Tempo Ordinario: Domenica 24.ma dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 24.ma dell'Anno C
I - Luca 15,1-32 – 1. Gesù è attaccato dai farisei e dagli scribi perché accoglie i peccatori, compresi i pubblicani, e addirittura partecipa ai loro pasti (1-2). Gesù racconta due parabole per giustificare il suo atteggiamento, che è quello del Padre. Un pastore, che ha 100 pecore e ne perde una, va alla ricerca della unica perduta (3) e una donna, che smarrisce una moneta di 10 che ha, mette sottosopra la casa per trovarla (8). Il pastore ritrova la pecora e la donna la moneta: entrambi gioiscono e invitano gli amici e le amiche a far festa con loro (5-6.8-9): questa gioia è ben piccola rispetto alla grande gioia, che prova Dio con i suoi Angeli e Santi in paradiso per ogni peccatore che si converte (7 Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione; 10 Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte). A Dio interessano i peccatori e li vuole salvare; già nell’AT ne andava alla ricerca: insegue i progenitori peccatori; si rivolge a Caino assassino; parla agli Ebrei in Egitto per 7 secoli per mezzo di giudici e profeti per riportarli sulla retta strada; e poi dopo il ritorno dall’esilio, per altri 6 secoli per mezzo dei Saggi. Come Dio cerca Davide adultero e assassino per mezzo del profeta Natan, così fa con ogni peccatore. Anche per mezzo di Gesù Egli invita tutti gli uomini alla conversione e alla salvezza e arriva fino a sacrificare il suo Figlio per loro, per ciascuno di loro. Se tale è il modo di pensare e di agire di Dio, le osservazioni dei farisei e degli scribi rivelano che non sono in sintonia con Lui e non condividono i suoi sentimenti di amore all’umanità. Dio ha un rapporto strettamente personale con ogni uomo, anche peccatore; Egli vuole salvare ciascuno di noi e fa di tutto perché ci ama e ci cerca fino all'ultimo momento della vita, anche con il massaggio del cuore per darci tempo di convertirci. Ma perché sperare in queste situazioni straordinarie e non accettare l’invito alla conversione subito, adesso? Preghiamo, ascoltiamo la Parola di Dio, aderiamo a essa e confessiamo i nostri peccati per ricevere l’assoluzione, comunichiamoci e impegniamoci a vivere con serietà la vita cristiana.
2. Gesù racconta le tre parabole per sottolineare quel che deve fare il peccatore per tornare a Dio e quel che può aspettarsi da Dio e dai suoi fratelli. (a) Immagine del peccatore è il figlio minore, che ha sviluppato grandissimo egoismo e insegue solo il suo piacere; egli chiede la sua parte di eredità (11-12), la trasforma in soldi e se ne va lontano (13), senza nessuna considerazione per i sentimenti dei familiari, parenti e amici. Vive nel lusso e nella lussuria e i soldi se ne volano. Arriva alla fame per la carestia (14) vede peggiorare la sua situazione, perché le elemosine diventano scarse; va a lavorare (15), lui che era stato sempre servito, ma non riesce neanche a recuperare il cibo (16), perché ce n’è per i porci ma non per lui (16). Allora apre gli occhi dell'anima, costrettovi dallo stomaco vuoto: capisce che ha sbagliato tutto (17 Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!”) e ha peccato contro tutti: in particolare contro Dio e il padre (18-19 Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati), quelli che gli volevano bene. Ogni peccato offende Dio e fa male a noi stessi e al prossimo. Chi vuol tornare deve prender coscienza di questo; deve pentirsi e deve fare il proposito serio di non peccare più. Se prendiamo coscienza di cosa è veramente il peccato, sceglieremo anche i mezzi necessari per evitarli: pregare di più e meglio; fare penitenza personale dei peccati, perché costituisce una minaccia continua un peccato che abbiamo commesso, ma del quale non abbiamo fatto penitenza: è una mina vagane pronta a esplodere in qualsiasi momento; utilizzare i sacramenti. (b) Il giovane torna a casa e il padre lo abbraccia e bacia (20 Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò), nonostante stia in condizioni disgustose, e, senza neanche ascoltare la richiesta di perdono (21), dà ordine di dargli vestiti, anello e sandali, per significare che torna a essere il padrone; i servi lo prendono e gli fanno anzitutto il bagno, lo vestono e incomincia la festa, voluta dal padre (22-24) per il motivo: perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato (24). Così si comporta Dio con i peccatori veramente pentiti e che lottano per non peccare più: come padre mostra solo l’amore e la gioia per il ritorno. (c) Il fratello maggiore è irritato contro il padre per la festa (25-28); non vuole entrare in casa, nonostante le suppliche del padre di entrare (28); il figlio gli rimprovera la festa per il figlio infedele e dannoso, mentre con lui si era mostrato tirchio nonostante l’obbedienza fedele (29-30). Il padre gli sottolinea che, stando in casa, il figlio maggiore ha diritto a tutto. ma anche il proprio diritto di padre di accogliere il figlio degenere e pentito, e anche il dovere del fratello maggiore di accogliere il minore da vero fratello (31-32 Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”). Dio vuole che accogliamo in comunità i fratelli, che si convertono, con amore, gioia, facendoli sentire amati e desiderati, escludendo ogni sentimento di gelosia o rabbia o superiorità. Anzi la misericordia che vogliamo per noi da Dio, la dobbiamo usare con i fratelli.
