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Tempo di Quaresima: Domenica I dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@gmail.com

Tempo di Quaresima: Domenica I dell'Anno C

I - Luca 4,1-13 - 1. (a) Le tentazioni avvengono fra il battesimo di Gesù e l’inizio della sua vita pubblica; subito dopo il battesimo Egli riceve un’effusione speciale dello Spirito, che lo abilita a iniziare e portare avanti la fase pubblica della sua vita fino all’Ascensione. Gesù è pieno di Spirito da sempre ed è sempre guidato da Lui nelle sue decisioni e nelle sue azioni, anche ora che si allontana dal Giordano e va nel deserto (1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto). Egli si separa dalla gente e va in questo luogo isolato, per stare in intimità col Padre e per prepararsi ad affrontare Satana, che lo tenterà invano (2 per quaranta giorni, tentato dal diavolo), adesso e in tutta la sua vita, specie durante la Passione e Morte. Si astiene dal cibo (2 Non mangiò nulla in quei giorni) e sente gli stimoli della fame solo alla fine dei 40 giorni (2 ma quando furono terminati, ebbe fame), come se nel frattempo fosse vissuto in estasi. Per annullare la distanza con Dio e per ascoltarlo meglio, anche noi abbiamo bisogno, almeno di tanto in tanto, di isolarci dalle creature sotto la guida dello Spirito, per stare soli con il Creatore; il distacco diventa più profondo, se riduciamo l'uso di tutte le creature e anche del cibo: quindi non solo penitenza col gusto, ma anche con vista e udito, tatto e odorato, e la fantasia. La Chiesa ci propone la Quaresima, ma anche ogni giorno ci serve isolarci con la preghiera, specie con l’ascolto o lettura della Sacra Scrittura, la meditazione e la recita del rosario, e la sobrietà in genere. (b) La prima tentazione ha l’apparenza di un consiglio buono e compassionevole di Satana a Gesù: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane» (2) in modo da togliersi la fame; la frase condizionale: Se tu sei Figlio di Dio (2; cfr. 9) potrebbe significare sia “dato che sei” sia anche che Satana non aveva ancora la certezza di chi fosse veramente Gesù e con la tentazione vorrebbe costringerlo a manifestarsi. Fare un miracolo al proprio servizio e senza necessità è totalmente estraneo a Gesù, che respinge la tentazione con le parole della Scrittura, ricordando a Satana che certamente l'uomo si nutre di pane per il corpo (4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo»; cfr. Dt 8,3), ma anche e soprattutto della Parola di Dio per conservare e alimentare la vita divina. Gesù supera la prima tentazione, senza discutere con Satana, ma servendosi della Parola di Dio. Gli ebrei furono sconfitti dal diavolo nelle tentazioni del deserto per la debolezza della loro fede e della loro obbedienza; Gesù invece stravince, perché si affida totalmente al Padre e per la sua obbedienza; vogliamo unirci a Gesù con la preghiera e la mortificazione per vincere anche noi. Seguiamo Gesù come nostro modello, vivendo nella grazia col sostegno dello Spirito Santo, che Gesù ci ha meritato con la sua vita, Passione e Morte. Adoriamo, lodiamo, ringraziamo Gesù.

2. (a) Nella seconda tentazione Satana eleva Gesù in alto, Gli mostra in un istante i regni della terra (5 Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra) e Gli dice che Dio gli ha dato tutto questo potere e la gloria dei regni e può darli a chi vuole (6 e gli disse: Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio); li darebbe a Gesù se gli presta adorazione (7 Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo). Ma Gesù rifiuta e gli cita ancora il Deuteronomio, dove Dio riserva solo a sé adorazione e culto  (8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto»; cfr. Dt 6,13). Gesù, secondo il piano del Padre, deve compiere la sua missione nell'umiltà e nelle condizioni comuni dei mortali, senza potere e gloria mondana ed Egli vuole ciò che vuole il Padre. La proposta di Satana porterebbe Gesù per altra via, che non Gli interessa. Anche a noi Gesù propone la via dell'umiltà e del nascondimento come la via maestra e sicura per compiere la nostra missione di salvarci e di collaborare alla salvezza del prossimo. (b) Nella terza tentazione Satana porta Gesù sul punto più alto del Tempio di Gerusalemme e Lo invita a buttarsi giù (9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui), perché Dio Gli ha promesso la custodia da parte degli angeli (10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo/ affinché essi ti custodiscano) e la loro difesa in ogni pericolo (11 e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani/ perché il tuo piede non inciampi in una pietra; cfr. Sal 91,11-12). Con un miracolo, noto a tutti in Gerusalemme, Gesù potrebbe iniziare la sua missione più facilmente. Ma questo suggerimento satanico neanche concorda col piano di Dio e perciò Gesù gli risponde che non bisogna mettere alla prova Dio, costringendolo a fare un miracolo (12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo; cfr. Dt 6,16). Piuttosto conviene affidarsi in tutto a Dio, seguendo solo la via che Egli ci propone, che normalmente è quella del nascondimento. (c) Gesù supera tutte le tentazioni e Satana si allontana da lui fino a quando si ripresenterà (13 Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato) nel Getsemani per l'ultimo assalto a Gesù; Egli come Dio vince in ogni caso e come uomo ci mostra che si vince con la forza che viene dal prolungato colloquio col Padre, dalla penitenza fisica e interiore e dall’affidamento alla Parola di Dio. Imitiamo Gesù con la preghiera, che è una risposta a Dio che ci parla, con la penitenza dei cinque sensi, con la pratica della carità fraterna.

