Santissima Trinità dell’Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Santissima Trinità dell’Anno C
I - Giovanni 16,7 12-15 - 1. (a) Parlando del suo rapporto con Dio Padre, Gesù dice che tutto quello che il Padre ha è anche del Dio Figlio (15 Tutto quello che il Padre possiede è mio). Gesù sta parlando delle verità che lo Spirito Santo annuncerà (12-13) e quindi della Parola che egli dirà ai discepoli (13 ma dirà tutto ciò che avrà udito) e afferma che le prenderà da Gesù (14 perché prenderà da quel che è mio; 15 per questo ho detto che prenderà da quel che è mio). Ma la sua espressione ha un significato più ampio e comprende tutto il rapporto del Padre col Figlio e con lo Spirito Santo. Riflettiamo qualche momento su questo rapporto. Il Padre genera il Figlio e gli dà tutto se stesso: gli comunica tutto quello che è e ha, eccetto la paternità, che è esclusivamente del Padre, è incomunicabile ed è quella che dà origine al Figlio da tutta l'eternità. Il Figlio riceve tutto dal Padre, ne è cosciente e grato e con amore infinito si dona al Padre totalmente, eccetto la figliolanza, l'essere figlio, che è esclusivamente sua, è incomunicabile e che lo fa esistere come Figlio distinto dal Padre da tutta l'eternità. Il Figlio procede dal Padre per generazione e riceve tutto dal Padre, la Natura Divina e la Parola Divina. Essi hanno tutto in comune, eccetto la paternità, che è propria solo del Padre, e la figliolanza, che è propria solo del Figlio. Padre e Figlio si conoscono con scienza infinita e si amano di amore infinito: da essi procede lo Spirito Santo, che è l’amore del Padre e del Figlio e riceve dal Padre e dal Figlio tutto quello che Padre e Figlio hanno in comune: la Natura Divina con la potenza, sapienza e bontà infinite, e anche la stessa Verità, comunicata dalla stessa Parola; così lo Spirito ha tutto in comune col Padre e col Figlio, eccetto il fatto di essere spirato da Padre e Figlio: l’essere spirato è esclusivamente suo proprio, è incomunicabile, ed è ciò per cui esiste come distinto dal Padre e dal Figlio. Le tre Persone Padre e Figlio e Spirito si conoscono con scienza infinita, hanno tutta la verità, si amano di amore infinito e hanno in comune anche tutta la bontà e la potenza infinite, che sono proprie dell’unica natura divina. E’ il mistero della SS. Trinità: noi crediamo, adoriamo, ringraziamo per la rivelazione, riconosciamo che capiamo poco. Lodiamo la fede di Maria e Giuseppe e dei Santi. In paradiso conosceremo e capiremo molto di più di quello che capiamo qui, ma non potremo mai capire totalmente Dio Padre Figlio Spirito, perché Dio è infinito e la nostra intelligenza è limitata. Stare con Loro è il Paradiso.
2. (a) Gesù ha parlato ai discepoli di alcune verità che essi non possono comprendere né pienamente né con facilità (12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso), perché non hanno ricevuto ancora lo Spirito Santo; egli si ferma e non va oltre, ma li avverte che verrà lo Spirito Santo, che Gesù indica come Spirito di verità qui (13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità) è altrove (Gv 14,17; 15,26). Lo Spirito verrà perché lo manderanno il Padre (Gv 14,26) e il Figlio (Gv 15,26;16,7) ed egli guiderà i discepoli alla verità completa (13 vi guiderà a tutta la verità); ma questa verità la prenderà da ciò che ha udito (13) dal Padre e dal Figlio - e quindi perché non parlerà da se stesso (13). In effetti Gesù aggiunge che lo Spirito prenderà da ciò appartiene a Gesù (14; 15) e che Gesù ha ricevuto dal Padre (15). Lo Spirito inoltre non inventerà nessuna verità, ma annuncerà (14 e ve lo annuncerà; 15 e ve lo annuncerà) solo quello che ha ascoltato dal Padre e dal Figlio; fra questi annunci ci saranno anche cose future (13 e vi annuncerà le cose future). Crediamo e accettiamo ciò che lo Spirito per mezzo degli Apostoli allora e del Papa e vescovi e preti oggi comunica alla Chiesa. Gesù ha glorificato il Padre comunicando la Parola del Padre e manifestando in sé la vita di lui; lo Spirito glorifica il Figlio (14 Egli mi glorificherà) comunicando la sua parola per mezzo della Chiesa; e noi glorifichiamo lo Spirito, facendo conoscere questa medesima Parola. (b) Lo Spirito è fonte di tutta la nostra vita spirituale; prima che essa abbia inizio, ci sono le sue ispirazioni che spingono a dare l’adesione a Cristo con la fede; o col battesimo per il bambino o con l'atto di dolore o di amore perfetti per l’adulto, che si fanno per intervento dello Spirito, viene comunicata la vita divina; ogni azione buona, piccola o grande, fatta in grazia di Dio, è realizzata con il sostegno della grazia “attuale”, che è dono del medesimo Spirito. Manteniamoci sempre sotto l’influsso dello Spirito.
