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Tempo Ordinario: Domenica VI dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni 

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com 

 

Tempo Ordinario: Domenica VI dell'Anno C

I - Luca 6,17. 20-26 - 1.  (a) Gesù scende da un monte con gli Apostoli, che ha appena scelti, e si ferma su un luogo pianeggiante (17 Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante), forse per far ricordare la discesa di Mosè dal monte Sinai per dare la Legge dell'Alleanza al popolo eletto. Egli ha intorno a sé, oltre i Dodici e i discepoli, anche una grande folla di persone, provenienti dalla Palestina e dalla Fenicia (17 C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone), segno che la sua fama era molto diffusa. Gesù fissa i discepoli e parla loro (20 Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva). Oggi lo stesso Maestro con le stesse parole si rivolge a noi. Mettiamoci in ascolto di Lui, sostenuti dalla sua grazia, che ci spinge essere disponibili ad accettarne l'insegnamento nella nostra vita. (b) Gesù dichiara beati i discepoli poveri, perché a essi appartiene il Regno di Dio: Beati voi, poveri,/ perché vostro è il regno di Dio (20); non solo essi appartengono al Regno di Dio ma anche il Regno appartiene a loro; si tratta di un Regno, che è formato da persone, più che da un territorio - giacché l’universo è comunque tutto di Dio -; si tratta di un popolo, dove Dio è presente e agisce e vi aderiscono quelli che fanno la sua volontà. Questi discepoli poveri di beni materiali, a volte miseri perché privi anche del necessario, ora hanno fame e piangono per le sofferenze, che devono patire, ma in futuro saranno saziati e staranno nella gioia (21 Beati voi, che ora avete fame,/ perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete,/ perché riderete). Il ribaltamento della situazione avverrà in un futuro imprecisato: si potrebbe realizzare anche in questo mondo, come appare da quello che dice Gesù, parlando ai perseguitati (22-23): Egli li dichiara beati ora e li invita a rallegrarsi ora pensando alla grande ricompensa futura in cielo (23); comunque è certo che la beatitudine si realizzerà nell'eternità. I discepoli sono coloro che credono in Gesù e nel suo insegnamento, sperano in lui e nelle sue promesse, lo amano e per suo amore amano il prossimo secondo quanto insegnato da Lui (Lc 6,27ss). Essi sono poveri di beni materiali e vivono in questo mondo nella sofferenza, ma si fidano di Dio, confidano in lui e si affidano alla sua Divina Provvidenza: si aspettano tutto da lui, pure impegnandosi a usare i mezzi umani per risolvere i loro problemi. Impegniamoci a distaccare il cuore dai beni della terra e a riporre solo in Dio la nostra speranza e fiducia; una grande fede ne è la base e l’amore a Dio e al  prossimo ne è il frutto. (c) Una beatitudine speciale è riservata a quelli che sono odiati e banditi dalla patria, insultati e disprezzati per la loro fedeltà a Gesù (22 Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il  vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo), e sono vittime di persecuzioni come le subivano i profeti del popolo eletto (23 Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti): essi devono rallegrarsi ora, perché in paradiso avranno una ricompensa grande (23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo), adeguata alla grandezza di Dio e al suo amore per il Figlio e per i suoi discepoli (Gv 15,9.12; 17,23). Sono consolanti queste parole per i perseguitati per la fede nelle varie parti del mondo, specie da parte dei musulmani e induisti fondamentalisti e regimi dittatoriali di destra o di sinistra; questa beatitudine riguarda anche noi cristiani di qui, quando siamo presi in giro per la nostra fedeltà all'insegnamento di Cristo, perché difendiamo i valori dell'onestà, della castità, della fedeltà nel matrimonio, della verginità, del rispetto della vita dal concepimento alla morte naturale, dell’uguaglianza di diritti e doveri fra uomo e donna, ecc.. Questi valori vengono rifiutati dalla mentalità mondana e anche dai falsi cristiani, che si fanno la religione a modo loro..

 2. A queste 4 benedizioni si oppongono 4 maledizioni, che piuttosto sono ammonimenti a tenere gli occhi aperti per non perdere la beatitudine dell’appartenenza al Regno di Dio. Il primo guai è per i ricchi, che ripongono sicurezza e conforto nei beni materiali (24 Ma guai a voi, ricchi,/ perché avete già ricevuto la vostra consolazione) e non in Dio; il male non sta nelle ricchezze, ma nel cattivo uso che se ne fa. Il secondo guai è per i sazi, perché trovano la loro soddisfazione nei beni passeggeri e non cercano quelli eterni (25 Guai a voi, che ora siete sazi,/ perché avrete fame). Il terzo è per quelli che cercano gioia non nella sorgente della felicità perpetua, che è Dio, ma altrove (25 Guai a voi, che ora ridete,/ perché sarete nel dolore e piangerete). Infine il quarto guai è per coloro che godono di essere lodati: ciò vuol dire che essi sono falsi profeti (26 Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo  tesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti), giacché il mondo li riconosce come suoi e non di Dio. In effetti essi non rimproverano i cattivi a nome di Dio, come fanno i veri profeti, ma si adeguano alla mentalità mondana. Esaminiamoci per vedere se apparteniamo a qualcuna di queste quattro categorie. E correggiamoci.