II - Deuteronomio 26,4-10 – (a) Gli Ebrei sentivano come centro della spiritualità il fatto che Dio li aveva liberati dalla schiavitù degli Egiziani. Essi sapevano - e lo dichiaravano in questa professione di fede -, che gli antenati erano Aramei nomadi (5 Mio padre era un Arameo errante), che entrarono in pochi in Egitto come ospiti e diventarono tantissimi e fortissimi (5); ma gli Egiziani li maltrattarono, umiliarono e schiavizzarono (6). Essi pregarono Dio, che vide la loro condizione miserabile (7 Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce), li ascoltò e li fece uscire dall'Egitto, mostrando la sua onnipotenza per mezzo di miracoli, che atterrirono i popoli circostanti (6 il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi); Egli infine li condusse nella Terra promessa, che era il meglio per la fertilità del suolo e la fecondità degli animali (9 Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele). Dio liberò gli Israeliti con la collaborazione di Mosè e mostrando il suo amore per loro con la sua presenza e con la sua bontà e onnipotenza; per noi peccatori fa molto di più, perché ci libera dai nostri peccati di disobbedienza per mezzo del Figlio, obbediente in tutto, anche nella sua dolorosissima Passione e Morte, e ci vuol portare non in una, pur splendida, terra di questo mondo, ma in paradiso. All'inizio della Quaresima questi pensieri devono risvegliare la nostra gratitudine e la nostra buona volontà per prendere sul serio l’invito alla conversione, eliminando tutto ciò che ci impedisce il cammino verso di Dio. (b) Gli Ebrei facevano questa professione di fede quando presentavano le primizie a Dio (10 Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato), che era presente ed era rappresentato dall'altare (4 Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio; 5 e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio; 10 Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio), con l'adorazione a Dio (10 e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio). Dio aveva dato loro la terra (cfr. 9) e il popolo mostrava la sua fede e gratitudine portandogli i primi frutti, come segno dell’impegno di osservare i 10 comandamenti dell’Alleanza. Anche noi ogni domenica a Messa presentiamo i frutti della Terra e del nostro lavoro – il nostro pane e vino - come segno che vogliamo osservare la Parola di Dio, che abbiamo ascoltata e creduta; lo Spirito trasforma pane e vino nel Corpo e Sangue di Cristo per farne nostro cibo e bevanda divini, così da sostenerci nel cammino della vita verso il paradiso.

III - Romani 10,8-13 - (a) Paolo predica la Parola di Dio (8 cioè la parola della fede che noi predichiamo), cioè quella parola, di cui Mosè dice al popolo che è non lontana ma vicina al credente e al predicatore: è nel cuore e sulla bocca (8 Che cosa dice dunque? Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore; cfr Dt 30,14). In effetti sarà salvato da Dio colui che crede e conserva nel cuore che Dio ha risuscitato dai morti Gesù, Dio e Signore, e proclama questa sua fede con la bocca (9 Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo) e con la vita; perché Dio ci renda giusti e ci salvi, è necessario credere col cuore, che era per gli ebrei la sede dei pensieri - quello che noi chiamiamo “mente” - e proclamare con la bocca, come professione di fede (10 Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza) che Gesù è vero Dio ed è risorto. La fede in Gesù, Dio e uomo, morto e risuscitato da Dio, è indispensabile per essere giusti davanti a Dio e quindi essere salvati. Dio ci dona la fede, perché ci attrae a credere alla predicazione della Parola, la quale è vicinissima a ciascuno di noi sempre per suo dono. Alimentiamo la nostra fede sempre ma specie in questo periodo di Quaresima, dando più tempo all'ascolto della Parola di Dio e allo studio e meditazione di essa. (b) La fede, che non delude (11 Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso; cfr. Is 28,16), e la salvezza, che viene dal credere in Dio e invocarlo (13 Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato; cfr. 3,5), sono destinate a tutti, nessuno escluso (11 Chiunque ; 13 Chiunque). Infatti Dio è l'unico Signore di tutti ed è ricco di misericordia verso tutti coloro che credono in lui e lo invocano, senza distinzioni fra Giudei e pagani (12 Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano). Dio ci vuole salvare tutti, anche se nessuno lo merita, in quanto tutti siamo peccatori. Gustiamo la misericordia di Dio e alimentiamo la nostra fede e carità per diventare sempre  più graditi a Dio con il suo aiuto.

EUCARESTIA. Nella Messa la Parola di Dio ci illumina per riconoscerci peccatori e ci spinge alla conversione; Gesù ripresenta sé e il suo sacrificio per ottenerci il perdono; la comunione ci dà l’energia spirituale per pregare di più e meglio, per digiunare e per fare le opere di misericordia spirituale e corporale. Chiediamo per i meriti e l’intercessione della Vergine Maria e di S. Giuseppe, degli Angeli Custodi e di tutti i Santi, perché questa Quaresima rappresenti la nostra vera conversione. (mons. Francesco Spaduzzi)

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