Canis Canem Edit: il parassitismo dei grandi centri urbani in Campania
Competizione e "merito" se trasposti semplicisticamente in politica diventano antagonismo territoriale dannoso. L'antagonismo è consolidato, in un'abitudine vecchia, tutta contenuta nel rapporto stridente tra aree forti, di concentrazione urbana o di sviluppo economico consolidato, e aree deboli, depresse, ad economia di sussistenza. Anche in Campania è così. Una realtà perdurante che diventa più immodificabile attraverso i modelli elettorali maggioritari. È questo un limite del quale bisogna prendere atto per andare oltre. Da troppo tempo i centri capoluogo sono nella considerazione prevalente dei politici e dei governi di turno, le aree interne invece si spopolano, perdono identità e attrazione territoriale.
Il centro non può essere se in danno del non centro. In questa contrapposizione perdurante, si radica il limite di ogni governo regionale e soprattutto dei più recenti. E non bastano le finte attenzioni della riserva di candidature locali di listini, quando le decisioni sono prese dai soggetti economici che operano con gli indici di profitto. Nelle aree interne non si posso compensare i problemi delle concentrazioni urbane con discariche, aree industriali degradate di consorzi ASI fallimentari, incapaci di provvedere alle azioni più elementari come il taglio dei rovi. La Valle Irno è esempio eloquente, diventata ormai il riflesso spento o peggio il giardino di riserva dei centri capoluogo. Non si può ridurre qui il diritto alla cittadinanza su base locale. La Valle Irno deve avere il riconoscimento di area insediativa che va valorizzata e salvaguardata, attraverso un progetto di territorio moderno, così come in altre regioni del territorio nazionale che oggi sono riferimento e di attenzione. La pianificazione decisa dal valore marginale delle concentrazioni è una trappola che pregiudica il futuro. Vanno rafforzate e qualificate le reti infrastrutturali e soprattutto va assicurata l'attuazione piena dei diritti delle popolazioni residenti, a partire dalle opportunità ad esse riservate, nei campi della formazione, della salute e del lavoro nella propria terra. La migrazione non è un fenomeno normale!
È ineludibile e non più rinviabile l'integrazione tra polo universitario, servizi per la salute, lavoro e Enti locali del comprensorio. Da troppi anni il processo è sospeso, nel vantaggio diretto all'esterno dei comprensori indeboliti, nella prevalenza dei centri capoluogo. La dimensione territoriale va interpretata secondo principi di continuità e pari dignità se vuole essere sostenibile, moderna e conforme agli indirizzi comunitari. Se poi i sindaci del comprensorio, per ostacolare le politiche di assetto sanitario che danneggiano ulteriormente il comprensorio Irno, devono addirittura passare per demagogici imbecilli, nel dire di un Presidente della Campania. Dove si potrà arrivare?
Agostino Landi