T. O.: Dom. XII dell'Anno C.
Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore (2024-25).
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
T. O.: Dom. XII dell'Anno C – Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore (2024-25)
Introduzione. Genesi racconta il sacrificio che Melchisedek offre a Dio col pane e il vino, simbolo del sacrificio del NT. Luca presenta la moltiplicazione dei pani come anticipo dell’istituzione dell’Eucarestia, e Paolo ce ne dà il racconto essenziale.
I - Genesi 14,18-20 - Abramo raccolse 318 schiavi, cresciuti con lui, e sconfisse l'esercito di 4 re, che avevano catturato 5 re del Sud del Mar Morto e Lot, nipote di Abramo con famiglia e beni. Per miracolo Abramo recuperò tutto e si impossessò di un ricco bottino; e ne ringraziò Dio. Intanto gli venne incontro Melchìsedek, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, il Dio di Abramo; grato a Dio e ad Abramo per la fuga dei nemici, offrì in sacrificio pane e vino (18), associandovi Abramo. Egli benedisse Abram con queste parole: Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,/ creatore del cielo e della terra (19), con cui invocò per lui ogni bene, e benedetto sia il Dio altissimo,/ che ti ha messo in mano i tuoi nemici, con cui lodò e ringraziò Dio per la vittoria. E Abramo diede a lui la decima di tutto (20), come segno di riconoscenza a Dio. (a) Melchisedech è una figura di Gesù Messia, Re e Sacerdote. Il gesto di offrire pane e vino sarà reinterpretato come figura dell’Eucarestia. (b) Dio gradisce che noi ci offriamo a Lui in sacrificio per fare la sua volontà, quando ascoltiamo la sua Parola, specie nella Messa; poi presentiamo il nostro pane e vino come segno di questa nostra volontà; quindi il pane e il vino sono trasformati nel Corpo e Sangue di Cristo, che noi accogliamo con fede e speranza, carità e adorazione, e che ci sono dati in cibo e bevanda, per aiutarci a fare la volontà di Dio, seguendo l’esempio di Gesù e Maria e Giuseppe. Viviamo la nostra Messa con questi sentimenti.
II - Luca 9,11-17 – 1. (a) Gesù, per compassione e misericordia,… accolse le folle e prese a parlare loro del regno di Dio, dando loro il pane della Parola, per guarirne l’intelligenza con la verità, e a guarire quanti avevano bisogno di cure (11). Noi tutti, specie i Suoi ministri, dobbiamo condividere questo amore compassionevole per tutti ed essere sempre disposti a dare la Parola, la testimonianza, e la vicinanza. (b) Il giorno cominciava a declinare e i Dodici o perché condividono i sentimenti del Cuore di Gesù per i bisogni materiali e spirituali della gente o per restare soli con Gesù, gli si avvicinarono per suggerirgli: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta» (12). Ma Gesù la pensa diversamente: «Voi stessi date loro da mangiare» (16). Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente» (13), rilevando l’inadeguatezza dei mezzi a loro disposizione; è atto di umiltà, ma dimenticano che Gesù può fare i miracoli, e anche loro. Ricordiamoci della nostra dignità di cristiani: per la fede e il battesimo siamo sempre uniti a Gesù e, pur se non abbiamo ricevuto il carisma della fede che “opera” i miracoli, comunque abbiamo con noi Gesù, che può tutto, e a Lui o per i Suoi meriti possiamo chiedere tutto nella preghiera. (c) Gesù ordinò ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa»… (14). Fecero così e li fecero sedere tutti quanti (15) i circa cinquemila uomini (14). Poi Egli prese i cinque pani e i due pesci (16) e, come al solito, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione al Padre per aver dato il cibo, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla (16). Ammiriamo Gesù, che mantiene sempre vivo il rapporto col Padre in ogni situazione, anche nel relazionarsi con gli uomini, e lo ringrazia per i suoi doni, riconoscendo che tutto viene dal Padre. Se alimentassimo questa unione con Dio, quanto bene faremmo a noi e agli altri! (d) Tutti mangiarono a sazietà e con piena soddisfazione pane e companatico e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste (17). Gesù non dà solo l'essenziale per vivere, il pane, ma anche il companatico, che dà più gusto al pane; e non dà solo il necessario ma anche in sovrabbondanza; tale è il suo stile: ammiriamo la bontà e la potenza infinite di Gesù; imitiamoLo nel nostro piccolo; dilatiamo il nostro cuore per desiderare tutto il bene per il prossimo e preghiamo per ottenerglielo. Lo Spirito Santo ci renda sempre sensibili ai bisogni del prossimo.
