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"Oltre le poltrone".

Un appello a Petracca (PD) per facce nuove in Irpinia e in Campania.

Gentile Maurizio Petracca,

Ho appena letto con il dovuto interesse – e un pizzico di perplessità – le sue dichiarazioni sulla crisi politica al Comune di Avellino. Le parole che ha pronunciato, “È tempo di rigenerare la proposta politica per Avellino. E noi ci siamo”, sembrano un inno alla speranza, o forse, a ben vedere, una melodia un po’ stanca.

Permetta una piccola, ma doverosa, riflessione. Come si può, Egregio Consigliere, pensare di “rigenerare” alcunché quando le stesse, affezionate figure politiche sembrano aver sviluppato una simbiosi con le loro poltrone che farebbe impallidire persino le cozze più tenaci aggrappate agli scogli? È una domanda retorica, lo so, ma la sua eco mi tormenta.

A sentire la musica di questo PD a trazione De Luca-Bonavitacola, verrebbe quasi da pensare che le cariche pubbliche stiano per essere inserite nel testamento, trasmissibili di padre in figlio, similmente a un prezioso cimelio di famiglia. Un privilegio per pochi eletti, insomma, che trasforma la politica in una sorta di monarchia ereditaria mascherata da democrazia. Capirà che l’idea di una “dinastia politica” non è proprio ciò che ispira fiducia in un futuro rigenerato.

E poi c’è il PD Irpino. Un partito che negli ultimi anni ha passato più tempo a litigare al proprio interno che a cercare una sintesi utile per il territorio e i suoi cittadini, non può certo presentarsi come il motore della rigenerazione.

Caro Petracca, la vera salute della politica, quella che non sa di stantio e di muffa, risiede nel fisiologico ricambio. Non in una riproposizione costante di fossili che, diciamocelo, appaiono in ogni consultazione elettorale ormai da decenni. La loro longevità è, a dir poco, ammirevole, ma forse un po’ meno utile al progresso.

E se la passione è davvero la fiamma che vi anima, come spesso si sente dire, allora perché non spegnere il compenso? La vera passione, si sa, non ha bisogno di un bonifico a fine mese per ardere. Anzi, rinunciare allo stipendio sarebbe un gesto rivoluzionario, capace di far ricrescere i capelli a molti elettori ormai calvi per la disperazione!

Per la nostra amata Provincia di Avellino e per l’intera Campania, l’augurio è uno solo: facce nuove. Fresche, energiche, magari con qualche ruga in meno e qualche idea in più. Altrimenti, la prossima “rigenerazione” rischierà di somigliare a un lifting mal riuscito piuttosto che a un vero e proprio rinnovo. Non crede, caro Maurizio?

Con la speranza di vedere presto un autentico cambiamento, Le porgo i miei più cordiali saluti.

 

Carmine Pascale

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