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Solofra.Ancora un Natale al mio paese…

Ancora un Natale a S.Andrea Apostolo, vorrei trascorrere, coi pochi amici d’infanzia rimasti; riascoltare , nella suggestione della Chiesa del Santo Patrono, quei canti natalizi, semplici e commoventi, come puri ed inteneriti sono i cuori che li innalzano a Dio. Vorrei far entrare nel mio animo una gioia rinnovata,  fatta di pace, di serenità e che per una, una sola volta ancora, abbia il “profumo” di quel muschio di montagna, posato sul Presepe, impregnato del luccichio di una notte stellata , battuta dal vento di tramontana .

 Questo vorrei, caro amico mio, e sono anni che l’aria natalizia mi fa salire su un treno che non è mai partito, perciò  ho deciso di scriverti, perché almeno virtualmente mi sento in mezzo a voi……………………

 

Ti rispondo  che il Natale è la festa dell’amore e ovunque vi sia un cuore che ama, le distanze si annullano. Ho letto in commosso silenzio la tua lettera (mi è pervenuta solo oggi, giorno dell’antivigilia), che mi piace definire “poesia” per purezza di sentimenti, per il dolce accoramento, per quel senso di lieve amarezza che in essa ho rilevato, o perché vi parla vivo e vero il cuore d’un santandreino che ha lasciato da tempo la sua terra amorevole e che si proponeva  di ritornare a casa, un giorno o l’altro, realizzato e contento, per allietare la vecchiezza dei propri cari ancora per quel poco che ne avevano.

Ahimè!, il fato ha stabilito altro percorso.

 Poi, tutto ad un tratto, più che parole, ho visto scivolare sul foglio un tumulto di sentimenti, rimpianto sconfinato, dolore cocente, angoscia opprimente; c’è, nel tuo narrare visivo, un animo straziato, un cuore senza speranza che, però, risorge al ricordo del tepore per il paese che non seppe trattenerti, quando, nemmeno maggiorenne, ti lasciò partire per una terra lontana, dove, però, subito trovasti sistemazione nel settore chimico, tanto all’avanguardia in Belgio. E con te partirono tanti e tanti altri, da far rimanere il paese quasi spoglio di gioventù. Tutti, comunque, con contratto regolare di lavoro, procurato da amici che vi avevano preceduto, altrimenti non c’era modo di varcare la frontiera.

Che serietà e prudenza quei Paesi al di là delle Alpi!

 Già, bisognava preparare il terreno per far posto e mettersi al fianco di fratelli sfortunati ed amici bisognosi che un giorno sarebbero scappati da fame e guerra e  che noi avremmo avuto il dovere di accogliere, soccorrere ed  integrare, come in effetti oggi( nuovo millennio) è accaduto, ma solo perché si è verificato il fenomeno, inesistente negli anni sessanta. Nella nostra Italia (novella America), quando tu sei partito, cominciavano ad arrivare, costantemente, quelli che non scappavano dalle guerre, dalle persecuzioni,  ma veri e propri masnadieri senza permessi di lavoro, perché di lavorare manco a parlarne, che,un poco alla volta, hanno preso gusto ad usurpare le sostanze e violare persino gli altari (sai, amico mio,anche la campanella della Castelluccia è scomparsa). Nonostante fogli di espulsione a ripetizione,  si sentono più forti perchè  non  hanno niente da perdere e ritornano con faciltà dove hanno commesso gravi crimini ( Vita in Diretta dell’ 11 u.s.),  non danno tregua saltando da un balcone all’altro, scassinando porte e finestre, irrompendo di notte e di giorno nell’intimità delle case  e guai all’incolumità dei proprietari se non trovano niente di consistente. Fra poco ci toglieranno anche il culto dei morti, se la tanto invocata “accoglienza e/o solidarietà” non sarà a lor gradita.Chiaramente il fenomeno non è generalizzato. E meno male che la nostra cittadina è sotto il costante e vigile sguardo di San Giuseppe, che fa veramente “miracoli” per reprimere l’esplosione di misfatti che non di rado assumono la durezza tipica del brigantaggio. Perciò, dove volevi trovar posto nel tuo paese , nella tua Italia, mezzo secolo addietro e proprio nel periodo in cui i politicanti dello Stivale ( sereni, sempre sereni, fortissimamente sereni) si stavano specializzando per poi consegnarci gli allori  di cui oggi avvertiamo gli effluvi e, dopo “abbuffate” di tutto e di più, far scivolare sulle acque dolci e amiche bastimenti carichi di….?Caro amico, ti arrivano le notizie raccapriccianti dei tanti nostri connazionali che si spingono a gesti estremi per effetto di una politica parolaia, inconcludente e anche cattiva  con i più deboli, coi risparmiatori, con gli onesti? Ebbene,  se effettivamente un  malvagio giostrator   ha ordito l’inganno ( vuolsi così, è stato il suo credo), sta certo che verrà rigettato anche dalle fauci di Lucifero. Ecco perché queste tue parole semplici eppur sublimi,  mi commuovono… ci commuovono a tal punto da far cadere sul tuo scritto una lacrima nel ricordo di quando bastava un tozzo di pane raffermo e un frutto per sentirci in paradiso.  Mi hai , poi, chiesto dell’artigianato fiorente che costituiva una delle ricchezze del paese. Sai, me n’ero quasi dimenticato, tanto è lontano il ricordo dell’ultimo artigiano, dell’ultima bottega. E’ tutto così deprimente . Anzi, poiché il tempo della commozione è scaduto per entrambi e per tutti quelli che mi preghi di salutarti, voglio unire al tuo pensiero il mio, in una corrispondenza  di “amorosi  sensi “, ed esprimere un breve cantico di tenerezza alla nostra bella terra di sant’Andrea. Sarà un magro conforto alle pene comuni, ma è pur sempre  qualcosa che ti terrà un po’ di compagnia, che ti farà respirare quell’aria salubre di cui è parsimonioso il bosco che dalle pendici del Monte Pergola s’allunga al Santuario dell’Assunta .

“A te, terra di sant’Andrea, va tutto l’ amore, ma il tuo ricordo vivo e cocente turba il cuore di chi ti è lontano. A te dolce paese mio, bello e riscaldato dal primo sole del mattino,che un numero cospicuo di giovani ha dovuto lasciare con le lacrime agli occhi, l’animo inaridito e il cuore straziato va, soprattutto, il ricordo di un “esule” che non ha smesso mai di sognare di trovarsi nella Chiesa madre, davanti all’umile Presepe, segno d’amore e simbolo del Natale, costruito per rappresentare  la festa della famiglia, la gioia pura di un focolare domestico”.

Con affetto

Michele  ed altri amici di S.Andrea Apostolo

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