Solofra. Un servu e un Cristu…contro la “malarazza”
Sono un appassionato fan della musica folk campana e pugliese ma son rimasto affascinato da una canzone folk siciliana “Un servu e un Cristu” di un anonimo siciliano (inclusa nella Raccolta di canti popolari siciliani pubblicata nel 1857 da Leonardo Vigo Calanna, poeta e marchese di Gallodoro, Acireale) : Un "lamento" in dialetto siciliano, dedicato ai “poveri cristi”. Nel 1976 Domenico Modugno ha rielaborato questa canzone e l’ha pubblica con il titolo “Malarazza”, che è anche una delle sue canzoni più celebri, ripresa da altri artisti tra cui Ginevra di Marco e Carmen Consoli .
Mi piace però proporvi il testo, bellissimo, della canzone originale “Un servu e un Cristu” (la trovate su You tube eseguita dal gruppo “I Mattanza”) :
Un servu, tempu fa, di chista piazza cussì priàva a Cristu e nci dicìa:
"Signuri 'u me patruni mi strapazza, mi tratta comu un cani pi la via,
tuttu mi pigghia cu la so' manazza, la vita dici chi è mancu la mia.
Si jeu mi lagnu cchiù peju m'amminazza chi ferri mi castja a prigiunia.
Undì jò mo ti prejiu 'sta malarazza distruggimmilla Tu, Cristu, pi mmia
distruggimmilla Tu, Cristu, pi mmia".
"E tu forsi chi hai ciunchi li vrazza, oppuru ll'ha 'nchiovati com'a mmia?
Cu voli la giustizia si la fazza non speri ch'autru la fazza pe ttia.
Si tu si omu e non si testa pazza metti a profittu 'sta sintenzia mia.
Jò non sarrìa supra sta cruciazza s'avissi fattu quantu dicu a ttia!"
Il testo di “Un servu e un Cristu” - o se volete di “Malarazza” - narra di un servo continuamente picchiato e maltrattato da un padrone prepotente che si lamenta e chiede giustizia a Gesù che, sconsolato, gli risponde di farsi giustizia da solo se la vuole - perché “non hai ciunchi li vrazza” (non hai le braccia spezzate) e “non l’hai nchiuvati com’a mmia” (non le hai inchiodate come me) - tirando fuori i denti e combattendo perché nessuno lo farà mai al posto suo. E che se lui (Cristu) avesse seguito la stessa “sentenzia” , lo stesso suggerimento che da al servu, ora non sarebbe inchiodato su quella croce.
La censura ecclesiastica impose di cambiare la risposta di “Cristu” alla richiesta del “servu” di distruggere la “malarazza” : fu eliminato ogni invito a farsi giustizia da soli ("…hai dimenticato la legge di Dio….. sempre in guerra sarà l'umanità se con le violenze la violenza punisce"), con un'aggiunta di un pizzico di antisemitismo, (“mi inchiodarono gli Ebrei su questa croce ed io che avrei potuto disfare il cielo e la terra, per far fede alla mia legge, non risposi con l’offesa a chi mi offendeva”).
Questa è la risposta di ”Cristu” nell’edizione della canzone 'riveduta e corretta' per volere della chiesa:
"E tu chi ti scurdasti, o testa pazza, chiddu ch’è scrittu 'nta la Liggi mia?
Sempri in guerra sarà l'umana razza si cu l'offisi l'offisi castija!
A cu l'offenni, lu vasa e l'abbrazza e in Paradisu sidirai ccu mia :
m’inchiuvaru l’ebrei 'nta sta cruciazza : e Cielu e Terra disfari putia!
Personalmente preferisco la versione originale dove, contrariamente a quanto pensa la Chiesa, non c’è invito alla violenza o a farsi giustizia da se, ma si indica la strada dell’autodeterminazione, dell’impegno personale ad attivarsi in proprio per emanciparsi dal bisogno senza sperare in qualcun altro, perchè nessuno “ha ciunchi li vrazza” (ha le braccia spezzate) o “l’ha nchiuvati n’cruci” (o le ha inchiodate a una croce). La canzone è un monito a non aspettarsi nella vita, nello studio, nel lavoro, nella politica, nello sport, etc, che i problemi vengano risolti dal mistico intervento divino di “qualcun altro”: “Cu voli la giustizia si la fazza”. Lamentarsi è inutile, chi non accetta il proprio status prenda atto della “sentenzia di Cristu” e lotti personalmente e fattivamente per impedire alla“ malarazza” di prevaricare.
Ognuno è artefice del proprio destino.
Ogni riferimento a fatti, persone, od accadimenti locali è puramente voluto!
mariomartucci