Tempo Pasquale: Domenica IV dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
I - Giovanni 10,11-18 - Gesù dice di sé: Io sono il buon pastore (11.14) e indica due caratteristiche del buon pastore: il buon pastore conosce e ama le sue pecore (14-16) e soprattutto dà la vita per loro (11-13.17-18). (a) Gesù dice di sé che è il buon pastore nel senso di buono e amante e amabile; egli conosce le sue pecore (14 conosco le mie pecore) e le ama - secondo le lingue semitiche la conoscenza include anche l'amore – e ne è ricambiato con la conoscenza (14 e le mie pecore conoscono me) e l'amore. La conoscenza e amore fra Gesù e le pecore ha come modello e sorgente la conoscenza e l'amore reciproci, che ci sono tra Padre e Figlio (15 così come il Padre conosce me e io conosco il Padre) e lo Spirito Santo. In effetti l'unione di Gesù con noi, frutto di conoscenza e amore reciproci, ha come modello e principio l'unione, che fa del Padre e del Figlio e dello Spirito un unico Dio (Gv 10,30). Cerchiamo di alimentare la conoscenza amorosa, che abbiamo per Gesù; essa viene dalla meditazione quotidiana e dall'incontro con lui nella Parola di Dio e nei sacramenti. Solo così impareremo anche a conoscere ad amare noi stessi in modo equilibrato e ad amare il nostro prossimo come immagine di Dio. (b) Gesù non pensa solo ai discepoli, che ha davanti ai suoi occhi, provenienti dall'ebraismo, ma anche alle pecore di tutti i tempi, che aderiranno a lui in futuro, lasciando il paganesimo (16 E ho altre pecore che non provengono da questo recinto); Gesù sa che deve provvedere anche alla loro salvezza (16 anche quelle io devo guidare). Anche costoro ascolteranno la Parola di Gesù attraverso i Pastori, che egli invierà, e crederanno in lui: questi costituiranno una sola comunità sotto l'unica guida di Cristo invisibile (16 Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore) e del suo vicario visibile, il Papa. Egli pensava a noi, provenienti dal paganesimo; ci conobbe in anticipo, ci amava quando ancora non esistevamo, morì per noi, ci ama ora, ci vuole salvare e ci offre i mezzi di salvezza nella preghiera, i sacramenti, la vita cristiana. Facciamo in modo da saperne approfittare. Come pastori dobbiamo conoscere e amare le anime, che restano “pecore di Cristo”, anche quando la Chiesa ce le affida. Accettando la missione, diventiamo responsabili davanti a Dio della loro salvezza eterna e dobbiamo usare tutta la nostra intelligenza e volontà e capacità inventiva per portare le anime a Cristo.
2. (a) Gesù è il buon pastore, anche perché dà la propria vita per le pecore e in questo sì differenzia dal mercenario, che, proprio perché non è il pastore, non si sente legato alle pecore; perché non sono sue, non se ne cura più di tanto (12 Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono; 13 perché è un mercenario e non gli importa delle pecore). Il mercenario, in caso di pericolo, pensa a salvare se stesso e non le pecore, e queste vengono straziate e uccise, rubate o disperse (12 vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde). Gesù invece è il pastore buono delle pecore e dà la vita per loro (11 Il buon pastore dà la propria vita per le pecore; 15 e do la mia vita per le pecore); anche per questo il Padre lo ama (17 Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita). (b) Gesù non è costretto da nessuno a dare la propria vita; nessuno gliela può sottrarre (18 Nessuno me la toglie: io la do da me stesso): la dà e la riprende quando vuole (18 Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo; 17 per poi riprenderla di nuovo). E la riprenderà certamente, quando verrà l’ora stabilita dal Padre; Gesù si riferisce alla sua Morte e Risurrezione: volontariamente si consegna alla morte e liberamente riprende la vita, secondo quanto il Padre ha stabilito per lui nella sua infinita sapienza (18 Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio). Il Padre lo ama per questa sua obbedienza fedele al piano di salvezza. Ringraziamo Gesù perché diede la vita per noi e per il suo amore al Padre e a noi, che lo spinse al dono totale di sé stesso; lodiamone e ringraziamo la Trinità. E come pastori dobbiamo essere anche noi disposti a dare la vita per le pecore, sia nel senso di morire per loro, se fosse necessario, ma certamente e sempre nel senso di vivere la vita di preghiera, sacrificio e apostolato, per la loro santificazione e la nostra.
