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Tempo Pasquale: Domenica IV dell'Anno C (2024-25)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)

Tempo Pasquale: Domenica IV dell'Anno C (2024-25)

Introduzione. Gesù in Giovanni ci rivela il Padre e Se stesso e la propria missione di pastore nei confronti dei fedeli; Atti ci parla delle difficoltà dell’apostolato di Paolo e Barnaba con gli Ebrei e della facilità con i pagani; Apocalisse ci presenta il Padre e Gesù come nostri protettori e pastori.

I - Giovanni 10,27-30 – 1. Gesù afferma: Io e il Padre siamo una cosa sola (30), cioè Egli condivide col Padre e con lo Spirito l'unica natura divina, ma è Persona distinta dalle altre Due come lo è ognuna di Loro dalle Altre. Così Egli rivela la verità fondamentale del cristianesimo: l'Unità della natura divina e la Trinità delle Persone Divine, il mistero principale della nostra fede. Ma i suoi ascoltatori vedono bene che Gesù, che parla, è un uomo; e quindi Egli rivela anche che in lui ci sono due nature - l'umana e la divina - e una sola Persona - quella divina -, che ha assunto la natura umana. E questo è il secondo mistero principale della nostra fede. Così noi crediamo nell'Unità e Trinità di Dio - un Dio in tre persone - e nell'Incarnazione, Passione e Morte, Resurrezione e Ascensione di Gesù Cristo, la seconda Persona della SS. Trinità. Queste verità, le professiamo nel Credo, sia in quello più breve, detto Simbolo Apostolico, che contiene le principali verità e i misteri più importanti, rivelati da Dio per mezzo di Gesù e degli Apostoli e insegnati dalla Chiesa, sia in quello più particolareggiato, detto Niceno - Costantinopolitano, composto nel Concilio di Nicea del 325 e completato in quello di Costantinopoli nel 381 per la parte che riguarda lo Spirito Santo; in quest’ultimo si riafferma la fede cristiana contro gli errori teologici dei primi quattro secoli del cristianesimo. Il Simbolo degli Apostoli è più antico e completo, ma non abbiamo un'idea precisa a che data possa risalire; il titolo fa pensare ai primi tempi del cristianesimo.

2. (a) Gli uomini sono tutti di Dio Padre, perché creati da Lui, e costituiscono il “gregge”, di cui il Padre è in realtà il padrone e ha voluto esserne padre e pastore. Gesù afferma: Il Padre mio… è più grande di tutti (29) e di tutto; è più grande delle creature, appunto perché le ha fatte Lui e Lui ne è il padrone assoluto; è più grande anche di Gesù, perché la Sua natura umana, il Suo corpo e la Sua anima, sono creati come ogni altra creatura, pur essendo stati assunti dalla Persona divina del Figlio; il Padre, in quanto Dio, è uguale al Figlio e allo Spirito Santo, ma è anche all’origine del Figlio – il Padre genera il Figlio - e col Figlio è all’origine dello Spirito Santo – lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio. Crediamo in Gesù, nostro Dio e Salvatore e vero uomo. Egli ci conosce e ci ama davvero: perciò è venuto a salvarci e ha dato la vita per comunicarci la vita eterna. AdoriamoLo nella Trinità perché è Dio, ma sentiamolo anche come nostro fratello, perché è uomo come noi; imitiamoLo per essere buoni figli del Padre e buoni fratelli Suoi. SeguiamoLo in tutto, come Maestro e Modello, come Messia e Salvatore. (b) Gesù sottolinea: Il Padre mio… me le ha date (29), le pecore - gli uomini - Gliele ha affidate perché le riportasse all'ovile, da dove si erano allontanate per il peccato di Adamo e per i peccati personali. “Le mie pecore” (27) sono di Gesù, oltre che del Padre, a motivo della redenzione. Io le conosco personalmente, una per una, dice Gesù, e ascoltano la mia voce … ed esse mi seguono (27), perché conoscono la Sua persona e la Sua dottrina, credono a ciò che Egli rivela e mettono in pratica ciò che comanda; e nessuno le strapperà dalla mia mano (28) onnipotente, come nessuno può strapparle dalla mano del Padre (29) onnipotente; esse non andranno perdute in eterno perché Egli viene nel mondo e vive e muore per riportarle al Padre e perché – dice -: Io do loro la vita eterna (28). Pensiamo spesso alle parole rassicuranti di Gesù che noi siamo pecore Sue e del Padre e siamo nelle mani Sue e del Padre: sempre, anche nelle situazioni più critiche e in mezzo alle insidie del diavolo e del mondo e della nostra fragilità, siamo difesi e protetti dalla potenza e sapienza e amore infiniti del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Queste affermazioni ci aiutano ad alimentare la nostra speranza e fiducia e il nostro abbandono nelle mani e nel cuore della Trinità. Chi si può sentire più al sicuro di noi, se ci impegniamo secondo le nostre forze e sostenuti dalla grazia di Dio ad aderire alla Parola di Gesù e a praticarla?

