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Il poeta Vincenzo D’Alessio

Non è più

In questi giorni, credenti e non credenti, stiamo vivendo la tragedia della pandemia del coronavirus, che sta mietendo migliaia e migliaia di persone. E’ vero che soli si nasce e soli si muore, ma la peste spezza la catena della socializzazione tra i fratelli, mettendo in evidenza l’impotenza dell’uomo. Infatti, molti nostri fratelli sono ritornati alla casa del Padre, senza poter stringere la mano ai loro cari o pronunciare le ultime parole di benedizione. Inoltre, non hanno ricevuto neanche i conforti religiosi e la presenza e la prece dei loro amici.  Queste, come abbiamo visto attraverso i media, sono scene terribili, forse, ancor più di quelle inaspettate e repentine dei terremoti, sia quelle dei barconi rovesciati di migranti. Nelle une e nelle altre, ci chiediamo: “Dio dov’è”.

Una domanda che sa di rimprovero. L’assurdo è che l’uomo rimprovera il suo Creatore per il suo silenzio e la sua assenza, senza rendersi conto che Dio è presente… Dio ha parlato e parla, ma il problema è che non trova chi Lo ascolti…

Quindi, non è l'uomo che deve chiedere a Dio dov'è, ma è l'uomo che deve interrogare se stesso su dove si trovi lui, cioè sul significato della sua stessa esistenza, del suo ruolo su questa terra, trasformando ogni azione a servizio dei fratelli, sulla scia dell’onestà e della giustizia.

Su questa scia, con tutte le sue imperfezioni, ha operato il nostro compianto amico poeta Vincenzo D’Alessio, persona disponibile alle richieste dei cittadini, sempre con il sorriso aperto, ma, soprattutto, esuberante di gioia, nonostante tutti gli ostacoli disseminati sul percorso della sua vita.

E’ stato un fedele collaboratore e sostenitore dei nostri giornali, fino all’ultimo, apportando linfa per la crescita del tessuto socio- economico del nostro territorio e non solo. Inoltre, ha fondato il Gruppo Culturale “Francesco Guarini”, dando vita al premio letterario – poesia biennale “Città di Solofra” e al museo archeologico solofrano, senza tralasciare la sua poesia ed i suoi libri.

A proposito della poesia, nel giorno della morte di mia madre Consiglia, l’amico Enzo mi confidò l’amore per i suoi genitori, in particolare per sua madre…“E il cuore quando d’un ultimo battito/ avrà fatto cadere il muro d’ombra,/ per condurmi, Madre, sino al Signore,/ come una volta mi darai la mano.”

Mi dispiace non poter dare l’ultimo saluto nel segno della croce…ma “In questi giorni di peste, tra la morte e la sepoltura ci sono solo poche ore, non c’è spazio per le lacrime. Dicono che sono anch’esse contagiose. Ma se ci tolgono pure le lacrime cosa ci resta”?  Sentite condoglianze ai familiari tutti.

Arrivederci amico Vincenzo  

 

 

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