Solofra: …l’otto marzo non è solo il compleanno di mia nipote!
È arrivato l’otto marzo, la festa delle donne, ed è arrivata la solita retorica istituzionale social televisiva. Manifesti nei Comuni, mimose dappertutto, e sui social ed in TV, analisi del ruolo delle donne e soliti dibattiti sulla divisione dei compiti nella coppia, in famiglia e nella società: …tanti penosi e pallosi tentativi di espiazione dei (maschili) sensi di colpa?
Un dato però è più che allarmante: la violenza sulle donne non accenna a diminuire ed i femminicidi sono in continuo aumento!
Quest’anno, per l’otto marzo, non ci saranno né feste né cortei, ma nessuno si preoccuperà - o meglio se ne occuperà - più di tanto, … perché verrà il nove marzo è tutto passerà.
Anche mia nipote, fin da bambina, l’otto marzo ha sempre protestato, ma non contro il sistema politico sociale che opprime le donne (da piccola non poteva averne contezza!), ma proprio contro “la festa delle donne”, che ogni anno “rovinava” la sua festa di compleanno: è nata appunto l’otto marzo.
Se fosse nata il sette o il nove marzo il suo sarebbe stato sempre un normale compleanno.
Invece no. È nata l’otto marzo, e la trepida attesa per la festa del suo genetliaco è stata spesso “turbata” dalla frenesia della festa delle donne: alcune, a volte, abbandonavano anzitempo la festa di compleanno per andare in pizzeria ad assistere allo spogliarello dell’esibizionista di turno o al balletto del prorompente palestrato, altre, invece, cercavano di trasformare la sua festa in una goliardica festa delle donne.
In tutto ciò, per carità, non c’è nulla di male: la festa è sempre festa ed è giusto festeggiare.
L’otto marzo, però, non è solo il compleanno di mia nipote o un momento per goliardiche rentrée in pizzeria, ma è anche un’occasione per dedicare alle donne un pensiero gentile, soprattutto a quelle che un destino crudele ha voluto non fossero più con noi.
Ma, oltre ai ricordi, l’otto marzo, è anche l’occasione per un fattivo e concreto impegno da parte di tutti noi.
Il tema è delicato ed è facile cadere nella retorica. …Ma chi sono le donne?
Le donne sono le nostre nonne, le nostre madri, le nostre sorelle, le nostre figlie, le nostre zie, le nostre nipoti, le nostre cugine, la maestra, la dottoressa, l’infermiera, la badante, la cameriera, la barista, la bidella, la cubista, … le nostre fidanzate, le nostre mogli, le nostre compagne, …che sono poi quelle più colpite dalla violenza.
È un discorso culturale, siamo stati abituati a fare facile retorica sulle donne, a cominciare dai luoghi comuni tipo: “donna al volante percolo costante”; “le donne: … al massimo una per regno!”; “la regina della casa”; “le donne sono tutte “…” tranne le nostre mogli, le nostre madri, le nostre sorelle, zie, cugine”, etc.
Insomma, secondo la retorica maschilista, le donne hanno poco valore.
Tutto viene fatto in maniera “leggera”, quasi comica, da avanspettacolo o da barzelletta, ma è proprio qui che inizia il mancato rispetto per la persona, la discriminazione femminile, … la violenza!
A chi sciorina accozzaglie di imbecillità sulle donne, mi piace ricordare la risposta che l’amico “Gallo Antonio” diede, tempo fa, ad uno sciocco che pontificava sulla inutilità delle donne, delle mogli, etc: … «ma tu che dici, muglierema fatica in fabbrica, fatica a casa, cucina, lava, stira, mi vuole bene, mi fa cumpagnia, accudisce a me, ai figli e ai genitori miei: …ma tu che vuoi ‘e chiù!».
Potrebbe sembrare un discorso utilitaristico, ma nella risposta non c’è discriminazione, ma rispetto: …il rispetto che si deve alla propria compagna, il riconoscimento del valore sociale della sua opera, l’ammissione che la propria compagnia di vita lavora addirittura di più!
I fatti valgono più di tante parole.
Ma i fatti dicono anche che troppe donne muoiono per mano dei propri compagni di vita: … il femminicidio è quasi sempre l’unico delitto commesso da queste persone!
Spesso dimentichiamo che la donna che subisce discriminazioni, ingiustizia, violenza, è madre, sorella, figlia, moglie o campagna di uno di noi: … per tutelarle adeguatamente, basterebbe non girarsi dall’altra parte e non limitarsi ai convegni, ai manifesti celebrativi, alle mimose o a qualche panchina rossa.
mariomartucci