2. (a) Gesù orienta i discepoli a una spiritualità “eucaristica”, di ringraziamento a Dio e di donazione a Dio e al prossimo. Egli ascolta dagli Apostoli il racconto della loro missione e vorrebbe farli riposare (Lc 9,10), ma la presenza della folla Lo spinge a offrirle il pane della Parola del Regno di Dio e i miracoli (11) e a invitare i discepoli a mettersi al suo servizio per sfamarla (12-14) e per la distribuzione in gruppi (14) e del pane (15-16). E infine raccolgono il sopravanzato (17). Gesù dà l’occasione agli Apostoli di praticare il servizio degli altri: è quello che Gesù vuol fare con ciascuno di noi: farci gustare i doni di Dio e insegnarci a non tenerli per noi ma anche a parteciparli agli altri. (b) Il miracolo della moltiplicazione dei pani fa pensare al discorso di Gesù in Gv 6; egli collega l'Eucaristia con la manna nel deserto: Dio sfama per 40 anni il popolo nel deserto col pane della sua Parola e con la manna. Gesù dice di sé di essere il Pane della vita (Gv 6,33-35); dà la sua Parola come un Pane di vita (Gv 6,43ss); infine promette che darà il suo Corpo e il suo Sangue come cibo per la vita eterna (Gv 6,51ss). Così gli Apostoli devono dare Gesù agli altri in queste tre maniere, ma anche donare se stessi, al servizio del prossimo; e così dobbiamo fare anche noi, seguendone l’esempio con la forza, che Gesù ci comunica per donarci agli altri.
III - 1Corinzi 11,23-25 - (a) Paolo dichiara: Io… ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso circa la Cena del Signore (11,20), e chiede la fede. Vi aderiamo anche noi. (b) Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito da Giuda, prese del pane (23), e dopo aver reso grazie, lo spezzò per darlo agli Apostoli, a Maria e alle Pie Donne, una ventina di persone, e disse loro parole mai usate nelle cene pasquali: «Questo è il mio corpo» (24), cioè vedete e gustate pane, ma questo è il mio corpo, sono Io; «che è per voi» (24), offerto per voi in sacrificio (Ef 5,25; 5,1-2; Gal 2,20) di adorazione al Padre e ringraziamento, per espiare i peccati e ottenere grazie, e come nutrimento per conservarvi nella vita soprannaturale e sostenervi nella lotta contro il male e come pegno per la resurrezione dei vostri corpi (Gv 6,51); «fate questo in memoria di me» (24), della mia persona, di tutto quello che sono e tutto quello che ho fatto per voi. (c) Poi, allo stesso modo, dopo aver cenato (25), Gesù prese il terzo calice e lo diede da bere ai discepoli, dicendo parole nuove: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»; completiamo con gli Evangelisti: Questo è il mio sangue, versato per voi (Lc 22,20), per molti (Mc 14,24; Mt 26,28), in remissione dei peccati (Mt 26,28). Questo pane e vino consacrati rendono presente il sacrificio di tutta la vita di Gesù, specie della sua Passione e Morte; con esso Egli istituisce la nuova Alleanza, che offre a tutti gli uomini; il Suo sacrificio sostituisce tutti quelli dell'AT. (d) Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate e rendete presente la morte del Signore, morto ma ormai risorto, finché egli venga (26). Partecipandovi, avremo gli stessi effetti di perdono, che ebbero il ladro pentito (Lc 23,39-43), il centurione (Mt 27,51), e una parte del popolo (Lc 23,47-48).
EUCARESTIA. Molto più è la Messa, cui partecipiamo la domenica e nei giorni feriali; facciamola celebrare per i vivi e per i defunti (onomastico e compleanno, negli anniversari della persona cara). La Vergine e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni ci ottengano la grazia di valorizzarla per noi e per gli altri. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Congeda la folla… (12). Gesù va in cerca delle pecorelle smarrite e cerca di tenere presso di sé i discepoli e quelli che non lo sono perché lo diventino. Il suggerimento degli Apostoli certamente non poteva essergli gradito e perciò ordina loro di provvedere al bisogno di nutrimento delle persone. Gesù opera il miracolo e si fa aiutare dagli Apostoli nella distribuzione.
2. Alzò gli occhi al cielo… (16) e la benedizione e lo spezzare il pane per distribuirlo erano gesti abituali, che faceva ogni capotavola in ogni banchetto ebreo. Ma Gesù li faceva in modo così personale e caratteristico che lo fecero riconoscere dai discepoli di Emmaus. Non manchi mai ai nostri pasti la preghiera introduttiva per ringraziare il Signore e pregare per chi non ha.
3. Furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici cesti… (14). Dio non fa mancare mai il necessario ma solitamente dà in sovrabbondanza, con generosità divina. Il misero non lo è perché Dio non è generoso ma per la pigrizia e cattiveria dei singoli e di quelli che gli stanno intorno. Abbiamo la conferma nella Parola di Dio dell’AT e del NT.
4. Sia benedetto Abram… e benedetto sia Dio (19-20). Quando Dio benedice noi, ci arricchisce dei suoi beni; quando noi benediciamo Dio, lo lodiamo per la sua infinita grandezza e gli altri attributi infiniti e lo ringraziamo per i doni che ci fa; quando benediciamo una persona invochiamo Dio perché l’arricchisca dei Suoi doni.
5. Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso (23). La predicazione trasmette ciò che si è ricevuto; la fonte iniziale rimane Dio o Gesù, gli Apostoli sono i primi che ricevono e trasmettono e poi attraverso i secoli si continua così. La fede consiste nell’accettare come vero ciò che ci viene attraverso l’annuncio del contenuto della fede. (mons. Francesco Spaduzzi)