Per un calcio migliore…
L’individuazione del nuovo allenatore della squadra più amata dagli Italiani è avvenuta in un clima, per certi aspetti, surreale: la scelta di Conte è stata fatta da un Presidente di Federazione, Tavecchio, che ha un incarico a termine e che, in particolare, non ha una credibilità notevole sul piano internazionale, viste le ormai famosissime affermazioni, dal gusto xenofobo, che ha pronunciato pochi giorni prima della sua elezione e che ne hanno, fortemente, messo in dubbio l'ascesa alla poltrona più importante in ambito federale.
Non costituirebbe invero un merito, ma - al momento - il calcio italiano è rappresentato da chi ha avuto o potrebbe avere contenziosi con la Giustizia sportiva: Tavecchio, infatti, pur eletto con ampio consenso, potrebbe essere, nei prossimi giorni, oggetto di deferimento, dinnanzi al giudice federale, per le dichiarazioni di cui sopra, mentre la posizione dello stesso Conte è stata attenzionata dalla Giustizia sportiva, per cui, sia pure per un periodo di tempo assai limitato, all’inizio della stagione 2012/13, venne sospeso dalle funzioni di primo allenatore del suo club di appartenenza, perché gli venne addebitata l’omessa denuncia nell’ambito di una vicenda, che molti ricorderanno.
Non siamo giustizialisti, ma ragioniamo su motivi di opportunità, in base ai quali crediamo che Tavecchio, “sponte sua”, avrebbe dovuto ritirarsi dalla corsa alla Presidenza della Federcalcio, dopo le espressioni infelici usate in pubblico contro gli atleti di colore.
D’altronde, molte sono le problematiche, che la nuova dirigenza federale, nel prossimo biennio, dovrà affrontare e risolvere prontamente, vista l’esistenza di aspetti che configurano diversi profili di responsabilità.
Purtroppo, soprattutto, nelle categorie inferiori, sarebbe presente in modo rilevante il fenomeno del calcio-scommesse, visto che i calciatori, spesso, non verrebbero neanche retribuiti ed i presidenti, talora, rimangono coinvolti – loro malgrado – in vicende penali, che difficilmente trovano, poi, una chiara, univoca ed immediata definizione.
Per porre rimedio a tale fenomeno, basterebbe realizzare una seria riforma dei campionati, riducendo drasticamente il numero dei club appartenenti alle tre Leghe professionistiche (A, B e Lega Pro), perché è impensabile che, con la crisi odierna, possano esistere in Italia circa cento squadre, i cui costi sarebbero, già, insostenibili in una cornice economico-sociale ben diversa da quella attuale.
Inoltre, andrebbe controllato e disciplinato meglio il rapporto di lavoro fra il calciatore e la proprietà, perché, nelle serie minori, i calciatori sarebbero vittime, in taluni casi, di vere e proprie azioni illecite, tese a diminuire il costo del lavoro e a favorire l’evasione fiscale, attraverso possibili pagamenti in nero.
Ma, siamo certi che la nuova dirigenza federale, dopo gli eventi degli ultimi giorni, abbia l’autorevolezza e le spalle larghe per modificare un simile stato di cose?
Rosario Pesce