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Incendi Vesuvio- Camaldoli. Legambiente.”Sotto l'odore acre degli alberi incendiati , c'è la puzza insopportabile del malaffare. Sono fiamme criminali”

“Hanno poco a che fare con il caldo di luglio le fiamme che da giorni sul Vesuvio e sulla collina dei Camaldoli mettono sotto attacco il patrimonio naturale e di biodiversità della regione e minacciano la sicurezza dei cittadini. Dietro quelle fiamme ci sono mani spinte da interessi criminali. La dinamica è sempre la stessa: si appicca il fuoco in diversi punti del territorio, le fiamme divampano in contemporanea disorientando chi deve intervenire: Vigili del fuoco, Corpo forestale dello Stato, e volontari. Sotto l'odore acre degli alberi incendiati , c'è la puzza insopportabile del malaffare, di interessi che confliggono con il lavoro di prevenzione, salvaguardia degli ecosistemi e valorizzazione delle aree protette svolto dai Parchi italiani. “ In una nota Rossella Muroni, presidente nazionale Legambiente commenta gli incendi che in questi giorni hanno colpito il Vesuvio e collina dei Camaldoli.

 

“Quello del Vesuvio- prosegue Muroni di Legambiente- in particolare, non limita la propria azione alla "protezione della natura", ma svolge una preziosa opera di educazione e contrasto alle illegalità di vario genere. Un'area protetta che deve resistere all'invasione delle discariche, del cemento abusivo, delle attività economiche illegali. E che lo fa in maniera proattiva, puntando sulle produzioni tipiche, sulla natura e sulla promozione della cultura per attrarre turisti e produrre economia sostenibile, benessere diffuso. Questo lavoro prezioso mette però i bastoni fra le ruote agli alfieri dell'economia di rapina, che puntano solo all'accumulazione e per questo non esitano a ricorrere alla violenza e alla corruzione. Che bruciano per svilire e deprezzare il valore del territorio, in modo da poter esercitare il controllo incontrastato e fare i loro affari indisturbati.”

Secondo ultimo rapporto Ecomafia di Legambiente, nel 2015 sono cresciuti gli incendi nel nostro paese, addirittura con un’impennata rispetto al 2014 che sfiora il 49%. Nel 2015 sono andati in fumo, più di 37 mila ettari , e la loro collocazione geografica: più del 56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso. La Campania registra il numero più alto di infrazioni, 894 (quasi il 20% sul totale nazionale)

“E' necessario- conclude il presidente nazionale di Legambiente- interventi più incisivi nella fase della prevenzione e della sensibilizzazione, pretendere la piena applicazione della Legge quadro sugli incendi boschivi (la 353/2000 spesso disapplicata dai Comuni). Ma soprattutto dobbiamo rafforzare la vera arma antincendi di cui disponiamo noi cittadini, quella della bellezza e della cura. Questo vuol dire abbattere le costruzioni abusive nelle aree protette per lanciare un segnale chiaro: dove passano le fiamme non sarà posato neanche un centimetro di cemento. Vuol dire, come proponiamo da tempo coinvolgere la popolazione locale nella salvaguardia del territorio partendo dai più giovani, magari attraverso il servizio civile o progetti come Garanzia giovani declinati in chiave di prevenzione antincendio. Vuol dire mostrare con i fatti e con un incessante lavoro di educazione l'importanza, per l'economia e per la coesione di un territorio, di puntare sulle proprie qualità. A ciascuno per il suo ruolo il compito di non mandare in fumo queste opportunità.”

 

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