Il reddito di cittadinanza non basta.
Rimane il problema dell'arretratezza dell'apparato produttivo
Caro direttore, sabato scorso su La Repubblica Michele Serra ha scritto le seguenti parole: “Gli amici del bar, quasi all’unanimità, sono favorevoli al reddito di cittadinanza. Oramai il concetto della scomparsa del lavoro non è solo nei saggi degli economisti di Harvard; è un’amara certezza anche tra i bevitori di spritz”. Non sono d’accordo. La scomparsa del lavoro non è una certezza nonostante che la rivoluzione tecnologica, in teoria colpevole della scomparsa del lavoro, sia pienamente in atto. Il dibattito è in corso ma non c’è niente di scontato. Anzi, il fatto che le nazioni più avanzate dal punto di vista tecnologico (Stati Uniti e Germania) abbiano ridotto ai minimi termini la disoccupazione fa pensare che la rivoluzione tecnologica non abbia effetti così negativi sul lavoro. Se in Italia c’è una consistente disoccupazione ciò probabilmente è dovuto all’arretratezza dell’apparato produttivo e ad una scarsa capacità degli italiani di creare opportunità lavorative (specialmente al Sud). Il reddito di cittadinanza, quindi, non deve essere visto come una misura risolutrice dei problemi esistenti ma bisognerebbe, piuttosto, puntare soprattutto su interventi pubblici capaci di stimolare la crescita e l’ingrandimento dell’apparato produttivo.