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Quale mondo stiamo costruendo?

Le notizie dell’estate 2014, che sta volgendo a termine, prospettano un mondo che, nei prossimi anni, non sarà certo felice: tutte le novità, sia nazionali che internazionali, prefigurano un peggioramento notevole della qualità della vita, sia in Occidente, che nelle aree africane ed asiatiche, dove è concentrata la maggiore densità della popolazione mondiale. 
Infatti, innanzitutto, non può non balzare agli occhi del lettore la difficoltà in cui versa l’economia del pianeta ed, in particolare, quella del vecchio continente: i Paesi europei non riescono, infatti, a rispettare gli stringenti vincoli di bilancio, che si sono dati con il Trattato di Maastricht, e la produzione arretra sempre di più, per cui, fra venti anni, il livello di benessere, di cui ancora godiamo per mera logica di eredità, scomparirà del tutto, perché, contrariamente a quanto sta avvenendo oggi, le generazioni più vecchie non saranno in grado di sostenere il reddito di quelle più giovani, perché esse stesse non percepiranno più i salari o le pensioni, che hanno permesso a loro, in questi anni, la sopravvivenza. 
Il sistema pensionistico andrà in tilt, perché i contributi, attualmente versati dai lavoratori, servono a pagare la previdenza di quanti già sono in pensione, mentre non ci sarà danaro per pagare i vitalizi di quanti stanno lavorando e versando all’Erario, in media, circa 1/3 dei loro stipendi; i tassi di interesse molto bassi, poi, contribuiscono ulteriormente a peggiorare la condizione futura, perché l’Inps, a cui i datori di lavoro versano il fondo-pensione, prelevato dal salario del lavoratore, riconosce interessi bassissimi, per cui l’operazione di risparmio, su cui si basa la costruzione della pensione del domani, avviene con una redditività finanziaria pari a zero o, addirittura, con il segno negativo. 
Al dato economico davvero avvilente, si aggiunge, poi, una triste realtà politica: le istituzioni rappresentative stanno trascorrendo il momento peggiore della loro storia recente, perché, non solo in Italia, è evidente una disaffezione crescente fra i cittadini e gli Stati nazionali, sempre più visti come meri apparati di privilegiati e corrotti (politici e dirigenti), che sovente alimentano la propria ricchezza a danno della persona comune. 
Questo sentimento diffuso non può non peggiorare la qualità delle democrazie occidentali, che, nate a seguito della Rivoluzione Francese, segnano un momento di arresto importante nel loro processo evolutivo, per cui gli stomaci vuoti e la rabbia di molti, esclusi da adeguati standard di benessere, contribuiscono a determinare un clima in cui regimi dolcemente anti-democratici possono prendere il sopravvento nella vecchia Europa, soppiantando gli Stati democratici, che vengono sempre più danneggiati dalla corruzione dilagante, che invero ne macchia, irreversibilmente, l’immagine. 
Sul piano internazionale, la situazione non è migliore: si pensava, dopo la caduta del Muro di Berlino, che si sarebbe andati verso la costruzione di un nuovo ordine mondiale e che la guerra sarebbe stata solo un lontano e brutto ricordo; dal 1989 in poi, invece, il senso degli eventi è stato ben diverso da quello prefigurato, per cui i conflitti sono aumentati notevolmente, è cresciuto vertiginosamente lo spargimento di sangue e, soprattutto, non si riesce ad individuare un arbitro che, a livello planetario, possa dirimere i conflitti, man mano che essi sorgono, dato che gli Stati Uniti d’America sono in difficoltà, economica e politica, e non esiste un organismo internazionale autorevole e credibile, dal momento che l’O.N.U. ha messo in mostra, finora, gli stessi limiti e difetti della Società delle Nazioni, palesandosi impotente quando scoppiano le centinaia di guerre locali, che insanguinano tutti i continenti. 
La religione, in tale contesto, rappresenta un ulteriore elemento di conflittualità, visto che con l'ingresso del XXI secolo, iniziato con l’attacco alle Torri Gemelle di New York, sembra che l’umanità sia tornata alle guerre a sfondo religioso di epoca medioevale, visto che l’Islàm avverte, in modo molto forte, la competizione con il Cristianesimo e pare sia tornato quello spirito tipico delle Crociate dei primi secoli dopo il Mille. 
Le “sorti progressive” dell’umanità, pertanto, non solo sono ben lontane dall’essere realizzate, ma stanno divenendo un incubo per quanti hanno, ingenuamente, creduto che il mondo potesse migliorare con il passaggio al nuovo millennio: non ci identifichiamo in una prospettiva millenarista, ma certo cominciamo a temere che l’Uomo stia innescando un processo di auto-distruzione ben più raffinato e sadico di quello che si temeva potesse essere determinato dalla creazione della bomba atomica e di tutti i mezzi conseguenti di distruzione di massa. 
Chi salverà, dunque, l’Uomo da se stesso e dal suo delirio, masochistico, di onnipotenza? 


Rosario Pesce

 

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