Solofra. Giuseppe Lorini protagonista del “ Campo Brescia ”.
Sono trascorsi trentasei anni dalla tragica sera di domenica 23 novembre 1980 quando alle 19e34 uno dei più catastrofici terremoti del secondo dopoguerra investì l’area irpina distruggendo intere comunità, tra queste c’era Solofra (AV).
Mi rendo conto che a parlarne oggi, in un clima di calma apparente , non riuscirei a tradurre lo sgomento , le urla dei morti sotto le macerie, le fiamme alte sulle macerie, l’incapacità dei sopravvissuti nel fare il possibile per salvare quelle vite umane. Le vicende di quei difficilissimi giorni sono scritte nel bel libro “ Il minuto più lungo della vita ” curato dal chiarissimo professore don Michele RICCIARDELLI, per le edizioni del “ Centro Culturale Orizzonte 2000”, nel primo decennale del tragico evento.
Le vicende che vedranno protagonista la Città di Brescia, accorsa in aiuto della Città di Solofra, non sono completamente documentate se non attraverso qualche foto e degli articoli apparsi sui quotidiani. Poco è rimasto di quell’impegno voluto all’indomani del sisma dal “ Giornale di Brescia”, dall’Amministrazione Comunale della Città di Brescia, dall’Ente Provincia di Brescia e da tutti coloro che ritennero opportuno trascorrere nel Campo Sportivo Comunale, proprio accanto al Cimitero Centrale di Solofra, i giorni come volontari.
Tra questi c’era un dipendente del Corpo Forestale dello Stato, Giuseppe LORINI, impegnato a fare da tramite tra la popolazione di Solofra e tutti i volontari di quello che divenne “ Il Campo Brescia”. Di quest’uomo, alto e robusto, che parlava poco ma agiva abbastanza , non si conosceva tanto ma divenne in poco tempo amico di molti, specialmente dei bambini sparsi sul territorio, compresi quelli dell’Orfanotrofio Santa Teresa al rione Sorbo Soprano, raggiunti dai giocattoli e dai regali durante il Natale.
Conclusa l’emergenza del dopo sisma, Giuseppe LORINI (per gli amici Beppe) tornò al suo lavoro nella cittadina in provincia di Brescia . Fu richiamato a Solofra in occasione della consegna di un’ onorificenza dieci anni dopo. Negli anni Novanta è tornato sporadicamente con la moglie ad incontrare gli amici che aveva lasciato nella cittadina della concia.
Lunedì 25 aprile di quest’anno ha conclusa la sua vita terrena, lasciando la moglie Anna, il figlio, la figlia e i nipotini, nel dolore e nell’angoscia per aver perso un cuore grande, capace di donare fiducia e speranza a chi aveva perso molto.
Con affetto e riconoscenza lo ricordiamo dalle pagine del nostro giornale per onorarne la memoria in favore di quanti l’hanno conosciuto, stimato, voluto bene e per le generazioni che verranno.
Montoro, 18 maggio 2016 vincenzo d’alessio