La storia violenta di Napoli spiega molto della società napoletana di oggi
Caro direttore, lo storico Amedeo Feniello, autore del libro Napoli 1343 (Mondadori, 2015), ha rilasciato un’intervista nel corso della quale ha parlato delle radici storiche della camorra sostenendo che il tema culturale è centrale per comprendere Napoli (ALESSANDRO CHETTA: Le baby gang di 700 anni fa; Corriere del Mezzogiorno, 12/2/2016). Il professor Feniello nel corso dell’intervista ha, tra l’altro, affermato che: 1) Le radici di ciò che siamo oggi, più nel male che nel bene, affondano nel Medioevo, periodo in cui prese corpo a Napoli una mentalità estremamente violenta. La città era divisa in seggi, clan, famiglie di potere che controllavano il territorio metro per metro. Un modo di concepire il mondo difficile da cambiare. 2) Fare un problema antropologico della storia violenta di Napoli non ha senso. E’ un argomento che lasciamo a lombrosiani e leghisti della prima ora. 3) Aveva proprio ragione Rosy Bindi quando ha parlato della camorra come dato strutturale di Napoli. La città si conferma nel tempo una “struttura di lungo periodo” afferente l’aggressione al tessuto civile.
Sono sostanzialmente (anche se non del tutto) d’accordo col professor Feniello; effettivamente il tema culturale è centrale per capire Napoli. La mia opinione è che: 1) La storia di una città ha un peso notevolissimo nel determinare le sue sorti future. Se nel passato, anche lontano, in una città c’era molta violenza è molto probabile che la violenza rimarrà una caratteristica di quella città a meno che non si verifichino nel tempo grossi cambiamenti politici e sociali. Ciò perché accade? Soprattutto perché certe caratteristiche antropologiche e ambientali di una società si tramandano nel tempo. Accade come per le singole persone; se una persona è un delinquente è probabile (anche se non c’è nessuna certezza) che anche i figli lo saranno. 2) Ha senso fare anche un problema antropologico della storia violenta di Napoli. Cesare Lombroso ha fatto molti errori nel corso della sua carriera; ma a lui va comunque attribuito il merito di essere stato il primo studioso ad aver teorizzato a lungo e con insistenza l’esistenza di condizionamenti biologici (assieme ad altri tipi di condizionamento) sui comportamenti umani. In questo egli è stato un precursore delle moderne neuroscienze. 3) Rosy Bindi ha torto perché ha parlato della camorra e della società napoletana come di strutture sociali statiche, non soggette a cambiamenti; ma ciò non è vero. Come tutte le società anche la società napoletana è cambiata nel tempo pur essendo fortemente condizionata dalla sua storia violenta. La violenza esistente nel Medioevo non è paragonabile alla violenza di oggi; anche a Napoli si verifica nel tempo il declino della violenza che si sta verificando in quasi tutto il mondo. Se guardiamo ai dati relativi agli ultimi decenni degli omicidi ogni centomila abitanti, che sono il principale indicatore di violenza di una società, vediamo che a Napoli si è passati da un tasso di 9,1 del 1990 ad un tasso di 2,4 nel 2014.
Cordiali saluti
Franco Pelella – Pagani (SA)