III - Romani 5,1-5 - Dio, per salvarci, ha mandato il Figlio nel mondo come uomo, perché con la sua vita di amore obbediente distruggesse i nostri peccati: per mezzo suo noi diventiamo giusti agli occhi del Padre e stiamo in pace con lui (1 Giustificati dunque …noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo); sempre per mezzo di Gesù ci viene aperta la porta per entrare nella grazia, che abbiamo ricevuta da lui (2 Per mezzo di lui abbiamo anche…’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo). Questo piano di salvezza di Dio è tutto dono suo e della sua misericordia per noi; poiché esso è frutto della sua bontà e sapienza divina, noi possiamo e dobbiamo essere sicuri che esso, nonostante le nostre miserie, sarà efficace per noi, come lo è stato per gli Apostoli e i Santi di tutti i secoli, nonostante le loro miserie. (b) Che cosa dobbiamo fare per entrare in questo piano di salvezza? Anzitutto avere la fede (1 per fede; 2 mediante la fede) nella Trinità: qui si parla dell'amore di Dio per noi (5), della pace con Dio (1), della gloria di Dio (2), che siamo chiamati a condividere; del Figlio Gesù che opera la salvezza (1); dell’attività dello Spirito, che versa nei nostri cuori l'amore di Dio (5 perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato): crediamo nella Trinità, nel Padre e Figlio e Spirito, nella divinità e umanità di Gesù, nella sua opera di salvezza; la fede è la porta e l'inizio della salvezza. Occorre anche la speranza, in cui è necessario essere fermi (2 saldi nella speranza della gloria di Dio), e che non va soggetta a illusioni e delusioni (5 La speranza poi non delude), perché comunque siamo già salvati, anche se in modo provvisorio (Rm 8,24): confidiamo che Dio ci darà tutte le grazie e i mezzi necessari per la nostra salvezza, tenendo conto di come siamo miseri e deboli. Occorre la carità, cioè che rispondiamo all'amore del Padre e di Gesù – e dello Spirito - col nostro amore a Dio e al prossimo. Queste tre sono le virtù teologali, fondamentali e indispensabili per la vita cristiana. Ma Paolo aggiunge la necessità di affrontare le sofferenze della vita (3 E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni), partecipando a quelle di Cristo e unendoci a Lui; praticheremo la virtù della pazienza (3 sapendo che la tribolazione produce pazienza), che diventa la manifestazione che siamo virtuosi (4 la pazienza una virtù provata): ovviamente la forza non ce la diamo da noi stessi, ma riponiamo la nostra speranza nell’aiuto dello Spirito, che opera in noi (5 e la virtù provata la speranza). Tutta la vita soprannaturale in noi dipende dalla grazia di Dio, cioè è suo dono misericordioso. Noi dobbiamo sperare da lui l’aiuto. I doni non si possono pretendere, ma si possono chiedere e ottenere con la preghiera: perciò i Santi hanno sempre insistito tanto sulla necessità di pregare, e molto.
II - Proverbi 8,20 2-31 - L'Autore vuole parlare non della sapienza umana, che è limitata e imperfetta e anche soggetta a errori, ma della Sapienza divina, che è illimitata, completa, perfetta, degna di Dio, all'altezza di Lui e delle sue opere. Egli crede in un Dio unico, che effettivamente è uno solo nella natura, e non conosce ancora la Trinità delle Persone, che non è stata ancora rivelata in termini chiari e lo sarà solo nel NT; cerca però di riportare l'esistenza della Sapienza quanto più indietro è possibile nel tempo, fino a sfiorare l'eternità e addirittura farla entrare in qualche modo in essa. Teniamo conto dei limiti di linguaggio delle lingue primitive, che avevano poche parole e dovevano esprimere con ciascuna di esse più concetti o realtà simili. Così l'Autore da una parte presenta la Sapienza come creatura: Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, proprio all’origine (22) di tutte; d’altra parte la vede anche nell’eternità (23 Dall’eternità sono stata formata), all'inizio di tutto (23 fin dal principio), cioè quando non esisteva nulla: né abissi (24), né sorgenti (24), né basi dei monti e colline (25), né terra e campi (26); allora Dio la generò (24 io fui generata; 25 io fui generata): sembra volere dire che essa è generata, più che creata, come Giovanni parla della generazione eterna del Verbo dal Padre nel Prologo (Gv 1,18) e Paolo definisce Gesù Sapienza di Dio (1Cor 1,24). (b) L'Autore ci presenta la Sapienza che dice di sé che stava a fianco a Dio (27 io ero là), quando creava i cieli (27) e il cerchio sull’abisso (27) e formava le nubi (28) e le sorgenti (28), quando stabiliva al mare i limiti invalicabili (29) e le fondamenta della terra (29); essa era presente come artefice (operaio o architetto?) (30 io ero con lui come artefice) e costituiva la gioia di Dio (30 ed ero la sua delizia ogni giorno), giocava sempre alla sua presenza (30 giocavo davanti a lui in ogni istante) e sulla terra (31 giocavo sul globo terrestre), e infine trovava la sua gioia nello stare in mezzo agli uomini (31 ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo). Nell'AT gli Autori sacri arrivano a personificare la Sapienza di Dio; nel NT con Sapienza di Dio si intende il Figlio, il Verbo, per mezzo del quale tutto è stato creato (Gv 1,3.10; Col 1,16) e che diventa uomo fra gli uomini, gioia del Padre per il suo amore obbediente e gioia degli uomini per la sua bontà misericordiosa e compassionevole. Preghiamo come Salomone per ottenere il dono della Sapienza (Sap 9,1-12).
EUCARESTIA. Nella Messa si rende presente Gesù e con lui il Padre e lo Spirito Santo; ci rivolgiamo al Padre come membra del Corpo Mistico del Figlio, animati dallo Spirito Santo; si nomina spesso la Trinità. Chiediamo alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni, di ottenerci la grazia di fare sempre l’esperienza gioiosa della Trinità in ogni celebrazione. (mons. Francesco Spaduzzi)