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L'equidistanza dell'Anpi tra ucraini e russi

Caro direttore, Michele Serra ha dedicato un’Amaca (Non siamo mica in Russia; La Repubblica, 26/3/2022) alle accuse di equidistanza tra russi e ucraini mosse all’Associazione nazionale partigiani. Secondo lui tali accuse sono dolorose poiché esse investono un vasto campo etico, politico, storico e sentimentale: l’antifascismo, la democrazia, le guerre di liberazione, il pacifismo e la sua mission impossibile di fronte a un’aggressione armata, l’autodeterminazione dei popoli, il rapporto indocile della sinistra con l’egemonia degli Stai Uniti. Ha scritto Serra che se all’autorità morale del Papa nessuno si permette di imputare come «equidistante» il secco rifiuto dell’aumento delle spese militari, non gode di uguale comprensione il travaglio di chi sta con l’Ucraina aggredita ma manifesta dubbi sul riarmo, sulle risposte da dare, sulla strategia da adottare per fermare il massacro delle città ucraine e spegnere l’incendio in Europa.

Non sono d'accordo. L'accusa principale che è stata fatta all'Associazione partigiani, in modo molto autorevole da Liliana Segre ma anche da vari commentatori, non è quella di essere equidistante tra le due parti in guerra ma quella di essere contraria all'invio di armi agli ucraini dimenticando che essi stanno praticando una forma di resistenza sostanzialmente non dissimile da quella attivata dai partigiani italiani contro i tedeschi.

Cordiali saluti

Franco Pelella - Pagani (SA)

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