Tempo di Quaresima: Domenica IV dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@virgilio.it
Tempo di Quaresima: Domenica IV dell'Anno B
I - Giovanni 3,14-21 – 1. Gesù è in dialogo con Nicodemo e gli ricorda un episodio dell'AT. Il popolo si ribellò a Dio e serpenti velenosi ne fecero strage; gli Ebrei si spaventarono, capirono la gravità del loro peccato dal danno, che avevano provocato a se stessi, e si pentirono; allora chiesero a Mosè di intercedere presso Dio. Mosè pregò Dio, che per misericordia diede il rimedio: ordinò di fare serpenti di bronzo e li fece mettere su pali in varie parti dell'accampamento. Chi guardava il serpente veniva guarito dal veleno a condizione che credesse alla Parola di Dio per mezzo del suo inviato Mosè e sperasse nell'onnipotenza e bontà di Dio e nella sua promessa di guarigione. Credettero, sperarono e furono salvati (14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto; cfr. Nm 21.4-9). Gesù dice che Egli, il Figlio di Dio diventato uomo, sarà innalzato sulla croce e che chi lo guarda e crede in lui avrà la vita eterna (14-15 così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna). In sostanza bisogna credere in Gesù come Figlio di Dio, fatto uomo (Gv 1,14) e dato (16 da dare il Figlio unigenito) e mandato dal Padre all'umanità (17 ha mandato il Figlio nel mondo) e sperare nella bontà e nell'amore del Padre (16 Dio infatti ha tanto amato il mondo) e del Figlio (Ef 5,1-2.25) e sulle loro promesse e così ottenere la salvezza per mezzo di Gesù crocifisso (16 perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna). Il Padre ha mandato il Figlio nel mondo per salvare l'umanità per mezzo della fede nel suo Inviato, non certo per la rovina degli uomini (17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui). Crediamo nel Padre, Figlio e Spirito Santo; speriamo nelle loro promesse e nella loro potenza e bontà infinite; rispondiamo all'amore di Dio con l'amore nostro; pentiamoci dei peccati e facciamo il proposito di non commetterne più e Dio ci donerà la salvezza. A Gesù costa molto liberarci dai peccati e salvarci; a noi ben poco; e la bontà infinita di Dio che ci dà anche la forza per morire al peccato e risuscitare a vita nuova.
2. La salvezza è donata da Dio a chi crede in Gesù, cioè è convinto che è il Figlio di Dio fatto uomo ed è il Cristo Salvatore per mezzo della sua obbedienza amorosa al Padre, e specie della sua passione e morte (18 Chi crede in lui non è condannato… nel nome dell’unigenito Figlio di Dio). Questa è la verità da credere, ma occorre anche fare la verità, cioè vivere secondo la verità (21 Invece chi fa la verità), che consiste nel fare il bene, proposto dalla verità, e quindi evitare il male. Coloro che si rifiutano di credere si autocondannano alla perdita della salvezza (18 ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio) e fanno questa scelta sbagliatissima, perché le loro opere sono malvagie (19 perché le loro opere erano malvagie). In effetti Gesù viene nel mondo come luce del mondo (19 la luce è venuta nel mondo) ed è già questo che provoca un giudizio (19 E il giudizio è questo), la distinzione tra le persone, che amano le tenebre, perché sono sotto il dominio di Satana, padre della menzogna e della morte, e quelle che amano la luce, che è il Cristo, padre della verità e della vita. Chi fa il male rifiuta la luce, perché essa fa apparire la cattiveria dalle sue opere (20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate) e la riprovazione che meritano; all'opposto chi fa il bene si accosta alla luce, e ciò avviene perché le sue opere corrispondono alla volontà di Dio (21 Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio). Se operiamo il male, andiamo incontro a molte difficoltà già quando si tratta di credere, perché dobbiamo superare due ostacoli: accettare la verità di Dio, che è al di sopra della conoscenza razionale e di quella sensibile, e rinunciare alle nostre opere cattive, che ci piacciono (19 ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie). Chi invece è docile alla luce, che viene dalla Parola di Dio, e col Suo aiuto si sforza di vivere secondo la Sua legge, sperimenta già una connaturalità con la fede e le opere della fede. Di qui la necessità di sforzarci di fare il bene e di pentirci subito, quando facciamo il male. Il giudizio, di cui si parla qui, non è quello particolare o universale, ma è quello che operiamo ogni volta che decidiamo di accettare la verità di Dio, per quanto oscura e scomoda possa essere, o vi rinunciamo, e quando scegliamo di fare la verità di Dio, il bene, o lo rifiutiamo.
