Solofra. C’è un ragazzo che è come noi… ma non può amare i Beatles e i Rolling Stones.
“C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones“. Con questa canzone-poesia Franco Migliacci, Marco Lusini e Gianni Morandi, nel 1966, accendono le luci sull’atrocità della guerra in Vietnam che sottraeva alla vita e alla libertà una generazione di giovani americani. Una storia semplice di un ragazzo qualunque, …uno come noi che amava i Beatles e i Rolling Stones, che girava il mondo e veniva dagli Stati Uniti d'America. Non era bello ma accanto a sé aveva mille donne se cantava Help, Ticket to Ride, o Lady Jane, o Yesterday, cantava viva la Libertà ma ricevette una lettera dal suo paese… deve tornare, deve andare nel Viet-nam a sparare ai Viet-cong.
Così quel ragazzo, che girava il mondo finisce a far la guerra nel Viet-Nam, …senza amici, senza fans, vede la gente cadere giù: nel suo paese non tornerà, adesso è morto nel Viet-Nam.
Solo chi non la conosce non ha amato, allo stremo, questa canzone diventato l’inno dei giovani contro la guerra e per la libertà. Gianni Morandi si innamorò perdutamente di questa canzone, estranea al suo collaudato repertorio, che per cantarla mise a rischio la sua carriera lottando, con tutte le sue forze, contro i “desiderata” della sua casa discografica.
Incappò nella scure della censura televisiva per i versi "mi han detto va nel Vietnam e spara ai Vietcong", e si meritò persino un'interrogazione parlamentare : "come si permetteva ad un autore di musica leggera di criticare la politica estera di un paese amico come gli Stati Uniti"!
Per motivi personali mancavo da un po’ a Solofra, appena tornato, sul gruppo Facebook “Solofra una citta allo sbando”, ho casualmente visto in un video-poesia la storia di ragazzo solofrano (già pubblicato su you tube il 19 febbraio 2012) che vive in libertà la sua gioventù, e, col sorriso, affronta ogni giorno la sua condizione e barriere architettoniche e “mentali” che la società c.d. normale dimentica di abbattere nonostante precise prescrizioni normative a riguardo.
Il video ha sconvolto il mio “essere normale”, mi ha costretto a riflettere sulla nostra vita e sulle prepotenti modalità di utilizzo dei beni comuni (strade, parcheggi, strutture pubbliche) da parte di noi c.d. normali.
Questo pezzo non vuol essere un atto d’accusa contro nessuno, vuole solo accendere una luce sulle nostre indifferenze. Spesso semplicemente ci dimentichiamo di chi ha esigenze diverse. È venuto il momento di ricordarcene e di comportarci di conseguenza facendoci sentinelle e tutori delle esigenze di chi farebbe volentieri a meno del nostro aiuto …ma purtroppo non può!
Con un sorriso in un video-poesia questo ragazzo ha ricordato a noi c.d. normali che anche lui ama i Beatles ed i Rolling Stones (…o magari altri gruppi più consoni alla sua età), che non vuole andare in Vietnam a sparare ai Vietcong e che, anche senza grandi sforzi, muri e barriere possono essere abbattuti con l’educazione civica e con un po’ di attenzione.
Quanto costerà mai fare qualche scivolo o rendere accessibile ai diversamente abili la sede del Comune di Solofra e/o di altre strutture pubbliche?
Scommetto quasi niente!
Quanto costerà a noi c.d. normali fare un po’ d’attenzione quando parcheggiamo e rispettare le aree riservate agli invalidi?
Sono certo che, dopo aver visto il sorriso del ragazzo nel video-poesia che mostra le ulteriori difficoltà legate alla sua condizione, ognuno vi si immedesimerà e nessuno ostruirà più uno scivolo o parcheggerà in aree riservate o in prossimità di passaggi pedonali e anche il nostro ragazzo potrà amare i Beatles ed i Rolling Stones : basta poco che ce vò! Gli ostacoli maggiori sono nella nostra mente. Senza barriere non ci sarebbero limiti... Link del video : https://www.youtube.com/watch?v=63BlF96F7tQ&feature=youtu.be
mariomartucci