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"La fede di ferro"

A mia nonna paterna, che era molto equilibrata, un giorno notai che non aveva la fede nuziale all’anulare sinistro bensì un cerchietto rigido. Chiesi il perché e lei me lo spiegò. Le spose solofrane, e di tutta Italia, con i rispettivi mariti, durante il ventennio fascista, furono chiamate a donare l’oro per la patria. Era il 18 dicembre 1935 quando il governo mussoliniano indisse la “Giornata della fede” che vide un cumulo di fedi nuziali ed altri oggetti personali in oro pronto ad essere fuso in lingotti. Tutti donarono oro per la patria tra cui personaggi illustri come Marconi, Pirandello, Croce, D’Annunzio ed altri. In cambio ricevettero un anello di ferro. La raccolta venne protratta fino al 31 gennaio 1936 per un totale di 33 tonnellate di oro e 94 di argento. Oro che doveva servire per finanziare la guerra d’Etiopia, nonostante l’embargo ricevuto dalla Società delle Nazioni per aver assalito, l'Italia, quel Paese il 3 ottobre 1935. Fu un embargo che da duro divenne lieve. Nonostante ciò il governo fascista varò dei provvedimenti dando vita così all’austerità. Ma che fine fece tutto quell’oro? Secondo il regime fascista fu inviato alla Zecca dello Stato. Il 27 aprile del 1945 però la Brigata Garibaldi “Luigi Clerici” trovò due brocche piene di fedi nuziali tra “le ricchezze di gerarchi fascisti in fuga assieme a Mussolini: il cosiddetto tesoro di Dongo”.


D.G.

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