La Domenica delle fiamme
I “grappoli” di (R)esistenza anticamorra
Nella serata del 2 aprile, leggo in un post: «HANNO INCENDIATO IL VIGNETO DEL FONDO RUSTICO “A. LAMBERTI”», scrive Ciro Corona dalla sua pagina Facebook. Sembra un grido d’aiuto ma allo stesso tempo l’urlo di chi resiste. Il dott. Corona, presidente dell’associazione (R)esistenza anticamorra, si occupa della gestione del bene confiscato alla camorra “Amato-Lamberti”, sul quale si produce la Falanghina “Selva Lacandona”: un vino che, nel 2016, ha appassionato le coscienze del nostro territorio – da Solofra fino alla Valle dell’Irno –, quelle impegnate e sensibili, con un senso civico sempre vigile e mai esauste nell’esercizio di responsabilità civili. Si tratta dell’ennesima intimidazione che tenta di scoraggiare quella parte di popolazione che sta cercando con i mezzi della legalità di riappropriarsi di ogni zolla di terra che gli appartiene, in quanto l’unico interesse è quello di potersene prendere cura. Per fortuna, stando a quanto si legge nel post succitato, il vigneto non ha subito danni: grazie all’intervento della comunità di Chiaiano, le fiamme sono state presto domate, scongiurando il peggio. Una pagina di cronaca che per un istante ha rischiato di tingersi dello stesso inchiostro di “Furore” steinbeckiano, macchiata dal medesimo succo dei Grapes of Wrath, di quei “grappoli dell’ira” che spinsero lo scrittore statunitense ad impugnare la penna in difesa di quegli umili servitori della terra contro un sistema criminale che tutto annienta nei suoi ingranaggi, memore dei versi che la Howe incise nell’Inno della Battaglia della Repubblica: “He is trampling out the vintage where the grapes of wrath are stored”. Il 2 aprile, in quella domenica delle fiamme, al grido “ve ne dovete andare”, qualcuno ha cercato di calpestare “la vendemmia in cui i grappoli [della (R)esistenza] sono conservati”, di incendiare tralci di vite che si predispongono ad elargire frutti di riscatto e legalità. Ma Ciro Corona, l’associazione che presiede e la gente di Chiaiano hanno spento le fiamme di quella domenica, e i “grappoli” di quell’iniziale rabbia si sono tramutati subito in resistenza e passione. La nuova settimana si è aperta con un senso di unione e appartenenza: un coro di voci si è alzato a sostegno dell’associazione anticamorra e del suo presidente. Ci siamo sentiti e ci sentiamo un po’ tutti chiaianesi: non c’è posto per le fiamme, per l’ira e per furori, siamo già predisposti per la Domenica delle Palme, con in mano il nostro ramoscello di ulivo. In Fondo, in questo tempo di passione, siamo tutti sulla stessa croce: buoni e cattivi, legalità e criminalità, camorra e anticamorra. Motivo per cui, chi, almeno una volta nella vita ha compreso il sacrificio della croce, ha inteso allora che qui ci tocca perdonare anche chi non sa perdonarsi: qui ci tocca difendere gli altri anche da se stessi. Siamo tutti sulla stessa croce, con la speranza che si possa risorgere insieme per “Restare umani”, come ci implorava Vittorio Arrigoni, e il sangue di un intero popolo trasfigurarsi in vino, in Falanghina “Selva-Lacandona”!
Noi (R)esistiamo con Ciro. Noi (R)esistiamo con il Bene-Amato-Lamberti. Noi (R)esistiamo con Chiaiano: «Hasta la victoria siempre. [Vite] o muerte».
Gerardo Magliacano