Michele Serra? Poco critico verso il Marxismo
Caro direttore, un lettore di sinistra, Roberto Earp, ha scritto a Michele Serra affermando che si ritrova spesso nel suo stile, nell’umanità e nell’etica ma non sempre nel pensiero politico. In particolare egli gli contesta due particolari: l’insufficiente pentimento per essere stato marxista (aver creduto a delle sciocchezze ed essere stato corresponsabile morale del socialismo realizzato) e l’insufficiente riconoscimento del ruolo positivo che hanno avuto per l’umanità il mercato e il capitalismo e del fatto che contano poco le disuguaglianze rispetto al miglioramento assoluto delle condizioni di vita dell’umanità negli ultimi secoli (La tendenza “naturale” del capitalismo; Il Venerdì di Repubblica, 30/4/2021). Sono d’accordo con lui. Effettivamente, secondo me, insieme a tanti aspetti positivi del pensiero di Serra ci sono anche questi lati negativi. Rispondendo al suddetto lettore egli ha affermato di considerarsi ancora marxista perché l’idea marxiana che la struttura della società è forgiata dai rapporti economici è di una precisione implacabile e perché nessuna differenza è potente come la differenza di classe e nessuna distanza è maggiore di quella tra ricchi e poveri. Ma un altro elemento fondamentale della dottrina marxista è la necessità di realizzare concretamente l’uguaglianza di tutti gli uomini. E’ in questo aspetto che essa ha fallito quando si è tentato di realizzarlo concretamente. Bisognerebbe riconoscerlo. Serra, poi, ha scritto che non nega i meriti della società di mercato perché essa ha portato benessere, innovazione ed energia ma senza alcuni regolatori decisivi come le tasse gli oligopoli diventano mostri voraci e incontenibili. Non ha ammesso, però, che l’esistenza degli oligopoli e la negatività di alcuni loro comportamenti sono un aspetto deteriore molto meno importante del miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità.
Cordiali saluti
Franco Pelella - Pagani