Tempo di Quaresima: Domenica II dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
. I – Luca 9, 28b-36 – 1. (a) Gesù sali sul monte a pregare, accompagnato da Pietro, Giovanni e Giacomo (28 Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare) e lì, Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto (29) e divenne luminoso come il sole (Mt 17,2); e la sua veste divenne candida e sfolgorante (29). La preghiera è contatto e intima comunicazione, incontro e dialogo con Dio; Gesù si trasfigura per una luce che non viene dall'esterno, ma da lui stesso perché è Dio; mentre solitamente la sua divinità resta nascosta, adesso si manifesta e i discepoli vedono la sua gloria (32 videro la sua gloria), cioè una manifestazione di Dio presente. Nell’incontro con Dio sul Sinai, il volto Mosè (Es 34,29) diventò luminoso, tanto da creare timore in chi lo vedeva; perciò portava sempre un velo sul volto. Anche noi nell’incontro con Dio, nella preghiera, siamo investiti dalla luce di Dio e diventiamo belli ai suoi occhi sempre e, a volte, anche agli occhi degli uomini, come è avvenuto di alcuni Santi. La Quaresima è tempo speciale di preghiera: curiamone la quantità, aumentandola con l'aiuto della lettura quotidiana della Parola di Dio e di qualche buon libro, ma soprattutto la qualità, facendola con attenzione e con raccoglimento, anche esterno, isolandoci. (b) Appaiono a Gesù Mosè ed Elia (30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia), gloriosi (31 apparsi nella gloria) - essi rappresentavano la Legge e i Profeti, cioè tutto l'AT - e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme (31), cioè del suo passaggio da questo mondo al Padre (Gv 13,1), in pratica della sua Passione e Morte; anche in questo momento di gloria, Gesù ci tiene a ricordare ai discepoli che dovrà patire e morire, benché sappia che ciò è loro molto sgradito. Anche noi dobbiamo portare la croce con Gesù, cosa dura, ma necessaria per tutti. Però Gesù non è solo nostro modello ma anche sorgente delle grazie, necessarie per portare la croce con pazienza. (c) Una nube circonda i presenti (34 Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra); da essa il Padre proclama ai discepoli che Gesù è suo Figlio, come dopo il battesimo (Lc 3,22), e ordina loro di mettersi alla sua scuola e obbedirgli (35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!»). Dopo, Gesù resta solo (36 Appena la voce cessò, restò Gesù solo). Rinnoviamo la nostra fede in Gesù, vero Dio e vero uomo, Figlio di Dio e nostro fratello e Salvatore; per consentire a Dio di salvarci per mezzo della sua vita, passione e morte, dobbiamo ascoltare la sua Parola, credere in lui e a quello che dice, metterlo in pratica e testimoniarLo con la vita e la parola. La Quaresima ci veda impegnati seriamente in tutto questo.
2. Come reagiscono i presenti? (a) Essi seguono Gesù (28-29). Come gli Apostoli, siamo noi pure docili a seguire e imitare Gesù, a stare con lui tutto il tempo possibile, per conoscerlo meglio, amarlo di più, seguirlo più da vicino. (b) Mentre Gesù prega (29), gli Apostoli prendono sonno (32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno), come nel Getsemani (Mt 26,40-46); vedono Gesù trasfigurato e due personaggi gloriosi solo quando si svegliano (32 ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui). Essi, dormendo, perdono certamente molte e grandi grazie, perché contemplano solo per poco tempo la gloria di Gesù e degli altri due e forse non sentono il loro dialogo, dal quale avrebbero attinto molta luce per la loro fede in Gesù e per la comprensione della necessità della croce nella vita di Gesù per salvarci e nella loro vita per seguirlo. Mentre preghiamo, vigiliamo per stare raccolti e concentrati nella preghiera; teniamo una posizione che favorisca il raccoglimento, ma non il sonno. (c) Essi sono sconcertati e confusi e perciò Pietro fa la proposta senza senso di costruire le tre tende (33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva); la poca preghiera rende confusa in loro e in noi la fede. (d) La nube, che li avvolge (34 All’entrare nella nube), li avverte della presenza di Dio, perché ricorda quella che accompagnava gli Ebrei verso la Terra promessa (Es 40,34-38) e fa sentire timore (34 ebbero paura). Alimentiamo in noi il timore e il rispetto per Dio Padre e Gesù, nelle loro varie presenze più o meno nascoste, naturali e soprannaturali; gustarle ci aiuta a stare raccolti. (e) La Parola, che esce dalla nube, conferma loro che Gesù è il Figlio unico di Dio e che va adorato e ascoltato (35), anche quando non lo capiamo; dobbiamo noi adeguarci a lui e non lui a noi; ai discepoli giova questo invito, specie per le difficoltà, che sentono dopo che Gesù preannuncia la croce per sé e pure per loro. (f) Il silenzio (36 Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto) rivela anche la loro difficoltà a comprendere la visione avuta e il bisogno di riflettere per capire. Anche noi, come gli Apostoli e, soprattutto, come Maria e Giuseppe, conserviamo nel nostro cuore le parole di Gesù e quelle su Gesù e facciamone oggetto di meditazione (cfr. Lc 2,19.50-52).
