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Tempo di Quaresima: Domenica II dell’Anno A

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni 

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com   

Tempo di Quaresima: Domenica II dell’Anno A

Introduzione. La nostra vita è un cammino che Dio ci invita a fare insieme con lui, sostenuti dalle Sue promesse e dalle sue grazie, come avvenne per Abramo; Gesù nel Vangelo è la nostra via, verità e vita, guida, modello e tramite delle benedizioni di Dio; ce lo conferma Paolo, che ci mostra che in Gesù noi siamo salvati per la sua morte e resurrezione.

I - Genesi 12,1-4a – Dio, sconosciuto ad  Abramo, lo chiama a lasciare tutto e ad andare verso una terra, che gli avrebbe rivelato in seguito (1). L'ordine era difficile da eseguire, perché occorreva rompere con tutto un sistema di relazioni e protezioni ed esporsi a tutti i pericoli: se oggi i migranti corrono rischi – e ne muoiono tanti -, quanto più 4000 anni fa! Certo le promesse di Dio erano meravigliose: e ti benedirò (2), cioè ti arricchirò con i miei doni; in particolare renderò grande il tuo nome (2), cioè ti farò diventare famoso; Farò di te una grande nazione (2), cioè ti darò molti discendenti fino a farti un popolo numeroso; e possa tu essere una benedizione (2), cioè ti renderò fonte di benedizione per gli altri, e in te si diranno benedette/ tutte le famiglie della terra (3), cioè tutti i popoli sapranno questo; Benedirò coloro che ti benediranno/ e coloro che ti malediranno maledirò (3), cioè farò bene a chi te ne farà e restituirò male a chi ti maltratta. Abramo credette con piena fede in Dio come suo unico Dio e si affidò tutto alla sua Parola: obbedì e partì (4). La fede è indispensabile per avviare il rapporto con Dio e per alimentarlo ed è il fondamento della speranza e della carità verso Dio e il prossimo; bisogna credere in Dio uno in tre persone, Padre e Figlio e Spirito, e anche che il Figlio di Dio è diventato uomo e che per salvarci patì e morì, e risorse: egli è vivo ed è il nostro salvatore, maestro e modello da contemplare e imitare. Alimentiamo la nostra fede con la meditazione della Parola di Dio; se la viviamo, avremo le benedizioni promesse in Cristo.

I - Matteo 17,1-9 - 1. Abramo è un uomo fedele e Dio realizza le sue promesse per lui e i suoi discendenti; Gesù è Dio Figlio e uomo fedele e per mezzo di Lui Dio Padre benedice e salva tutti gli uomini; in questo mistero Egli accoglie la volontà del Padre di glorificarlo, ma preannuncia anche la sua obbedienza fino alla morte di croce. (a) Gesù prende con sé i tre Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che già volle con sé quando resuscitò la figlia di Giairo (Mc 5,37) e terrà vicini nel Getsemani, più degli altri 8 (Mt 26,37). Li porta su un alto monte, isolandosi (1) per pregare (Lc 9,28). La trasfigurazione di Gesù avviene durante la preghiera (Lc 9,29), cioè in dialogo col Padre: il volto di Gesù diventa luminoso come il sole e le sue vesti sfolgorano come la luce (2). Sempre la vicinanza e l'intimità con Dio nella preghiera produce nel credente un fenomeno simile a quello avvenuto ora a Gesù e nel passato a Mosè: Mosè riceveva luce da Dio, ne restava illuminato e la trasmetteva (Es 34,29-35). In Quaresima è nostro impegno lasciarci illuminare e trasformare dall'ascolto della Parola di Gesù (5 Ascoltatelo) e dalla preghiera, con cui vi rispondiamo, sia nella contemplazione di Gesù, Dio reso visibile (cfr. 4) sia nell’accettazione di Lui e della sua vita in noi con l’imitazione. (b) Mosè ed Elia, che rappresentavano la Legge e la Profezia, si presentano a conversare con Gesù (3) e l'oggetto è l'esodo di Gesù (Lc 9,30), il passaggio di Gesù da questo mondo al Padre (Gv 13,1), cioè l’umiliazione e abbassamento di Gesù nella sua Passione e Morte e la sua glorificazione ed esaltazione nella sua Resurrezione e Ascensione. La trasfigurazione avviene pochi giorni - 6 (1) od 8 (Lc 9,28) - dopo la prima profezia della Passione (Mt 16,21) e prima della seconda (9 «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»). La liturgia quaresimale fu organizzata per aiutare i catecumeni a realizzare e i battezzandi a rafforzare la morte al peccato e alle tendenze cattive e la resurrezione a vita nuova, che portano alla perfetta unione con Cristo; così la pasqua di Gesù diventa la nostra. (c) Una nube luminosa rivela la presenza di Dio (5) come in altre teofanie; il Padre presenta il Figlio come il suo Unigenito, nel quale si compiace e che i discepoli devono ascoltare come maestro (5 Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo») e imitare come modello. Anche noi nella Quaresima dobbiamo contemplare Gesù e imitarlo così da fare nostro il suo modo di pensare e di amare. (d) Gesù si avvicina ai discepoli, li tocca e li incoraggia a non temere (7): non sono soli davanti a Dio, perché hanno Gesù come avvocato presso il Padre, e non sono soli davanti a Satana, che vuole impedire loro il cammino verso la propria morte e resurrezione spirituale, perché hanno Gesù che li sostieneE questo vale anche per noi.