II - Atti degli Apostoli 13,14.43-52 - Paolo e Barnaba arrivarono ad Antiochia di Pisidia e di sabato predicarono nella sinagoga (14). Dopo molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio (43), a restare fedeli a Dio. Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò nella sinagoga per ascoltare la parola del Signore (44) dagli Apostoli. Perciò i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo (45). Allora gli Apostoli con franchezza dichiararono: “Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi, popolo di Dio dell'AT, la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani (46) per ordine del Signore: Io ti (il Messia) ho posto per essere luce delle genti,/ perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra (47; cfr. Is 49,6). I Giudei rifiutarono la Parola di Gesù e ora anche quella dei missionari di Gesù. Essa è offerta a tutti ma non tutti l’accettano; c’è la vita eterna per chi l’accetta e la dannazione per chi la rifiuta. (b) Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e… credettero (48). La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione (49). Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà… e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li cacciarono dal loro territorio (50). Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, per indicare la rottura totale con loro, andarono a Iconio (51) mentre I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo (52). L'adesione a Gesù con la fede e il battesimo è sorgente del dono dello Spirito Santo e della gioia di essere salvati; invece chi rifiuta sta nel disagio interiore, come il giovane ricco (Mc 10,22).

III - Apocalisse 7,9.14-17 – (a) Giovanni racconta: Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione… e lingua (9), i salvati; uno dei 24 anziani disse; Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione (una persecuzione?), e che hanno lavato le loro vesti sporche per i peccati, rendendole candide nel sangue dell’Agnello (14) immolato, Gesù. Sono i credenti in Lui, che il battesimo ha liberati con il perdono dei peccati, originale e personali, - le vesti candide (9) ne sono il simbolo. (b) Altri beni meravigliosi: rami di palma nelle loro mani (9) = vittoriosi su Satana; in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello (9; cfr. 15) = intimi con Dio, e gli prestano servizio = culto, perché giorno e notte dimorano nel suo tempio del Cielo (15); Colui che siede sul trono, Dio, stenderà la sua tenda sopra di loro (15; cfr. Zac 2,14; Ez 37,27) per proteggerli; Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna (16) = nessuna sofferenza; inoltre l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita (17), ai pascoli della vita eterna; infine Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi (12), perché sarà loro conforto. Alcune di queste grazie si ricevono già in certa misura sulla terra da chi ha fede e carità: diamo culto a Dio, e viviamo alla Sua presenza e ne godremo la protezione. Chiediamo molta fede e carità.

EUCARESTIA. Specie in questa Gesù continua a essere nostro pastore: ci nutre con la sua Parola e del suo Corpo e Sangue. Affidiamoci alla Madonna e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e ai Santi Patroni, perché ci ottengano la fede e la carità necessarie per trarne il massimo frutto possibile. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Le mie pecore ascoltano la mia voce (27). L’accoglienza della Parola di Dio, ascoltata o letta, avviene oggi come sempre, perché le orecchie ascoltano, ma lo Spirito apre il nostro cuore e noi crediamo alla Parola. Hanno diritto di dire i non credenti: “Non credo perché Dio non ha aperto il mio cuore”? No! perché Dio dà a tutti la grazia di credere, ma non forza nessuno.

2. Le mie pecore... (27) nessuno le strapperà dalla mia mano (28); nessuno può strapparle dalla mano del Padre (29). Sono parole che trasmettono tanta speranza e fiducia. Ci fanno sentire sicuri che siamo non solo sotto l’occhio di Dio o sotto le sue ali, ma nelle Sue Mani onnipotenti, dalle quali né potenza naturale né preternaturale può strapparci. Anzi siamo nel Cuore di Dio e di Gesù…

3. Io dò loro la vita eterna… (16). La nostra vita non finisce con la morte, anzitutto perché dal concepimento Dio crea in noi l’anima immortale e dal battesimo siamo resi partecipi della vita divina, che viene infusa dentro di noi e che è destinata a durare in eterno; se per il peccato grave la perdiamo, essa ci è ridata con l’assoluzione, quando ci pentiamo e confessiamo il nostro peccato.

4. La Parola del Signore (44.48.49)… di Dio (46). È attraverso la predicazione della Parola di Dio che si diffonde la fede e la salvezza. Certo che non basta ascoltarla, bisogna credere alla Parola e metterla in pratica, perché essa ci viene offerta per trasformare la nostra vita, per farci diventare uomini nuovi nella nostra vita personale e nei gruppi e nella società, in cui ci troviamo inseriti..

5. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi (17). Dio ci vuole salvi e felici per l’eternità. Sulla terra non ci mancheranno sofferenze; ma se hanno patito Cristo e la Madre, che erano santi e innocenti e perfetti, dobbiamo aspettarci la sofferenza anche noi, che siamo peccatori. Ma ci conforta il pensiero che siamo nelle mani di Dio e di Gesù. (mons. Francesco Spaduzzi)

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