L’Esercito Italiano conduce sul territorio nazionale, l’Operazione “Strade Sicure” ininterrottamente dal 4 agosto 2008.
I militari di strade sicure, quali agenti di pubblica sicurezza, svolgono nella loro efficienza il loro lavoro di mantenere l'ordine, di controllare, insieme alle forze di Polizia, il territorio e tutelare obiettivi sensibili, contribuendo alla prevenzione.
Molteplici sono state le loro azioni in questo campo per la salvaguardia dell'interesse dei cittadini.
Di recente è giunta nota che ora stiano svolgendo servizio con un altro mezzo, un Suv simile ad un qualsiasi mezzo civile, ma targato con l'abbreviazione di esercito italiano e si sa che per prevenire la sicurezza pubblica loro sono chiamati a fare cose o sostare anche in posti speciali dove gli altri non hanno accesso, in quanto la sicurezza pubblica è un diritto di tutti.
Ed è da sempre legato al concetto di Stato che non può prescindere nel suo concetto affluente di ordine pubblico, al controllo e all'osservanza delle leggi e dei regolamenti. Quindi si può definire come condizione oggettiva che permette alle persone di svolgere tutte le attività nel modo più lecito possibile.
Se fossimo capaci di comprendere gli altri, vedremo la realtà in un'ottica di prospettive.
Innanzitutto i militari che lavorano per noi, sono persone, che sacrificano giorni di festa, tempo, relazioni affettive e la loro rete sociale. Soprattutto in situazioni delicate possono mettere a rischio la propria vita.
Ogni lavoro è degno di rispetto e soprattutto uno chapeau a loro che sacrificano la propria per gli altri.
Il rispetto nasce dal rispetto e dall'assertività e deve essere bilaterale in quanto il rispetto è l'immagine del nostro valore nei pensieri degli altri.
Un grazie dal profondo va a loro che ci danno un grande e costante aiuto, che spesso non viene riconosciuto come dovrebbe, perché anche se non c'è ne accorgiamo presi dalla vita di tutti i giorni, se pensiamo che un nostro figlio o un nostro caro può trovarsi anch'esso in situazioni spiacevoli, rientreremo nell'ottica di prospettive.
Simona De Vita