 2. (a) Il comportamento dei discepoli? I tre seguono Gesù e forse pregano con lui, ma si addormentano (Lc 9,32), come nel Getsemani (Mt 26,40.43.45); svegliandosi vedono Gesù glorioso con Mosè ed Elia (3) e Pietro fa notare che è bello stare con Lui e con i due ospiti (4): lui è disposto a fare 3 capanne per loro (4) per prolungare la permanenza. Sembrano una risposta a tale proposta la  nube, che circonda i discepoli e rivela Dio presente, e la sua Parola (5). A chi Lo cerca Dio risponde sempre con la sua presenza e il dono di Gesù (Gv 3,16) e dello Spirito (Lc 11,13). (b) I discepoli sentono timore riverenziale nei confronti di Dio e si prostrano (6); poi si ritrovano soli e Gesù li incoraggia (8nel cammino verso la Pasqua. Gesù per mezzo dello Spirito incoraggia e sostiene oggi noi, nonostante le nostre debolezze, che Egli ci fa conoscere e ce ne suggerisce i rimedi, cioè le medicine spirituali (le mortificazioni e la carità fraterna), da prendere in un clima di preghiera.

III - 2Timoteo 1,8b-10 – (a) Dio ci ha salvati e ci ha chiamati alla santità non per i nostri meriti (9 Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere), ma per la sua misericordia e il suo piano di salvezza (9 ma secondo il suo progetto e la sua grazia); questa chiamata ci è offerta dall'eternità in Gesù (9 Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità), ma è stata manifestata con la prima venuta di Gesù, Messia e Salvatore (10 ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù): egli con la sua morte e risurrezione ha vinto la morte (10 Egli ha vinto la morte) e con l'annunzio del Vangelo ci ha rivelato con chiarezza la vita eterna, che ci viene già concessa ora, e l'immortalità, che ci sarà data al suo ritorno (10 e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo). Ringraziamo Dio che ci salva per i meriti di Gesù. (b) Paolo esorta Timoteo anzitutto a non vergognarsi né di dare testimonianza a Gesù e né dell’Apostolo, che sta in carcere per amore di Gesù (8), e con l'aiuto di Dio a soffrire pazientemente con lui per la diffusione del Vangelo (9 ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo). Aderiamo anche noi alla Parola di Gesù con la fede di Paolo e Timoteo e alimentiamola in noi per arrivare a trasformarla in vita quotidiana; e pazientiamo nella sofferenza per il Vangelo.

EUCARESTIA. Questo Gesù trasfigurato, che ascoltiamo nella Liturgia della Parola e al quale ci uniamo nell’offerta del suo sacrificio e nella comunione eucaristica, è la meta, alla quale confidiamo di arrivare con l’aiuto della grazia di Dio alla fine della quaresima, grazie a un dialogo più prolungato con Dio, alla penitenza, e alla pratica delle opere di carità. Ci rivolgiamo alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e Santi Patroni e ai Santi Penitenti, perché ce ne ottengano la grazia. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Nella colletta della prima domenica di Quaresima si parla delle “pratiche annuali del sacramento quaresimale” per dirci che essa, analogamente ai 7 Sacramenti, è una più viva esperienza della partecipazione al mistero pasquale di Cristo. Le opere penitenziali (ascolto della Parola di Dio e preghiera, digiuno e opere di carità fraterna) sono il segno che stiamo facendo la nostra parte - come in ogni sacramento - per partecipare al mistero di Cristo.

2. Il trasferimento di Abramo da un paese a un altro rappresenta per lui una forma di morte a tutta la vita precedente per affrontare una vita nuova; diventa così il simbolo di quella morte al peccato e resurrezione a vita nuova che è lo scopo della quaresima.

3. Abramo con la sua alleanza è una tappa fondamentale per la storia della salvezza; è l’inizio del popolo di Dio dell’AT e apre la strada, per mezzo di Gesù e la sua alleanza, alla costituzione del nuovo popolo di Dio del NT, che vive di fede e carità.

4. Tutto è dono di Dio già sul piano naturale, ma lo è ancora di più sul piano soprannaturale: da soli non possiamo far niente (Gv 15,5) e tutto possiamo in Colui che ci dà forza (Ef 4,13). Di qui la necessità di affidarsi alla bontà di Dio nella preghiera frequente o continua.

 5. La purificazione quaresimale non è un optional, ma una necessità per la vita spirituale; abbiamo bisogno di fare penitenza per espiare i nostri peccati e per premunirci contro di essi per il futuro. In tutta la nostra vita ci dovrebbe essere un lato quaresimale, perché sempre siamo tentati e tante volte, purtroppo, pecchiamo. Dio misericordioso non ci farà mancare il suo aiuto per i meriti di Gesù Cristo e per l’intercessione della nostra Madre Celeste.  

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