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Giornata per la sicurezza delle cure.

Il manager d’Amore: “Ancora una volta il Cardarelli è un riferimento".

I primi 60 secondi di vita del bambino possono essere fondamentali per la sua vita, evitando possibili deficit. Tra i neonatologi quei primi momenti sono chiamati “Golden minute”, ovvero il minuto d’oro, ed il Cardarelli ha messo a punto una procedura operativa che è stata indicata come esempio a tutti gli ospedali italiani dall’Agenzia Nazionale per la Sanità. Il percorso dell’ospedale napoletano messo a punto dall’equipe della TIN (Terapia Intensiva Neonatale) prevede interventi rianimatori avanzati basati su intubazione, compressioni toraciche, adrenalina ma anche formazione continua, corretto utilizzo delle tecnologie, protocolli standardizzati e gioco di squadra.
 
Questo protocollo, che coinvolge medici, infermieri, personale tecnico e Oss, è stato messo a punto in collaborazione con l’unità di Risk Management dell'ospedale e da quest’anno è entrato a far parte delle buone pratiche nazionali, rientrando tra le Best Practices 2025 dell’Agenas, l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari che fornisce supporto tecnico-operativo al Governo e alle Regioni per le politiche sanitarie.
Di tutto ciò si parlerà domani, mercoledì 17 settembre, in occasione della Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita, che quest’anno è dedicata al miglioramento dei processi di cura per garantire la sicurezza dei neonati e dei bambini. Per l’occasione il padiglione centrale si tingerà di arancione per sensibilizzare sul tema e l’Uoc di Terapia intensiva neonatale diretta da Maria Gabriella De Luca promuoverà un corso di formazione per operatori sanitari dal titolo “Golden minute: formazione, tecnologia e protocolli per la sicurezza neonatale alla nascita”.

Dice il direttore generale del Cardarelli Antonio d'Amore: “Ancora una volta il Cardarelli è autore di un modello assistenziale tanto efficace ed innovativo da diventare una buona prassi. Competenza, organizzazione e tecnologie sono essenziali per ridurre i rischi e tutelare i pazienti; siamo felici ed orgogliosi che il nostro lavoro possa essere utile per migliorare il livello di cure di altri ospedali italiani. Nel nostro ospedale il 45 per cento dei parti è ad alta complessità, per questa ragione, il personale ha maturato esperienze e competenze elevate nella gestione delle criticità connesse al parto, sviluppando un modello assistenziale efficace e innovativo”.

 “La maggior parte dei neonati si adatta bene alla vita extrauterina – spiega il primario De Luca –, l’85% respira spontaneamente senza alcun tipo di intervento. Circa il 10 per cento inizia a respirare dopo l’asciugatura, stimolazione tattile e semplici manovre di apertura delle vie aeree. Tuttavia, il 5 per cento richiede interventi di rianimazione veri e propri, di questi l’1 per cento di rianimazione avanzata. In alcuni casi la presenza di fattori di rischio all’anamnesi ostetrica o al momento del parto può far prevedere la necessità di rianimazione ma non sempre questa previsione è possibile. Ecco perché una formazione specifica e continua risulta essenziale in queste pratiche clinico-organizzative. Essendo alcune manovre non molto frequenti e, di fatto, poco prevedibili, è fondamentale che sia sempre disponibile un team di medici, ostetriche ed infermieri esperto in rianimazione neonatale ad ogni parto”.

Per soddisfare al meglio le esigenze dei piccoli pazienti e dei loro genitori, il Cardarelli si è dotato di un lettino per rianimazione neonatale di ultima generazione con ventilatore e monitoraggio multiparametrico, utilizzato sia in reparto che durante i corsi di formazione, così da rendere gli scenari di simulazione con manichino neonatale ad alta fedeltà e quanto più aderenti alla realtà.
 

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