II - Atti 4,8-13 - Gesù aveva predetto agli Apostoli che sarebbero stato sarebbero stati trascinati nei tribunali e avrebbero dato testimonianza con la parola e con la vita per lui, ma non si dovevano preoccupare di ciò che avrebbero dovuto dire, giacché lo Spirito Santo avrebbe parlato in loro; così avviene con Pietro ora, che, ispirato dallo Spirito, parla a nome suo e di Giovanni (8 Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: Capi del popolo e anziani), che sono stati prelevati dal carcere e portati davanti al Sinedrio per essere interrogati dai capi come e nel nome di chi lo storpio è stato guarito (9 visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato). Pietro proclama che è per l'invocazione del nome di Gesù e per la sua autorità e potenza che l'infermo è stato guarito (10 sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno,…, costui vi sta innanzi risanato). Rinfaccia loro di aver crocifisso Gesù, che Dio ha risuscitato (10 che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti): essi hanno scartato Cristo come una pietra, che non serviva a niente, ma Dio ne ha fatto la pietra importante e bella (11 Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo). Come solo nel nome di Gesù questo uomo è stato guarito, così solo in Gesù possiamo essere salvati e avere la vita eterna (12 In nessun altro c’è salvezza), purché lo riconosciamo come Dio e Uomo e Salvatore, e riformiamo la nostra vita secondo il suo insegnamento: non c'è altri che possa salvare l'umanità (12 non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati). Ammiriamo il coraggio che Pietro mostra ora, mentre per paura rinnegò Gesù durante la Passione, e riconosciamo che tutto gli viene dallo Spirito Santo, dal quale anche noi dobbiamo attingere per dare testimonianza a Gesù. Condividiamo e rinnoviamo la nostra fede in Gesù come unico Salvatore del mondo, dal quale solamente possiamo attingere la salvezza. Valorizziamo il Battesimo, già ricevuto, e la Confessione e l’Eucaristia, per rinnovare gli incontri con Gesù e aprirci sempre più al dono della salvezza.
III - 1Giovanni 3,1-2 - (a) Dio Padre ci ama e perciò manda il Figlio, che si fa uomo per la nostra redenzione, in modo che chi crede in lui abbia la vita divina, eterna (Gv 3,16): così diventa figlio di Dio col battesimo reale o di desiderio (Gv 3), come l’attesta lo Spirito Santo in noi (Rm 8,16-17; Gal 3,6; 4,5-6). E’ per amore che Dio ci fa suoi figli sin da ora (1 Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio; 2 Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio) e lo siamo non solo a parole, ma realmente (1 e lo siamo realmente!), al punto che S. Pietro scriveva che noi siamo partecipi della natura divina (cfr. 2Pt 1,4). L'adozione legale dà i diritti di figlio, ma non la natura di figlio; invece l'adozione divina ci fa figli realmente, perché Dio ci rende partecipi della sua natura divina e ci comunica la sua vita divina. I Padri della Chiesa, per dare un’idea di questa realtà bellissima e inimmaginabile, hanno usato l’immagine del pezzo di ferro, che, messo nel fuoco, appare fuoco; così noi sembriamo Dio! Già da ora questo avviene in noi quando abbiamo la grazia santificante. Crediamo, adoriamo, lodiamo, ringraziamo, umiliamoci perché non ne siamo degni, impegniamoci a lottare contro il peccato, al quale ci spinge Satana, per sottrarci questo dono straordinario della divinizzazione, che egli ha perduto per sempre. (b) Sappiamo che siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non lo sappiamo ancora in quanto non c'è stato rivelato (2 ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato). Sappiamo solo che saremo simili al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, perché li contempleremo e vedremo faccia a faccia nella loro realtà (2 Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è) e non più per immagine, come avviene nella fede o per l'impronta di Dio, che scopriamo nelle creature per mezzo della ragione. Satana voleva diventare come Dio con la ribellione e perse tutto; fallì lui e ingannò i progenitori con false promesse ed essi ebbero lo stesso risultato negativo. Noi invece saremo simili a Dio se ci lasciamo guidare dalla fede e siamo animati dalla carità. Già siamo a immagine di Cristo ora. Di qui l'importanza di contemplare Cristo nella meditazione, perché in questo modo già avviamo il processo di trasformazione progressiva. (c) Noi siamo figli di Dio e lo siamo realmente; sappiamo che saremo simili a lui… ma non conosciamo altro perché siamo illuminati solo parzialmente dalla fede; se noi ci conosciamo così limitatamente, gli altri, specie quelli del “mondo”, quelli che non credono in Dio o non lo prendono sul serio nella loro vita, non conoscono Dio e quindi non conoscono neanche noi: Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui (1). Solo la fede apre la nostra mente su queste realtà; chi non ha fede non le conosce e neanche le immagina. Ringraziamo per il dono delle fede e diffondiamola per la nostra gioia e per quella degli altri. Gustiamo la nostra figliolanza divina ora e ringraziamo Gesù, che ce l’ha ottenuta.
EUCARESTIA. Intorno all’Eucarestia si riunisce la famiglia di Dio ed essa alimenta il rapporto strettissimo, che il Padre ha voluto stabilire con noi nel Figlio per l’attività dello Spirito Santo. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, perché ci ottengano la grazia di mai perdere questo dono. (mons. Francesco Spaduzzi)