E’ giusto che gli ebrei non indossino la kippah se questo serve a salvare la loro vita
Caro direttore, dopo l'ultima aggressione di un ebreo a Marsiglia, lunedì scorso, da parte di un estremista islamico il presidente del Concistoro israelita della città, Zvi Ammar, ha invitato gli ebrei a non indossare in strada la kippah, il copricapo ebraico. L’invito sta suscitando forti discussioni. Il giornale Il Foglio ha proposto di trasformare il prossimo Giorno della memoria, il 27 gennaio, in un kippah-day ed ha invitato gli ebrei a non abbandonare il copricapo. L'appello del Foglio è stato apprezzato da molti ebrei italiani. Pagine Bianche 24, il notiziario online dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, lo ha rilanciato ed alcuni noti esponenti dell’ebraismo (Ruth Dereghello ed Emanuele Fiano) hanno sostenuto che i simboli della propria fede non vanno mai abbandonati. Non sono d’accordo. La difesa dei propri simboli religiosi è giusta in linea di principio e andrebbe sempre adottata ma ci sono epoche storiche nelle quali certe religioni e certe etnie sono sottoposte ad attacchi mortali. Di fronte a questi attacchi continuare a mettere in mostra i propri simboli potrebbe voler dire mettere a rischio la propria vita. Quando i nazisti hanno dato la caccia (e poi ucciso) milioni di ebrei è stato giusto che molti ebrei abbiano fatto di tutto per nascondere la propria identità (compresa evitare di indossare la kippah). Allo stesso modo, a mio parere, è stato giusto che nel 16° secolo molti protestanti (i cosiddetti nicodemiti) abbiano dissimulato la propria fede per evitare la persecuzione da parte dei cattolici e il conseguente martirio.
Cordiali saluti
Franco Pelella – Pagani (SA)