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E’ tempo di scuola

Settembre, andiamo….

E’ tempo di  scuola. Ma è tempo anche di interrogativi: “Dove va l’educazione?” Come riformare? Come arginare la crisi? Come far sopravvivere la vecchia e cara scuola? Chiaramente nessuno ha la presunzione di fornire risposte esaustive, ma, accantonando un consentito smarrimento,  comunicare piuttosto  qualche lieve suggerimento dettato dalla lunga dimestichezza coi libri e dall’esperienza sul campo. Ci sentiamo ancora tra i banchi, soprattutto in questo periodo, e ci tocca vivere scoramento, angoscia, perplessità, stati d’animo confusi di quanti sono operatori attivi. Si avverte, oggi più di ieri, il bisogno interiore di rileggere con ponderazione qualche classico fondamentale di pedagogia, che aveva già  avuto, anni addietro, il potere di anticiparci le contraddizioni di concezioni educative che non fossero parte integrante del  “meraviglioso progetto uomo”. Ci piace dialogare ancora di scuola, con ragazzi ed adulti, e la risposta è quasi sempre che il “ cor non si rallegra” a chi “ deve tornar al lavoro usato”e  manifesta una giusta ansia per un inizio che i mass media  annunziano fitto di problemi fortemente annodati , tanto che anche a volerne sciogliere uno, si rimane avvinghiato nelle spire dell’altro. E’ proprio vero che, soprattutto nell’ultimo decennio, si è alle prese con un cambiamento/sconcerto come mai era avvenuto prima. Nutro la forte impressione che si sia operato allo stesso modo del taglio di un bosco affidato a barbieri e sarti. Il bosco è rimasto  mortificato, e,  per l’avvenire, difficilmente  cresceranno  giovani virgulti  da cui potranno spuntare nuovi germogli.

Il nostro sistema di educazione deve essere prontamente e profondamente cambiato, oggi che ci troviamo al cospetto di una  scuola  sempre più di un  colore rosso vivo,  per emozione,  non  per altro, e  ci accorgiamo che fa notevoli passi indietro, soprattutto per organizzazione. Ma come, i tanto titolati governanti non hanno ancora capito ( che esagerazione) che solo l’educazione si impone come il fattore essenziale del progresso sociale ed economico, della crescita, della fase due,tre,quattro, ecc.. Educazione, chiaramente, non ristretta nei termini della preparazione professionale, ma educazione che maturi intelligenza, capacità di adattamento, senso di responsabilità, conoscenze varie ed approfondite. Egregi signori Professori,  ascoltate  la voce anche delle ultime ruote del carrozzone della scuola , prima di prendere decisioni. Per il buon funzionamento, i bidelli sono utili ed indispensabili . E’ urgente la necessità di maggiori investimenti per l’educazione ( non tagli alla cieca) ed è indispensabile offrire un’istruzione la più completa possibile, in una prospettiva di educazione permanente. Attingete a quattro mani ai vecchi e cari uomini di scuola, a coloro che hanno speso la vita per il miglioramento dell’uomo, a coloro che hanno impiegato molto più tempo tra le giovani generazioni che tra gli affetti familiari.  Lasciamo celebrare la messa al prete e  zappare la terra al contadino. Perciò non si va avanti: c’è troppa inversione di ruoli.

 Ormai abbiamo fatto “orecchio” al consueto tormentone del premier Monti  : “bisogna attuare le riforme strutturali”. E cambia disco. Il problema più pressante non è riformare la struttura  e i programmi degli ordini di scuole, ma familiarizzare le masse popolari con la cultura ( si chiama analfabetismo di ritorno), in modo da elevare la loro dignità umana e da potenziare il loro rendimento sociale. Il governo dei professori doveva, in primis, dare un nuovo assetto alla scuola che, in ambito europeo, si trova nella più classica delle metafore: “un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di altri  vasi di ferro”. Questo nuovo assetto non si può dare stipando nelle aule allievi su allievi o accorpando le classi per risparmiare sulle supplenze. E’ solo tempo sprecato e gli studenti, giustamente, si disaffezionano. Oggi l’istruzione si trova nella palude, soprattutto per queste cervellotiche organizzazioni.  Rivalutiamo, dunque, i vecchi e cari pedagogisti ; rivalutiamo i classici, accantonati per far posto a progetti effimeri e fittizi. Non si è mai pensato di mettere a progetto la recensione di gruppo di un classico dietro l’altro? Fatelo!

Anche per migliorare la resa pratica di mestieri e professioni, bisogna pur sempre mirare diritto ad una educazione capace di fondare un nuovo umanesimo, non disgiunto, però, dalla razionalità scientifica ( il senso della modernità),in grado di sviluppare  l’iniziativa personale, la sicurezza di giudizio, le attitudini morali, come si diceva innanzi. Ed è giusto addivenire a queste considerazioni, alla luce di quanto caos ha generato un ammodernamento strutturale in vena solo di fare tendenza.

Poi ti svegli un bel giorno e t’accorgi che al posto di tanti veri uomini di scuola, c’è chi parla per sentito dire e mette in”produzione” leggi e decreti che si sfaldano e precipitano nelle acque turbinose di un torrente in piena (la quizmania). E devi pure sorbirti  questi maestri della deriva che  glorificano se stessi a guisa di quelle parodie del Bagaglino, buttando il classico fumo negli occhi ad indifesi studenti, alle loro famiglie, alla società tutta.

Con tutti questi patemi d’animo, con che serenità didattico/pedagogica si può intraprendere il percorso dell’anno scolastico?

E Docenti, Dirigenti, primi Dirigenti, a quanto si legge, devono cavar castagne da un fuoco alimentato  dai pezzi scelti che con la scuola non hanno avuto mai un rapporto familiare,  solo conflittuale,  e, sulla falsariga del loro pressappochismo , si continua ancora a decidere il destino di coloro che lottano con vigore e passione per non essere travolti dalla bufera dell’indigenza . Auguriamoci che questi professori che ci fanno iniziare la giornata con tempeste e uragani, abbiano la compiacenza di sanare qualche piaga non ancora incancrenita.

 No, non voglio terminare prendendo a prestito  la frase pronunziata in un famoso film: “povera scuola mia, come ti hanno ridotta”. Voglio concludere con parole di speranza pronunziate dal più amato poeta dei nostri giorni :… e quasi sempre dietro la collina è il sole

                                                                   MicheleBrescia                                                                                                                                                                                                                                                  

 

 

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