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Tempo di Quaresima: Domenica I dell’Anno A (2022-2023)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com   

Tempo di Quaresima: Domenica I dell’Anno A (2022-2023)

Introduzione. La Genesi ci mostra nel peccato originale l’ingratitudine umana verso Dio e la vittoria di Satana sull’uomo; S. Paolo ci rivela che mette rimedio alla nostra miseria di peccatori l‘amore misericordioso di Dio, che si manifesta in Gesù e nella sua opera redentrice; il Vangelo ci presenta Gesù, che riporta la vittoria su Satana e ci libera dalla sua schiavitù.

I – Genesi 2,7-9; 3,1-7 – Dio aveva fatto tanto per i nostri progenitori: li aveva creati, li aveva arricchiti di doni naturali (corpo e anima con intelligenza e volontà) e preternaturali (immortalità, impassibilità, integrità e scienza infusa) e soprannaturali (vita divina e virtù infuse), li conservava nell’esistenza e concorreva alle loro azioni (7-9); potevano mangiare tutti i frutti dell’Eden, eccetto il frutto dell’albero della conoscenza di tutto. Nonostante tutti questi doni, i nostri progenitori preferirono credere alle parole di Satana (1-6), che non aveva fatto niente di buono per loro, anziché a Dio, che aveva fatto tutto di bene per loro; non si fidarono delle promesse di Dio e del suo amore, con le conseguenze che sappiamo (6-7): rovinarono se stessi e i loro discendenti. Il peccato è proprio questo: è mancanza di fede, speranza e amore verso Dio e verso il prossimo, con la conseguenza che trasformiamo la nostra vita sulla terra – e quella degli altri -, da un anticipo di paradiso, che potrebbe essere, o in un purgatorio o peggio in un anticipo dell’inferno. Ogni nostro peccato grave rovina ciascuno di noi e coloro che stanno intorno a noi, specie quelli più vicini, e ci chiude le porte del paradiso. Solo la misericordia di Dio può venire in nostro soccorso, come ci dice S. Paolo nella seconda lettura di oggi.

II – Romani 5,12-19 – Paolo ci presenta il rimedio di Dio per i nostri peccati: la sua misericordia ripara la nostra miseria. Per il peccato dei progenitori la morte è entrata nel mondo e così la morte passa a tutti gli uomini, perché tutti portano le conseguenze del peccato di origine (12-14); ma Dio nella sua misericordia manda Gesù suo Figlio come Salvatore del mondo (17 per mezzo di Gesù Cristo). Per la disobbedienza di Adamo tutti sono diventati peccatori, ma per l'obbedienza di Gesù, Nuovo Adamo e nuovo capo dell'umanità, tutti gli uomini diventano giusti e amati da Dio (19): è l'obbedienza di Gesù che distrugge la disobbedienza di Adamo e le nostre. Per la colpa di Adamo la morte fisica e spirituale domina sugli uomini; per la santità di Gesù, gli uomini ricevono non solo la grazia, ma la sovrabbondanza della grazia, e diventano giusti (17). La ribellione di Adamo ha causato la condanna di tutti gli uomini, Gesù con la sua obbedienza ci ristabilisce nella giusta relazione con Dio, che è fonte di vita eterna per tutti (15-16.18). Adamo con la sua ribellione ha trasformato la nostra vita in un inferno, che ci porta alla dannazione eterna, ma Gesù con la sua vita, passione e morte trasforma la nostra vita in un purgatorio, che ci apre le porte del Paradiso. Grazie alla fede, speranza e carità, ci uniamo a Gesù e per mezzo di Gesù al Padre e così consentiamo loro di salvarci per mezzo dell’attività dello Spirito Santo in noi. Siamo grati al Padre, che ci salva per l’opera redentrice di Cristo e l’attività santificatrice dello Spirito.

II1 - Matteo 4,1-11 – 1. Gesù è la causa della nostra salvezza ma anche nostro modello: nel Vangelo lo contempliamo vittorioso sulle tentazioni. Riflettiamo su di esse. Egli è il nuovo Adamo e il capo del nuovo popolo di Dio; a differenza del primo Adamo, Egli vince perché resta sempre fedele a Dio; il nuovo popolo di Dio dovrebbe seguire il Suo esempio di fedeltà a differenza del popolo ebreo, che tante volte si ribellò. (a) La prima tentazione è quella del cibo (2). Satana vuole sapere se Gesù è il Figlio di Dio; perciò lo tenta con la fame e gli suggerisce il miracolo di trasformare le pietre in pane (3). Ma Gesù rifiuta di fare un miracolo a suo vantaggio e si affida al Padre per il suo nutrimento; e ricorda a Satana e a noi che ogni uomo – Lui compreso – ha bisogno del pane per vivere ma anche della Parola di Dio: :«Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo,/ ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (4; cfr. Dt 8,3). L’abbandono a Dio manifesta la fiducia in Lui ed è un’ottima e continua penitenza; ma è utile anche la mortificazione della gola, specie se aggiungiamo il digiuno degli altri quattro sensi e della fantasia. (b)Satana porta Gesù alla Città Santa, lo pone sul punto più alto del Tempio (5) e, ancora per accertarsi se è il Figlio di Dio, lo invita a gettarsi giù, con la certezza che Dio interverrà per mezzo di Angeli per impedire che si faccia male (6; cfr Sal 90,11-12). Satana vorrebbe che Gesù attirasse l'ammirazione della gente su di sé come Messia miracoloso; ma Egli, per salvare l'umanità, vuole seguire la via stabilita dal Padre, che è quella del nascondimento nei 33 anni già trascorsi, dell'attività apostolica laboriosa per 3 anni e dell’umiliazione della Passione e Morte per tre giorni; perciò Egli si rifiuta: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo» (7; cfr. Dt 6,16). Anche noi mettiamoci nelle mani di Dio e aspiriamo a seguire le vie ordinarie della Provvidenza, che sono quelle sicure. (c) Satana porta Gesù in alto, così da mostrargli tutti i regni del mondo (8), e promette di dargli tutto se lo adorerà (9): Satana si sente dio e padrone di questo mondo, ma lo è solo nella sua fantasia e in quella dei suoi schiavi. Gesù respinge Satana: Vattene, Satana! (10) e riserva l’adorazione all’unico e vero Dio; Il Signore, Dio tuo, adorerai:/ a lui solo renderai culto (10; cfr. Dt 6,10). Così Gesù rifiuta il potere come via per salvare il mondo. Egli usa la Parola di Dio per difendersi come il diavolo se ne serve in modo distorto per tentarlo. Gesù stravince sull'Angelo decaduto e viene servito dagli Angeli buoni (11). Anche noi, per vincere Satana e le sue tentazioni, dobbiamo intensificare l’ascolto della Parola di Dio, perché essa illumina la mente e comunica forza, e pregare di più, fare più penitenza ed esercitare la misericordia fisica e psicologica e spirituale con chi sta nella necessità.