II - Geremia 17,6-8 – (a) Dio dichiara infelice e separato da Lui l'uomo che pone la sua speranza in qualsiasi creatura, anche nel prossimo (5 Maledetto l’uomo che confida nell’uomo), che gli è uguale e quindi debole come lui (5 e pone nella carne il suo sostegno); quest'uomo - purtroppo per lui - ha il cuore lontano da Dio (5 allontanando il suo cuore dal Signore); egli si ridurrà a una pianta, che sta nel deserto (6 Sarà come un tamerisco nella steppa… dimorerà in luoghi aridi nel deserto), dove non c'è acqua, che consenta la vita (6 in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere), e dove non si può godere di nessun bene (6 non vedrà venire il bene). E noi? Riponiamo la nostra speranza nelle creature di questo mondo, che sono deboli e passeggere? Già concentrare la nostra attenzione su di loro ci porta lontano da Dio e quindi ci separa dal Bene supremo e ci fa perdere i beni, di cui è la sorgente. (b) Invece è benedetto da Dio e arricchito dei suoi doni,  chi ha fede in Dio e ripone la sua speranza fiduciosa in Lui (7 Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia); egli è come un albero che ha le sue radici vicino all'acqua, e perciò il caldo e la siccità non lo danneggiano (8 È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo), sempre ha foglie verdi e fresche e produce frutti (8 le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti); quest’uomo sta vicino a Dio, che è il sommo Bene e fonte di ogni bene, e perciò da Lui riceve ogni bene, di cui ha bisogno. Impariamo a riporre la nostra fede e speranza solo in Dio, perché ci ama con amore infinito e solo lui può dirigere tutti gli eventi a nostro favore.

III - 1Corinzi 15,12-16-20 – Nella comunità di Corinto ci sono alcuni che dichiarano la loro fede in Gesù resuscitato, come è proclamata nella predicazione (12 Ora, se si annuncia che Cristoè risorto dai morti), ma sostengono che gli uomini non risusciteranno (12 come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?); S. Paolo esprime la sua meraviglia per questa mancanza di fede nella risurrezione universale (12). Egli propone alla riflessione dei fedeli le conseguenze di queste idee sbagliate. Vediamole anche noi. (a) Se i morti non risorgeranno, neanche Cristo è risorto (16 Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto), perché egli è uomo come noi - pur essendo anche Dio -, e quindi le ragioni, che si oppongono e impediscono la nostra resurrezione, hanno valore ed effetto anche contro la sua. La ragione sarebbe che la materia è qualcosa di negativo e un peso per la nostra anima; impedisce il cammino verso Dio e addirittura viene dal Maligno. Motivazione totalmente erronea: Dio è il creatore di tutto, anche della materia; quindi essa è buona in sé e non impedisce all’anima di arrivare a Dio e di congiungersi con Lui. (b) Inoltre se Cristo non è risorto, vuol dire che Dio non ha accettato la sua morte come sacrificio di espiazione per i nostri peccati e quindi vana è la nostra fede di avere ottenuto il perdono dei nostri peccati nel battesimo - e nella confessione; perciò siamo ancora separati da Dio a causa dei nostri peccati (17 ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati). Invece Gesù è resuscitato e tutto quello che Egli ha detto e fatto è stato approvato da Dio; è stato mandato da Dio a salvarci e siamo quindi salvi. (c) Altra disastrosa conseguenza: noi crediamo che i nostri morti, credenti in Cristo, stanno ora con Dio perché riconciliati con Lui grazie al perdono dei peccati; ma se il perdono non è stato dato, sono all'inferno (18 Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti). Invece possiamo stare tranquilli; Gesù è risorto e sono in paradiso i nostri cari, morti in pace con Cristo. (d) Ultima conseguenza negativa: la nostra fede è che Cristo è morto per i nostri peccati ed è resuscitato perché noi diventassimo giusti davanti a Dio (Rm 4,25) grazie alla vita divina, che egli ci comunica; noi riponiamo la nostra speranza in Cristo; se questa fede e speranza fossero infondate, noi ci troveremmo ad aver sperato in Cristo e nei suoi meriti inutilmente in questa vita, senza risultati per l'altra vita: in tal caso noi saremmo veramente da compiangere  (19 Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini). La conclusione di Paolo: Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti (20), cioè Cristo è risorto e ne siamo sicuri grazie alle affermazioni dei testimoni oculari; inoltre egli è risorto come primizia di coloro che sono morti e anche come causa della loro resurrezione fisica futura. Egli è il capo del Corpo Mistico, e come è risuscitato il Capo, così deve avvenire di noi, sue membra.

EUCARESTIA. Cristo è morto e resuscitato; la Messa ne celebra il mistero e lo rende presente per la nostra salvezza; il fatto storico è irripetibile ma la grazia connessa ad esso ci viene riofferta in ogni celebrazione eucaristica. Nella comunione con lui, Gesù continua a gettare in noi il seme della morte al peccato e della resurrezione spirituale già ora e della resurrezione fisica, che ci sarà alla fine del mondo. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, già resuscitati, che ottengano a noi la grazia della resurrezione gloriosa. 

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