II - Genesi 15,5-12.17-18 – (a) Dio aveva chiamato Abramo e lo aveva dirottato da Carran in Palestina, con la promessa di dargli una discendenza numerosa e regale e una patria (Gn 12,1; 13,14-17; 17,1-8; ecc.). Abramo credette a Dio e lasciò la patria e i parenti e si trasferì con moglie e nipote in Canaan. Ma Abramo e la moglie Sara invecchiavano senza figli e Dio di tanto in tanto rinnovava le sue promesse. Anche qui ripropone le stesse promesse: discendenza numerosa (5 Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza») e patria (7 E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra»). Abramo rinnova la sua fede in Dio, che la gradisce molto e lo rende giusto (6 Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia). Dio vuole da noi anzitutto la fede in Lui e nella sua Parola; poi dobbiamo riporre in lui la nostra speranza e affidarci a lui, e infine crescere nell’amore a lui e al prossimo, virtù che ci ottengono il perdono dei peccati e la santità. (b) Abramo crede, ma chiede un segno della realizzazione delle promesse divine (8 Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?»); Dio gli ordina (9) di preparare tutto per un rito di alleanza, secondo i costumi del tempo: egli prende un vitello, una capra e un ariete, e li divide in due parti, mettendole una di fronte all'altra, ma non divide le tortore e le colombe (10): i contraenti dovevano passare tra le parti, augurandosi di fare la fine degli animali, se non osservavano il patto. Abramo difende gli animali morti dagli uccelli rapaci (11), ma al tramonto è assalito da torpore, terrore e oscurità (12): forse sente la presenza di Dio con la sua grandezza? Col buio fitto un braciere fumante e una fiaccola ardente, simbolo di Dio, passano attraverso gli animali tagliati (17 Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi) e Dio fa un patto di alleanza con Abramo, rinnovandogli le promesse, in particolare quella della patria (18 In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram: «Alla tua discendenza/ io do questa terra,/ dal fiume d’Egitto/ al grande fiume, il fiume Eufrate). Solo i due segni di Dio passano attraverso gli animali tagliati, perché solo Dio prende impegni, non Abramo. Dio con noi fa un patto di alleanza molto più importante: lo fa nel sangue di Cristo e ci dà già in questo mondo la vita eterna e nell’altro il paradiso; da parte nostra ci impegniamo a fare la sua volontà; da noi richiede fede in Lui e nelle sue promesse, speranza di avere le grazie necessarie per farne la volontà e amore a Lui e al prossimo.
III - Filippesi 3,17-41 (a) Cristo ci ha salvati (20 come salvatore il Signore Gesù Cristo) con la sua morte in croce (18 croce di Cristo) e con la sua resurrezione (21 suo corpo glorioso): Egli ci conforma alla sua morte, facendoci morire al peccato, e alla sua risurrezione, comunicandoci la vita divina. Noi dobbiamo credere in lui e imitare Paolo e coloro che vivono come lui (17 Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi), nell’imitazione di Gesù (1Cor 11,1), lottando contro il peccato e morendo a esso. Noi così già siamo cittadini del Cielo (20 La nostra cittadinanza infatti è nei cieli) – da dove aspettiamo il ritorno di Gesù (20 e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo) -, perché è Lui stesso che trasforma già ora la nostra vita in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose (21) e a suo tempo trasformerà il nostro corpo in conformità al Suo corpo risorto in virtù del medesimo potere (21 il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso). Gesù ci salva adesso per la sua misericordia e con la sua grazia completerà la sua opera di salvezza con noi alla fine della vita, portandoci in paradiso, e alla fine del mondo, resuscitando il nostro corpo. Aderiamo con la mente e col cuore alla sua Parola. (b) Con moltissima sofferenza Paolo vede che molti si rifiutano di riconoscere in Gesù crocifisso e risorto il nostro salvatore e vivono da suoi nemici (18 Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo); essi hanno il cuore attaccato ai beni della terra (19 e non pensano che alle cose della terra) e si vantano del male, di cui dovrebbero invece vergognarsi (19 Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi); seguono un dio, che si preoccupa di cibi, o pensano solo ai cibi (19 il ventre è il loro dio): così vanno verso la perdizione eterna (19 La loro sorte finale sarà la perdizione): essi sono Giudei o libertini o coloro che rifiutano la fede... Dobbiamo pregare per la loro salvezza e collaborare con Gesù con la penitenza per portarli sulla via del bene, come altri lo hanno fatto per noi; da parte nostra restiamo saldi nella nostra fede e adesione al Signore (1 rimanete in questo modo saldi nel Signore) e così saremo carissimi fratelli di Paolo, desiderati da lui e sua gioia e corona (1 Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona… carissimi!) e - anche di più – lo saremo di Gesù e di tutto il Paradiso; non seguiamo le orme dei malvagi. La Quaresima ci deve servire a realizzare questo cambiamento.
EUCARESTIA. Nella Messa si rinnova l’Alleanza fra Dio e noi: ascoltiamo la Parola e ci impegniamo a osservarla; come segno di questo impegno offriamo il pane e vino, che lo Spirito trasforma nel corpo e Sangue di Cristo, che ci nutrono come sorgente di unione con Cristo e della capacità di fare la volontà di Dio. La Vergine e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni ci ottengano do parteciparvi con fede e carità.