2. (a) Gesù va per 40 giorni nel deserto a prepararsi alla missione di Salvatore degli uomini. Ritroviamo questo numero nei 40 giorni di preghiera e digiuno di Mosè prima di ricevere la Legge di Dio, nei 40 anni di cammino degli Ebrei nel deserto prima di entrare nella Terra promessa, nei 40 giorni di digiuno e cammino di Elia nel deserto prima di incontrare Dio sul Sinai; anche Paolo, dopo la conversione, si ritirò nel deserto per prepararsi all’apostolato. Il deserto è il luogo dell'ascolto di Dio e del dialogo con Lui - e quindi della preghiera - e della penitenza purificatrice. Tutti abbiamo bisogno di fare un po' di deserto per dare più tempo al dialogo con Dio e rafforzarci nella lotta contro il diavolo e le sue insidie. Perciò cerchiamo di vivere con fedeltà questa quaresima e proponiamo di fare la preghiera e meditazione quotidiana, il ritiro mensile e gli esercizi spirituali annuali. (b) Gesù digiuna e fa vita sacrificata, per espiare i nostri peccati; noi abbiamo assoluto bisogno della penitenza per espiarli e per evitarli; costituisce una minaccia di ricaduta un peccato, di cui non abbiamo fatto adeguata penitenza. Il digiuno deve riguardare lo stomaco, ma anche gli occhi, il tatto, l'udito, l’odorato, la fantasia. (c)  Gesù è tentato con parvenza di verità e di bene: soddisfare le giuste esigenze del corpo; miracoli per facilitare l’apostolato, ecc., e con l'uso delle parole della Sacra Scrittura. Ogni tentazione è pericolosa, ma specie quella che ha apparenza di bene. Eviteremo abbagli ed errori, se ci consigliamo con un buon padre spirituale.

EUCARESTIA. La Parola di Dio ci rivela il piano di salvezza di Dio nei nostri confronti; il diavolo cerca di farcelo rifiutare con la ribellione a Dio. Gesù è vissuto nell’obbedienza, che è stato il suo sacrificio per ottenerci la salvezza, e lo rende presente con se stesso nell’Eucarestia. Unendoci a Gesù nella Messa e nella Comunione, noi diventiamo capaci di vincere il diavolo e ogni sua tentazione; così hanno fatto Maria e Giuseppe e i Santi, ai quali ci raccomandiamo perché ci assistano e ci ottengano la vittoria nella lotta contro il Maligno. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Satana tenta noi coi suggerimenti, ma anche facendoci provare piacere all'idea del peccato. Gesù poteva essere tentato solo col suggerimento. Se vigiliamo e preghiamo e facciamo penitenza, la nostra resistenza alla tentazione diventa rifiuto immediato di essa.

2. Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo e ne resta sempre pieno (Lc 4,1): in tutte le sue azioni è guidato da Lui;  Egli è condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo (1); Gesù supera le tentazioni di Satana perché obbedisce sempre allo Spirito. Impegniamoci a conservare sempre la presenza dello Spirito in noi e a essere docili alla sua guida.

3. Gesù è tentato. Non c’è motivo di aver paura delle tentazioni, perché esse ci danno occasione per manifestare la nostra fedeltà a Dio e ci perfezionano; Dio non consente mai che siamo tentati al di sopra delle nostre forze e ci aiuta a superarle. Ma sono necessarie la preghiera e la vigilanza.

4. Il peccato dei progenitori fu gravissimo perché fatto con piena coscienza e con la conoscenza delle conseguenze disastrose che ci sarebbero state. Prendiamo coscienza dei nostri peccati per farne penitenza e per evitarli per il futuro.

 5.  La superbia fu all’origine del peccato di Satana e degli angeli decaduti ed è all’origine del peccato dei progenitori e dei nostri. Prendiamo coscienza dei doni di Dio: attribuiamoli a Lui - e non a noi – e ringraziamoLo; solo l’umiltà ci protegge dalla superbia. 

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