La schizofrenia dei sistemi elettorali
Nel corso della discussione parlamentare, in vista dell’approvazione del nuovo dispositivo elettorale, il Ministro Boschi ha paventato la possibilità che, in attesa dell'introduzione della riforma costituzionale, che dovrebbe abolire l’elettività del Senato, va varata una legge, che consenta il voto popolare, qualora lo scioglimento anticipato del Parlamento attuale dovesse intervenire prima della formalizzazione della rinnovata disciplina costituzionale.
È ovvio che, in caso di ricorso alle urne, per il Senato varrebbe, in questo momento, la legge così come essa è stata riformata dalla pronuncia della Consulta, per cui, per l’Aula di Palazzo Madama, si voterebbe con un sistema proporzionale puro, senza alcuna soglia di sbarramento, né premi di maggioranza: pertanto, molto probabilmente, il nuovo Senato sarebbe ingovernabile.
È, altrettanto, vero che l’ipotesi, prospettata dal Governo, non assicurerebbe, però, un’omogeneità di maggioranze fra le due Camere: infatti, mentre per Montecitorio si voterebbe con un proporzionale, corretto da premio e soglia di sbarramento, per il Senato invece si voterebbe, nell’auspicio della Boschi, con il Mattarellum, qualora questo fosse introdotto dai parlamentari, in attesa – appunto – dell’abrogazione della Camera alta.
Invero, sarebbe - questa - una soluzione schizofrenica: maggioritario per i Senatori, proporzionale per i Deputati.
Una possibilità, che le persone più avvedute ed esperte di procedure elettorali non possono che biasimare.
Infatti, mentre al Senato correrebbe l’obbligo per i partiti di mettere in piedi le alleanze, tipiche della Seconda Repubblica, alla Camera ogni lista sarebbe disgiunta dal vincolo di coalizione, per cui ci troveremmo in presenza di un dispositivo ancipite e, soprattutto, che indurrebbe gli Italiani a votare con logiche, totalmente, differenti.
Ne guadagnerebbe la democrazia?
La risposta non può che essere negativa, dato che, in nessun Paese avanzato, laddove esiste ancora il bicameralismo, il dispositivo di voto per le due Camere è così nettamente differenziato, per cui, di fatto, ogni ipotesi di costruzione di un Esecutivo affidabile verrebbe a scontrarsi con l’impossibilità materiale di uniformare gli schieramenti nelle due Assemblee.
A volte, sembra quasi che il legislatore voglia complicarsi l’esistenza, rendendo il futuro molto più problematico di quanto esso non possa essere: immaginare un sistema elettorale sdoppiato contribuisce a porre le premesse per l’ennesima maggioranza confusa e pasticciata nella prossima legislatura, che dovrebbe essere quella, invece, decisiva per mettere mano definitivamente alla riforma costituzionale, qualora l’esperimento riformatore, in quella presente, dovesse miseramente fallire.
È possibile, dunque, che il legislatore rinsavisca, elaborando la medesima proposta sia per la Camera, che per il Senato?
Noi siamo sempre stati convinti assertori del Mattarellum, cioè di un sistema di voto che assegna tre quarti dei seggi con collegi maggioritari uninominali ed il rimanente quarto con un proporzionale secco e privo di preferenze.
Perché, allora, non estenderlo alla Camera, così da avere la certezza della composizione di una maggioranza parlamentare subito dopo la pubblicazione degli esiti elettorali?
La cultura del maggioritario è stata propria della Sinistra per molti anni, per cui non comprendiamo perché si continua ad ipotizzare, tuttora, un dispositivo proporzionale per la Camera, che non consente la creazione di maggioranze e coalizioni prima del voto, riportando l’Italia alle forme deteriori di parlamentarismo della Prima Repubblica.
Comprendiamo bene l’interesse di Berlusconi a varare una legge propozionale, che gli permette di conservare ancora un potere contrattuale nel prossimo Parlamento, ma non riusciamo ad intuire il motivo per cui il PD renziano sia così remissivo nel cedere a condizioni, che non favoriscono la governabilità e che, in particolare, possono prospettare una situazione, finanche, peggiore di quella odierna, per cui, per l’ennesima volta, il ricorso a Governi con maggioranze trasversali e spurie sarebbe non solo possibile, ma addirittura necessario.
Forse, il Patto del Nazareno può avere una forza così cogente, da non far vedere al nostro personale politico ciò che il cittadino comune, anche non specialista in materia di sistemi elettorali, è capace di intuire autonomamente?
Rosario Pesce