II – 2Cronache 36,14-16.19-23 – (a) I capi religiosi e civili ebrei e il popolo di Dio commisero peccati sempre più gravi contro Dio, non rispettando i dieci comandamenti, proprio come facevano i popoli pagani, e con la loro vita peccaminosa profanarono il Tempio (14 Anche tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme). Dio, che da sempre l'aveva protetto e beneficato, continuò a mandare profeti con premura amorosa per rimproverarli e riportarli sulla strada giusta, perché ne aveva compassione e voleva evitare di castigarli (15 Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora), ma essi disprezzarono i messaggeri di Dio e i suoi messaggi e provocarono l’ira e i castighi di Dio, senza che si potesse può rimediare (16 Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio). L’ultimo periodo fu quello di Geremia, che per anni invitò invano il popolo alla conversione e preannunciò il castigo e l’esilio (21 attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni»). Gerusalemme fu assediata e presa una prima volta nel 597 a.C. ed ebbe danni enormi, e 10 anni dopo vennero distrutti il Tempio e la città (19 Quindi incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi) e gran parte - la migliore - degli abitanti fu deportata (20 Il re deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli). L’esilio durò 70 anni (20-21), finché Ciro non consentì il loro ritorno (20; 22-23 Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro…: 23 “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”). Dio ebbe pazienza per 7 secoli, prima di punire il popolo col castigo, tante volte minacciato e rimandato. Egli si lascia guidare solo dalla misericordia nell’aspettare e dare castighi perché vuole correggere e salvare; ama anche mentre castiga, e preferirebbe premiare. Ma se non ci convertiamo e correggiamo, servendoci di più preghiera e penitenza, Egli continua fino al castigo massimo – e il più doloroso per Lui e per noi - che è l'inferno, la separazione totale e definitiva da Dio. Dio ha consegnato il Figlio alla morte per noi, proprio per salvarci; ma, se noi non ci pentiamo e cambiamo, e insistiamo nel rifiutare il suo amore e l’unione con Lui, Egli, nel rispetto della nostra libertà, ci abbandona a noi stessi e andremo alla rottura definitiva con Lui. Se rifiutiamo l'amore di Dio, sperimenteremo la sua giustizia.
III - Efesini 2,4-10 - La nostra situazione era quella di morti spiritualmente a causa dei nostri peccati (5 da morti che eravamo per le colpe); Dio ci ha fatti rivivere, cioè ci ha ridato la vita divina, perché siamo diventati membra del Corpo di Cristo (5 ci ha fatto rivivere con Cristo); inoltre insieme con lui e in lui ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere alla sua destra in paradiso (6 Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù). Tutto questo lo ha realizzato perché la sua bontà è infinita verso di noi, sempre per l'attenzione che ha al Cristo suo Figlio (7 mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù), bontà che diventa amore infinito verso di noi (4 per il grande amore con il quale ci ha amato) e misericordia infinita (4 Ma Dio, ricco di misericordia), che rivela la smisuratezza della sua gratuita benevolenza nei confronti di tutti gli uomini (7 per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia). Siamo passati dalla morte spirituale alla vita divina, perché Dio è infinitamente buono e perciò ci ama di amore infinito e diventa misericordia infinita con noi per tutto quello che Gesù ha operato per noi. Gustiamoci questo amore, riflettiamoci spesso e cerchiamo di scoprirlo in tutto ciò che ci circonda, perché Dio l’ha diffuso in noi e intorno a noi, per la nostra gioia e il nostro sostegno. (b) Da questo capiamo che la salvezza è dono che Dio fa a noi (5 per grazia siete salvati; 8 Per grazia infatti siete salvati), perché abbiamo creduto a Gesù e in Gesù (8 mediante la fede), fede che è essa stessa dono di Dio e non viene da noi (8 e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio), né dalle nostre opere, giacché Dio non vuole che inventiamo motivi per vantarci (9 né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene). Sotto l'aspetto soprannaturale, noi siamo opera di Dio, sua creazione in Gesù (10 Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù), in vista delle opere buone, che Dio stesso ha preparate perché le facessimo (10 per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo). Siamo quindi salvati solo per misericordia di Dio, per i meriti di Gesù e per la fede, che lo Spirito ci dona: è mediante lo stesso Spirito, ricevuto la prima volta nel battesimo, che diventiamo nuova creatura, capaci di fare le opere buone. Dobbiamo riconoscere che tutto è dono di Dio – la salvezza e i mezzi per arrivarci - e che noi dobbiamo solo aprirci ad accogliere i suoi doni; dobbiamo dire di sì a Dio con la fede, speranza e carità, che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori.
EUCARESTIA. Nella celebrazione eucaristica noi esercitiamo queste tre virtù teologali e realizziamo il massimo della nostra unione con Dio, possibile su questa terra. Il resto sarà possibile solo in Cielo. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i santi Patroni, di ottenerci di giungere dove essi ci hanno preceduti, accompagnandoci per la loro stessa via.