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“SERVI della GLEBA”, un’opera di (R)esistenza

A fine giugno, solo ed esclusivamente nelle piccole librerie, in quelle che ancora resistono allo strapotere dei grossi monopoli, sarà possibile trovare “Servi della Gleba”. Un atto rivoluzionario quello del suo autore, che, dopo aver rifiutato offerte di una certa persuasività da parte di importanti editori del panorama nazionale, ha deciso di pubblicare un’opera controcorrente in ogni suo aspetto.    All’uscita del suo nuovo lavoro, Magliacano ha sostenuto che “un libro, come qualsiasi manufatto poetico, non può assolutamente essere marchiato con un codice a barre che lo riduce ad essere un mero prodotto industriale, merce da scaffale, da supermercato”. L’autore ha voluto ridare dignità alla letteratura, alla poesia, che rischiava di essere ridotta al rango di semplice prodotto di consumo: l’umanità, nella storia, ha chiesto alla letteratura, e all’arte in generale, l’immortalità, la durata, di eternare quanto di buono l’uomo ha saputo produrre; oggi invece le si chiede di appagare gli ingordi appetiti del presente come un qualsiasi prodotto da fast food.  Un’opera, quindi, di (R)esistenza, la stessa che contraddistingue l’associazione ed editore cui Magliacano ha deciso di affidare le sue fatiche. Un’opera di protesta, nel senso luterano, in quanto tra autore e lettore non ci sarà nessuna mediazione, nessun distributore: tutti saranno lettori dell’opera, a partire dall’autore stesso. Motivo per cui, trattasi di un’opera scomoda, non solo politicamente, ma anche e soprattutto scomoda fisicamente, in quanto, in questi tempi in cui tutto è a portata di click, tutto è acquistabile comodamente dal proprio divano di casa, questo libro bisogna andarlo a cercare, chiedendo ‘indicazioni’ alla gente che si incontra: un libro che starà solo in mezzo a libri reali, tra acari, tarli e  profumo di carta bagnata d’inchiostro e sudore. Pertanto, avverte l’autore, che il volume sarà reperibile solo entrando in contatto diretto con l’autore, l’editore o con altri lettori, nelle piazze e nei luoghi in cui è ancora legale spacciare cultura, alla stregua di presentazioni e presso gli “amici degli amici”, quelli ‘buoni’: gli eroici piccoli librai che, con erculee fatiche, sopravvivono all’imperante Sistema. Un’opera d’impegno civile: il ricavato sarà devoluto e impiegato per sostenere e incentivare canali di una nuova economia che si baserà sullo scambio diretto fra interessati. Un’opera di Servi, appunto. Ancora l’autore ha precisato, all’uscita del suo libro, che è finita l’epoca di lotte di classe e scontri dialettici tra padroni e schiavi: “È tempo che risorgano i Servi. I primi non sono mai serviti a niente, gli ultimi, i Servi, sì!” Pertanto, lo scrittore della Valle dell’Irno, celebra nella sua opera, come recita la quarta di copertina, tutti quei “Servi della Gleba  [ovvero] Servitori della Terra. Servi della Giustizia […] Servi della Comunità […] Servi dello Stato […] Servi della Verità […] Servi della propria Gente. Servi di un Popolo dis-unito […] Servi come Gesùcristo […] Servi messi in croce. Servi crivellati di piombo su un altare o in una mehàri. Servi dilaniati su un’autostrada, insieme a un’intera città o su rotaie che portavano ad essa […] Ma lasciamoli in pace i morti, non ne siamo degni, non speculiamo anche noi sui loro martìri, come, a volte, hanno fatto e fanno i loro stessi assassini: ammazzati due volte, celebrati da infami, chiacchierati proprio da chi ha cercato di ridurli al silenzio. Ma quando tacciono certi morti, insorgono le loro gesta, risorgono dalle loro idee. Ecco, se proprio li vogliamo onorare è il caso di stare dalla parte di quelle vite che ancora lottano contro lo sproloquio omertoso e intimidatorio del Sistema. […] Stiamo con i vivi, questo ci chiedono i morti.” Stiamo con i SERVI della GLEBA, questo ci chiedono lo scrittore Gerardo Magliacano e il suo editore (R)esistenza anticamorra, con la benedizione di don Aniello Manganiello.

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