Una presenza sgradita
Le immagini della Messa di Natale hanno messo in evidenza, in modo plastico, come il cambiamento all’interno del Vaticano faccia molta fatica ad andare avanti: infatti, accanto al Papa, a celebrare il rito religioso più importante dell’intero anno era presente uno dei cardinali più chiacchierati, quel Tarcisio Bertone accusato da più parti di usufruire di beni smodati e di ricchezze eccessive per un prelato, tanto più in tempi di rigore e sobrietà, come quelli giustamente imposti da Francesco.
Purtroppo, il rinnovamento, voluto fortemente da Bergoglio, procede però con ritmi troppo lenti, per cui, a concelebrare con il Pontefice la funzione religiosa della notte del 24 dicembre, era appunto uno dei nomi maggiormente attenzionati dai giornali, che, sovente, nel corso delle ultime settimane, ne hanno evidenziato la condotta - per usare un eufemismo - poco francescana.
Era evidente che i grandi cambiamenti, imposti dal nuovo Papa, non potessero trovare realizzazione compiuta in tempi stretti, per cui la Curia romana, tuttora, registra la presenza di personalità che, indipendentemente dai loro meriti pregressi, potrebbero – per ragioni di mera opportunità – lasciare la scena mediatica in favore di prelati diversi.
Ma, il tempo del cambiamento non è, ancora, giunto e ciò lo si capisce, anche, da un altro fatto, ben più importante: quando Papa Francesco ha chiesto di modificare, profondamente, la dottrina in merito alle coppie di fatto, ha visto alzarsi un muro contro le sue idee innovatrici, che ha impedito l’introduzione della nuova disciplina, a testimonianza del fatto che - come esistono prelati, per nulla, disposti a rinunciare ai privilegi economici, acquisiti sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - esiste analogamente una resistenza al cambiamento su fatti dottrinari di primaria importanza, che, opportunamente rimodulati secondo le esigenze della contemporaneità, potrebbero consentire alla Chiesa di essere molto più radicata nel tempo storico, in cui essa vive.
Pertanto, esistono due aspetti, che si tengono strettamente: da un lato, un alto clero, intenzionato seriamente a non perdere i benefici del potere temporale di ottocentesca memoria; per un altro verso, parimenti, si registra un atteggiamento di chiusura totale alle novità, che peraltro ricorda i comportamenti, che venivano messi in scena nel secolo XIX , quando i successori di Pietro non erano in grado di capire la portata straordinaria del cambiamento, di cui erano forieri i movimenti massonici, che propugnavano il concetto rivoluzionario di Stato-nazione e combattevano, aspramente, contro il potere temporale del Pontefice di derivazione, squisitamente, medioevale.
Non sappiamo quanto tempo avrà a disposizione Papa Bergoglio, per continuare la sua meritoria opera di innovazione: perciò, non possiamo non auspicare che, a prescindere dalla prospettiva temporale del Papato di Francesco, le sue idee e, soprattutto, la sua sensibilità, sia in merito al modus vivendi dei Vescovi, sia sui temi afferenti alla riforma del diritto civile, possano vantare un futuro, magari continuando ad interrogare la Chiesa, quando sul soglio di Roma ci sarà, prima o poi, un diverso successore di Pietro, che - speriamo - non voglia cancellare gli sforzi del suo predecessore argentino.
La Chiesa è ad un bivio: rinnovare profondamente se stessa ed i valori, che suggerisce ai suoi fedeli, o essere condannata a scomparire progressivamente, visto che intere aree dei continenti extra-europei sono indotte, naturalmente, ad avvicinarsi ad altre religioni, che diffondono un catechismo più tollerante e consono alle trasformazioni sociali, che – ovunque – segnano, irrimediabilmente, il concetto moderno di famiglia.
Potremo, pertanto, assistere ad un cambiamento copernicano, anche, su siffatte tematiche, nella scia di quanto fece - qualche decennio fa - Giovanni Paolo II, quando ammise, molto onestamente, che nel Seicento la Chiesa aveva sbagliato atteggiamento nei riguardi degli assertori della scienza nuova?
Fortunatamente, oggi non esiste più la Santa Inquisizione, né i pensatori, interni allo stesso movimento cattolico e portatori del sacro furore della novità, rischiano di essere messi all’Indice, ma invero sarebbe saggio se i moniti e le esortazioni di Bergoglio non rimanessero nello spazio indeterminato delle proposte non realizzate, dal momento che la pubblica opinione, in tal caso, non potrebbe che - per reazione - allontanarsi dal Cattolicesimo con la stessa rapidità con la quale si è avvicinata, quando ha saputo dell’elezione del Pastore gesuitico, credendo fortemente nel vento riformatore, che il presule sudamericano ha alimentato con la sua salita al soglio pontificio.
Riuscirà a rinnovarsi più celermente la Chiesa o lo Stato?
È, questo, l’interrogativo decisivo dei propri decenni: certo è che chi cambierà, riuscirà a sopravvivere; chi farà opposizione al cambiamento, invece morirerà definitivamente, ponendo fine all’attuale agonia.
Rosario Pesce