Quei magnifici anni ’80…
La Repubblica, da qualche giorno, dedica una bella rubrica ad un’interessante retrospettiva sugli anni ’80, intervistando personalità di quel decennio: essi, naturalmente, appartengono a mondi diversi fra loro, dalla politica allo spettacolo, dallo sport alla musica.
Il protagonista delle vicende istituzionali, che ha rilasciato l’intervista al giornale di Scalfari, è Gianni De Michelis, già collaboratore di Craxi ed in posizione di comando nel PSI, soprattutto, nella seconda metà di quel decennio, quando fu, per un lunghissimo periodo, Ministro degli Esteri e Vice-Segretario Nazionale del partito del Garofano.
I ricordi dell’ex-ministro veneziano non possono che essere legati alla sua dimensione personale; egli, infatti, si contraddistinse molto per attività di natura extra-politica, visto che nelle cronache viene, tuttora, ricordato non tanto per particolari meriti acquisiti nell’alto ruolo rivestito alla Farnesina, quanto per il fatto che fosse un gaudente, un noto viveur e frequentatore di locali notturni, dispiegando uno stile di vita che appariva, già allora, sopra le righe e non idoneo ad un esponente di primissimo piano del Governo.
Non a caso, quando si dice che Craxi amasse circondarsi di “nani e ballerine”, si fa riferimento, anche, alle abitudini di vita del suo principale collaboratore, almeno dal 1987 in poi.
Oggi, è diffusa nella vulgata un giudizio estremamente negativo su quel periodo: gli storici ricordano, infatti, che nel corso degli anni ’80 si formò il debito pubblico, che ora il nostro Paese sta lentamente tentando di ridimensionare. Altresì, quel decennio è ricordato per la corruzione, che dilagò in ogni ramo della Pubblica Amministrazione e che, poi, avrebbe portato allo scoppio di Tangentopoli nel biennio 1992/94.
Queste affermazioni sono solo parzialmente vere: la corruzione di quel momento storico, portata alla luce poi dai giudici di Mani Pulite, rischierà di essere ricordata come davvero poco cosa, quando finalmente si avrà una visione più chiara e nitida del fenomeno corruttivo nel corso del decennio successivo, in particolare nei primi anni della cosiddetta Seconda Repubblica.
Altresì, il debito pubblico, invero alimentato dagli indirizzi finanziari dei Governi di Pentapartito, è stato ulteriormente incrementato dal 1994 in poi, per cui – senza timore di smentita – si può affermare che i conti dello Stato siano stati devastati molto di più dal berlusconismo rampante, che non dall’azione del C.A.F. (la sigla – come molti ricordano – identificava l’accordo parlamentare fra i tre principali attori politici degli anni ’80, nell’ordine Craxi, Andreotti e Forlani).
Ed allora cosa ci rimane del decennio che iniziò, nel nostro Paese, con la nascita dei primi Governi a guida non-democristiana?
Ci resta, evidentemente, un ricordo non dolce, visto che, in quella contingenza, la questione morale - tanto vaticinata da Berlinguer - scompariva dalle priorità dell’agenda della nostra classe dirigente.
Gli Italiani, in quel periodo, hanno vissuto – molto probabilmente – ben al di sopra delle reali possibilità del Paese, illusi dal fatto che l’ingresso dell’Italia fra le sette superpotenze mondiali ci autorizzasse ad avere un livello di consumi che – oggi – non è più sostenibile né da noi, né da altre nazioni europee, pur tradizionalmente più ricche della nostra.
Gli Italiani, però, sebbene illusi dalle promesse di progresso facile, offerte dal sistema politico, ed indotti al consumo voluttuario in modo subdolo dall’apparato produttivo - che affidava le proprie chance di sviluppo, in maniera preponderante, alle occasioni commerciali fornite dal mercato interno - ebbero la possibilità, in quegli anni, di dare una svolta molto forte alla propria esistenza, rispetto alle sofferenze dei decenni precedenti, soprattutto inerenti alla ricostruzione post-bellica e al periodo molto difficile del Terrorismo rosso e nero, vissuto negli anni ’70.
Oggi, agli Italiani manca la fiducia nel futuro, che essi – anche se ingenuamente – nutrivano in quegli anni ’80, che saranno ricordati, comunque, come il momento migliore per l’economia nazionale, nonostante quella fase sia durata troppo poco ed abbia poi lasciato, in particolare, strascichi difficili da smaltire.
Forse, fra tutte, la novità più importante e gravida di conseguenze è stata rappresentata, in quel decennio, dalla nascita della televisione commerciale: essa ha formato ed ha condizionato i gusti dei consumatori; ha reso terribilmente più fatua la vita dei nostri connazionali; ha omologato le aspettative di vita di giovani ed adulti, creando in modo sistematico le premesse, in molti, per una sospensione della riflessione, seria e matura, intorno al proprio destino personale e a quello della comunità di riferimento, in quanto l’affievolimento della ragione è, di per sé, funzionale – come diceva Pasolini – all’espansione del mercato.
Gli effetti sono ancora oggi ben percepibili, visto che il miraggio del consumismo ci ha lasciati meno ricchi sia spiritualmente, che economicamente: eppure, nonostante l’odierna condizione sia figlia di quella fase, continuiamo a rimpiangere quei magnifici anni ’80, forse perché il sogno è, sempre, più lieve della realtà!
Rosario Pesce