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P.O. Landolfi. Né Stato né Regione: sanità pubblica negata ai meno abbienti…

Infischiandosene dei diritti costituzionali dei cittadini (Art. 32) il mantra delle politiche sanitarie nazionali dei governi di centro destra, di centro sinistra e delle varie ammucchiate multicolori, è sempre stato quello di garantire la sanità privata a discapito di quella pubblica.  

Per la sanità privata: tutto e subito. Per la sanità pubblica: poche risorse e tempi biblici.

A cascata, onorevoli, consiglieri ed amministratori locali si sono pedissequamente accodati: solo in occasioni elettorali hanno finto di manifestare un qualche malcontento per lenire - con promesse farlocche - il malcontento dei cittadini assistiti poco e male dalla sanità pubblica, con tempi di attesa biblici anche per analisi cliniche o per una semplice visita specialistica, a dispetto di vanagloriosi politici che si vantano di aver reso un fiore all’occhiello la sanità pubblica Italiana o Campana, o piuttosto quella Calabrese o Siciliana.

Chi può (il benestante) si rivolge alla sanità privata e risolve il problema, chi non può (il meno abbiente) non può far altro che aspettare e sperare di non morire nell’attesa.

Si è mai visto un politico, uno qualsiasi, anche un consigliere di opposizione del più piccolo dei comuni italiani, sostare al pronto soccorso per ore, o aspettare sei mesi per una visita specialistica?

Se non si riesce ad accedere ad un pronto soccorso per le emergenze (in alcuni casi addirittura i pazienti sostano per giorni in barella!), se un ricovero in una struttura ospedaliera pubblica, una vista specialista o esami clinici, anche con tempi biblici, costituiscono dei veri e propri miracoli, dove sono le costituzionali garanzie sanitarie a favore dei cittadini, dov’è il fondamentale diritto alla salute dell'individuo?

Lo Stato si indebita (e ci indebita) per tutto, ma riserva i tagli solo alla sanità e all’istruzione con la scusa di ottimizzarle. Così ci ritroviamo con pochi ospedali e pochi medici (perchè l’accesso alla facoltà di medicina è a numero chiuso), e per costruire un ospedale, poi, ci vogliono decenni!

È SOLO E SEMPLICEMENTE UNA QUESTIONE DI SOLDI?

No. Quando lo Stato vuole mostra i muscoli ed interviene celermente ed in maniera decisa.

Il ponte Morandi a Genova (alto 40  m e lungo 1.182), crollato parzialmente il 14 agosto 2018, completamente demolito nel 2019, è stato ricostruito nel 2020 ed inaugurato il 3 agosto alla presenza delle più alte cariche dello Stato. La ricostruzione, aggiudicata con procedure speciali (c.d. metodo Morandi: semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture), è stata effettuata dal consorzio “PerGenova” (con sei turni di lavoro paralleli) sotto l'alta supervisione del governo. È costato solo 202 milioni di euro.

Per gli ospedali e per la sanità pubblica, non è necessario nemmeno scomodare i fondi del P.N.R.R., è solo questione di volontà politica, applicando il “metodo Morandi” a tutti gli interventi riguardanti strutture ospedaliere pubbliche. AD ESEMPIO. Se lo Stato o la Regione Campania avessero imposto il c.d. “metodo Morandi” per l’adeguamento funzionale dell’Ospedale Landolfi di Solofra (circa € 12 mln), i lavori sarebbero terminati da un pezzo, compreso il controverso Punto di Primo Intervento, che avrebbe alleviato le sofferenze del Pronto Soccorso del Moscati.  Invece no. Tutto procede a rilento. I cronoprogrammi dei lavori sono semplici disegnini colorati con date a piacere, il Pronto Soccorso del Moscati (e non solo del Moscati!) è super intasato (i medici sono stati, addirittura, “invitati” dall’azienda ad accettare solo i codici rossi), ma il manager, Dott. Renato Pizzuti, è stato brillantemente riconfermato da De Luca alla guida del Moscati per un altro mandato!

C’è o non c’è qualcosa che non funziona?

Senza entrare in tecnicismi, prima del Covid-19 ero super favorevole alla concentrazione della sanità in grandi strutture ospedaliere, sul presupposto che potessero rendere al cittadino – aldilà della distanza – una migliore assistenza e servizi più completi ed efficienti. La realtà ha purtroppo dimostrato che non è così.

La concentrazione dei servizi sanitari in grandi strutture ospedaliere, ha amplificato i disservizi e cancellato i servizi sanitari locali: è stato realizzato un vero e proprio disastro e non solo a Solofra o in Campania.

I solofrani ed i cittadini dell’intero distretto sanitario hanno a cuore le sorti dell’ospedale di Solofra. Personalmente non posso che dirne bene: prima dell’emergenza Covid, a febbraio 2018, sono andato al Pronto Soccorso e mi hanno ricoverato con urgenza per una brutta polmonite bilaterale, salvandomi letteralmente la vita. Così ho toccato con mano la bontà dell’esistenza dell’ospedale Landolfi, che ha certamente bisogno dei necessari adeguamenti funzionali, ma è da escludere il ridimensionamento dei servizi essenziali, almeno fino quando lo Stato e/o la Regione Campania, non saranno in grado di garantire ai cittadini servizi sanitari tempestivi ed efficienti nelle “nuove” grandi strutture ospedaliere. Il Covid ha contribuito ad aggravare le emergenze, i cittadini non riescono ad accedere ai costituzionali servizi sanitari, perciò (come invocava IL MATTINO all’indomani del terremoto del 1980), Stato e/o Regione Campania: «FATE PRESTO»…

La chiusura dei piccoli ospedali aumenta necessariamente le richieste di assistenza sanitaria in quelli più grandi: bisogna ingrandire la coperta, non ridimensionarla e poi tirarla un pò di qua e un po' di là per coprire lo stesso bacino di utenza!

 

M.M.

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