II - Esodo 32,7-11.13-14 – (a) Dio avverte Mosè che gli Ebrei, che Egli aveva liberato dall'Egitto, avevano peccato (7) e perciò non erano più il popolo di Dio (7). Essi avevano fatto un vitello come immagine di Dio (8) e gli avevano prestato il culto, riservato Dio (8). In tal modo in meno di 40 giorni già erano venuti meno al rispetto degli impegni presi con Dio nell'alleanza (8 Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato!). Notiamo il dolore di Dio, la sua delusione, la sua ira; anche l'ingratitudine del popolo, la dimenticanza dei doni di Dio e dei propri impegni e il castigo che meritano, già dichiarato nell'alleanza: la morte, la dispersione. Quando pecchiamo, noi ci comportiamo allo stesso modo con Dio: dimentichiamo che il Padre ha consegnato il Figlio alla morte per noi e il patto di alleanza, fatto nel Sangue di Cristo, nel quale siamo entrati col battesimo e che rinnoviamo in ogni Messa; dimentichiamo e calpestiamo i doni di Dio e provochiamo la sua ira e il suo castigo. Preferiamo il diavolo a Dio. (b) Dio con Mosè costata che gli Ebrei hanno una forte tendenza alla ribellione (9) e gli propone di distruggerlo, perché lo merita; passeranno ai discendenti di Mosè le promesse di diventare un popolo numeroso (10). Per i nostri peccati meritiamo il più grande castigo: la morte spirituale, che avviene nell’atto stesso di peccare: perdiamo l’unione con Dio e la salvezza. (c) Mosè supplica Dio di non abbandonarsi all’ira, d’altronde pienamente giustificata, contro il popolo, che aveva liberato con manifestazioni straordinarie della sua potenza (11); gli ricorda la promessa giurata ai patriarchi, di renderlo un popolo numeroso e di dargli la Palestina come patria (13); Dio accontenta Mosè e rinuncia a punire il popolo (14 Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo). E’ ovvio che è stato Dio stesso a mettere nel cuore di Mosè il pensiero di pregare per gli Ebrei per salvarli, come farà ancora tante volte ancora. Dio vuole che noi preghiamo per il nostro prossimo perché Egli eserciti la sua misericordia, e non la giustizia, coi peccatori. Preghiamo, preghiamo molto e senza stancarci, e facciamo sacrifici, perché nel corso della storia sono stati tanti gli interventi di Dio per salvare gli uomini, e specie i cristiani. Crediamo nell’onnipotenza della preghiera fatta per i meriti e l’intercessione di Gesù e Maria.
III - I Timoteo 1,12-17 – (a) Paolo ricorda la sua situazione spirituale prima della conversione a Cristo, quando Lo insultava con le parole, perseguitava i credenti in lui ed era violento (13 che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento), ignorava Lui e il suo insegnamento e perciò non aveva fede (13). Dio gli venne incontro nella sua situazione concreta e esercitò con lui la sua misericordia (13 Ma mi è stata usata misericordia), con una grazia abbondantissima: lo convertì e gli diede la fede e la carità, che dobbiamo avere in Cristo (14). E non solo lo convertì, ma ebbe tanta fiducia in lui da renderlo suo ministro (12): Paolo rende grazie a Gesù che lo ha reso forte (12), affinché Gli fosse fedele come cristiano e come suo Apostolo. Ognuno di noi deve rendere sempre grazie a Dio per il dono della fede e della carità, che è il massimo dono che Dio ci fa in questa vita; è tutta misericordia da parte sua, perché noi non meritiamo niente, e questo appare ancora di più per il fatto che il grande dono ci viene dato col battesimo, quando non abbiamo l’uso della ragione. Ringraziamo Dio ogni giorno, mattina e sera, con la preghiera proposta dalla Chiesa. (b) Questa è la storia di Paolo, ma essa si ripete in ognuno di noi; in effetti c'è una rivelazione, che è degna di essere creduta e accolta da tutti (15): Gesù è diventato uomo per salvare i peccatori, di cui Paolo si sente il più grande (15 Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io); Egli ha avuto misericordia per lui, per far capire a tutti la sua grande pazienza nel rimandare il castigo e aspettare la conversione (16 Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità); guardando alla sua conversione, tutti sono invogliati a seguirne l'esempio, credendo in Gesù e ricevendo la vita che mai finisce (16 e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna). A questo Dio, che è eterno, immortale, invisibile, unico, Paolo attribuisce ogni onore e gloria per sempre. Amen (17 Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen) .- anche noi ci associamo a questa dossologia. Ognuno di noi deve essere di esempio e di stimolo agli altri come peccatore convertito, perché per ognuno di noi Dio esercita la sua misericordia per i meriti di Gesù Cristo, che ci ha amati e ha patito ed è morto per noi. E dobbiamo sentire l'obbligo della testimonianza come segno di gratitudine e del nostro impegno perché altri possano mettere Dio (e Gesù) al centro della loro vita e ricevere la salvezza eterna.
EUCARESTIA. La Parola di Dio, che viene annunciata in ogni Messa, è sempre un appello ai peccatori a convertirsi e ai buoni per migliorare. Alla Parola e alla Comunione sono legate tante grazie attuali che aiutano gli ascoltatori, che sono decisi a mettere in pratica la Parola. Preghiamo la Vergine SS., Rifugio dei peccatori, e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, di ottenerci di essere per sempre veramente convertiti .