamo, con il sostegno dello Spirito, imitare il modello che è Gesù. (e) S. Paolo ci ricorda infine che, se siamo figli di Dio, siamo anche suoi eredi (17 E se siamo figli, siamo anche eredi; cfr. Gal 4,7), eredi di Dio Padre (17), e anche coeredi di Cristo (17), perché nostro fratello. E’ per i meriti del Gesù che noi abbiamo l'adozione a figli (Gal 4,4-5). Meditiamo spesso questi argomenti; rinnoviamo con frequenza la nostra fede in queste verità; pensiamoci spesso, gustiamole, rendiamocele familiari.

EUCARESTIA. Nella Messa Gesù rende presente se stesso e il suo sacrificio per offrisi al Padre, ancora oggi per la nostra salvezza, rinnovandoci tutte le grazie che ci ha meritate con la sua vita, passione e morte. Chiediamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni, di ottenerci la grazia di partecipare bene alla Messa e di offrici insieme con Gesù alla Trinità. 

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